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Venerdì, 19 Aprile 2024
Il caso

Diesel truccati, l’Italia non sanziona i big dell'auto e ora rischia una maxi-multa Ue

Va avanti la procedura di infrazione di Bruxelles contro Roma per non aver multato i produttori coinvolti nello scandalo Dieselgate

La Commissione europea è intervenuta contro l’Italia per non aver sanzionato le case automobilistiche che hanno venduto veicoli che inquinavano più di quanto dichiarato al momento dell’omologazione. La procedura d’infrazione Ue per la mancata risposta sanzionatoria al Dieselgate, lo scandalo dei dispositivi di manipolazione che abbassavano artificialmente i livelli dichiarati di emissioni, è aperta dal 2017 e ora il governo di Roma ha due mesi di tempo per rispondere alla Commissione e adottare le misure necessarie. Altrimenti, le sanzioni risparmiate alle case automobilistiche potrebbero ritorcersi contro il Belpaese, che rischia di andare incontro a una maxi-multa Ue. 

Con la decisione di ieri, l’esecutivo europeo ha inviato un parere motivato all'Italia per non aver ottemperato all'obbligo di far rispettare le norme sull'omologazione delle emissioni basate sul regolamento 715 del 2007. Tale normativa obbliga gli Stati membri a stabilire e attuare norme sulle sanzioni per l'uso di impianti vietati di manipolazione che ostacolano l'efficienza dei sistemi di controllo delle emissioni e determinano livelli di inquinamento più elevati. L'elenco dei dispositivi vietati include software, timer o finestre termiche che portano a maggiori emissioni di NOx - sigla generica degli ossidi di azoto, che include anche i biossidi di azoto emessi dai motori diesel - al di fuori del ciclo di prova, a meno che non possano essere giustificati dalla necessità di proteggere il motore da danni o incidenti, o per il funzionamento sicuro di il veicolo.

Sebbene l'Italia abbia disposto il ritiro obbligatorio dei veicoli in questione, deve ancora applicare le sanzioni previste, ha fatto notare la Commissione europea. Il 17 maggio 2017 la Commissione aveva avviato la procedura di infrazione contro l'Italia su questo tema. Il governo dovrà ora applicare le sanzioni previste. In alternativa, Bruxelles potrebbe decidere di deferire il caso alla Corte di giustizia dell'Unione europea.

In parallelo al braccio di ferro con Roma, la Commissione europea, lo scorso settembre, ha intimato alla Volkswagen, tra le principali case automobilistiche coinvolte nello scandalo, a rimborsare tutti i clienti, non solo quelli residenti in Germania. Secondo Altroconsumo, sarebbero oltre 60mila i consumatori italiani che hanno aderito alla class action per essere rimborsati dal gigante tedesco. 

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