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Venerdì, 19 Aprile 2024
Caro energia

Perché lo stallo tra i Paesi Ue continuerà a far salire le bollette

Le tensioni tra Governi mostrano un’Europa divisa di fronte ai giganti del gas, a partire dalla russa Gazprom, che non ha alcun interesse ad aumentare le forniture o abbassare i prezzi

I Governi Ue sono ancora divisi su come affrontare il caro bollette che ha già iniziato a colpire famiglie e imprese. Tra i ventisette esecutivi c’è concordia solo nel riconoscere la gravità della situazione, ma quando si parla di soluzioni il fronte Ue si spacca in almeno tre fazioni. Francia e Spagna chiedono a gran voce una riforma del mercato energetico e, assieme all’Italia, vogliono un sistema di stoccaggio e acquisto comune dell’energia. Una proposta bocciata da nove Paesi, compresa la Germania, determinati a difendere la concorrenza interna e gli impegni presi sulla transizione verde. Quest’ultima, a detta di Polonia e Ungheria, è parte del problema e Bruxelles farebbe bene a fare retromarcia sugli impegni di riduzione della Co2. 

"Un problema globale"

Le tre visioni diverse della politica energetica continentale si sono riproposte nella riunione di ieri a Lussemburgo tra i ministri dell’Energia. L'incontro si è aperto con una retromarcia della Commissione europea sulle previsioni di riduzione dei prezzi. Mentre nelle ultime settimane da Bruxelles erano arrivate rassicurazioni sulla temporaneità del caro bollette, ieri la commissaria all’Energia Kadri Simson ha sorpreso tutti dicendo che “non c'è alcun segnale che i prezzi dell'energia scendano rispetto ai record attuali” perché “si tratta di un fenomeno globale e tutto il mondo ne è colpito”. La ‘globalizzazione’ del caro bollette serve alla Commissione per mettersi al riparo dal tira e molla su uno dei nodi da sciogliere della quesitone energetica: il ruolo della Russia. 

Il braccio di ferro sul gas russo

Com’è noto, il gigante russo dell’energia Gazprom spera di ottenere al più presto l’autorizzazione per pompare gas attraverso il Nord Stream 2, il gasdotto che bypassa i Paesi dell’Est Europa e porta energia direttamente in Germania. Ma la Commissione europea ha ribadito più volte che l’autorizzazione alla messa in funzione dell’opera non potrà godere di alcuna corsia preferenziale: il primo ok dovrà arrivare da Berlino, poi si esprimerà Bruxelles. In attesa del doppio sì, “Gazprom ha rispettato contratti di lungo termine, ma non è stata in grado di rispondere all'aumento della domanda come era avvenuto in passato”, ha lamentato la scorsa settimana la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, durante un dibattito parlamentare. Di fronte a questo atteggiamento della multinazionale russa c’è chi riconosce un’attenta strategia volta a far emergere nell’Ue l’urgenza di autorizzare la messa in funzione del nuovo gasdotto. Il braccio di ferro potrebbe durare mesi e mettere in difficoltà non solo i consumatori Ue, ma anche i Paesi dell’ex blocco sovietico che, al contrario degli Stati dell’Unione europea, non possono contare su fonti alternative al gas russo. 

La prima a farne le spese è stata la Moldavia, che rischia di rimanere senza forniture di gas mentre si avvicina l’inverno. “L’Ue è accanto alla Moldavia” e “i nostri esperti sono sul campo per fornire aiuto in questa situazione”, ha garantito ieri von der Leyen dopo una telefonata con la presidente Maia Sandu

Francia e Spagna contro la Germania

Oltre al dossier gas, a tenere impegnata l’Ue è la difficile mediazione tra Governi. La Francia intende uscire dalla crisi con il sostegno Ue allo sviluppo di nuove centrali nucleari e una riforma del mercato europeo che preveda, tra le altre cose, la separazione del prezzo dell’elettricità da quello del gas. "Non possiamo sostenere alcuna misura che sia in conflitto con il mercato interno del gas e dell'elettricità, come una riforma ad hoc del mercato all'ingrosso dell’elettricità”, è stata la risposta di nove Paesi - inclusa la Germania - che in una lettera hanno bocciato le idee di Parigi sostenute anche da Madrid.

Madrid pronta a sganciarsi dal mercato Ue

Proprio il Governo spagnolo ieri ha insistito sulla necessità di riformare il mercato dell'elettricità, anche al costo di slegarsi “in via straordinaria” dal sistema europeo e crearne uno proprio per poter fissare “un prezzo limite per il gas naturale”. Soluzioni fortemente contrastate non solo dai Paesi che vedono la Germania coma capofila nella difesa del mercato competitivo e senza grandi interventi statali, ma anche dalle istituzioni Ue che non accettano la reazione dei Paesi in ordine sparso. Un dossier destinato a trascinarsi avanti senza soluzioni a breve termine, mentre i prezzi dell’elettricità continuano a salire.

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