rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024

La recensione

Claudio Pizzigallo

Giornalista

Il Richmond non è la Roma, ma che tristezza per quel finale

Mercoledì 31 maggio si è conclusa tra le lacrime l'avventura della squadra della capitale, che nonostante un allenatore unico nel suo genere, una squadra di uomini affiatatissimi e una tifoseria tra le più appassionate e fedeli del mondo non è riuscita a vincere il trofeo tanto desiderato, andato a riempire la bacheca di una squadra che invece di quei trofei ne aveva già parecchi. 

Ah no, non stiamo parlando della finale di Europa League persa dalla Roma di Mourinho contro il Siviglia, ma del finale di Ted Lasso 3, teoricamente la stagione conclusiva (ma ci torniamo dopo) della serie di Apple TV+ che parla di un'immaginaria squadra londinese di Premier League, il Richmond. 

Questa terza stagione è stata contestata e criticata da più parti, per vari motivi, e anche su questo ci torneremo nelle prossime righe, ma prima, forse per l'ultima volta, riassumiamo in breve la trama di Ted Lasso 3 (chiaramente, se non avete mai visto questa serie, vi consigliamo di fermarvi qui e di leggere la nostra recensione senza spoiler di Ted Lasso).

Jason Sudeikis in Ted Lasso

Cosa è successo in Ted Lasso 3

Dopo due stagioni in cui il protagonista è stato il campo di calcio, in questa stagione di Ted Lasso ci siamo concentrati di più sulle vicende personali dei protagonisti (un percorso già avviato nella stagione 2, con l'arrivo della psicologa del club e l'emergere degli attacchi di panico di Ted).

Abbiamo quindi visto le difficoltà sentimentali e professionali di Keeley, l'evoluzione emotiva e psicologica di Jamie e Roy, le paure per il futuro di Rebecca, il doloroso conflitto interiore di Nate, e ovviamente i problemi di Ted, tra la lontananza dal figlio, l'ex moglie che si fidanza con il loro ex consulente matrimoniale e ancora qualche attacco di panico. 

In tutto ciò, nei 12 episodi della stagione 3 sono stati trattati svariati temi sociali, dall'omofobia nel calcio alla diffusione di immagini intime rubate e date in pasto al mondo, passando attraverso le polemiche tra politici e calciatori al grido di "stai zitto e gioca", e anche un tema più legato al football, ovvero le cosiddette "super leghe". 

Ma questo non vuol dire che non si sia visto il ritorno del Richmond in Premier League, le battute sulla sicura ridiscesa nelle serie minori, l'acquisto di un giocatore stile Ibrahimovic che qui si chiamava Zava, i successi grazie alla nuova stella, la profonda crisi dopo l'improvviso addio di Zava, e poi la rinascita grazie a Ted che "inventa" proprio ad Amsterdam uno schema praticamente identico al calcio totale dell'Olanda anni '70. 

Insomma, nelle insolitamente lunghe (rispetto alle stagioni precedenti) puntate di Ted Lasso 3 abbiamo visto una molteplicità di storie, peraltro non del tutto chiuse, ma che sono giunte a un epilogo. Quello definitivo? Secondo noi no.

Lo spogliatoio del Richmond in Ted Lasso

Ted Lasso è davvero finito per sempre (spoiler)? Forse no

Se avete visto l'ultimo episodio di Ted Lasso 3, vi state certamente chiedendo "ma quindi finisce davvero così?". E se i dubbi erano leciti fino al penultimo episodio, visto che nessuno ha dato conferme precise sul merito, dopo la conclusione sono se possibile aumentate le incertezze. 

Possiamo capire l'idea di mostrarci Roy Kent diventare il nuovo allenatore del Richmond, con coach Beard e il ragazzo-prodigio / figliol-prodigo Nate a fargli da assistenti, ma ci sono troppi dettagli che ci fanno credere che la storia del Richmond andrà avanti. 

Non solo perché, appunto, tutte le dichiarazioni ufficiali di Jason Sudeikis, Brett Goldstein e degli altri membri del cast si limitano a dire "questa è la fine della storia che volevamo raccontare" senza specificare altro. 

Ma perché nella conclusione di Ted Lasso 3 ci sono decisamente troppi dettagli per non pensare a un prosieguo. O meglio a uno spinoff, secondo noi. 

C'è la storia di Rebecca-madre come previsto dalla veggente: o l'incontro con l'olandese in aeroporto è solo un "caso"? C'è la curiosità sul futuro del triangolo amoroso Keeley-Roy-Jamie. C'è il Richmond che avrà anche perso la Premier in favore dei soliti noti del City, ma che comunque deve giocarsi la Champions League (che non è la Championship, capito Ted?).

Ted Lasso Photo Season 3

L'indizio che ci porta allo spinoff di Ted Lasso

Ma soprattutto, c'è il libro di Trent Crimm. Che lui ha intitolato "The Lasso Way", ovvero "il metodo Lasso", ma Ted gli suggerisce di modificarlo in "The Richmond Way", spiegando che "non si tratta solo di me, non è mai stato così". 

C'è un modo migliore di fare un passaggio di consegne che far dire al protagonista di una serie che porta il suo nome una frase "liberatoria" come questa? Secondo noi no. E non possiamo credere che questa uscita del grande Ted sia solo l'estremo atto di umiltà del personaggio interpretato da Sudeikis.

Deve, assolutamente, essere un modo per lanciare un sequel spinoff in cui vedremo come continueranno le avventure del Richmond, magari con una comparsata di Ted ogni tanto. O almeno, questo è quello che ci auguriamo con tutto il cuore.

Roy Kent in Ted Lasso 3

Perché ci mancherà tremendamente Ted Lasso

Le critiche a Ted Lasso 3 hanno principalmente a che fare con lo snaturamento di una serie che è nata, e si è fatta amare, con puntate di mezz'ora molto comiche e molto "di campo", per diventare una serie con episodi di un'ora in cui - forse per dare spessore alla trama - sono stati inseriti traumi psicologici, istanze sociali, fenomeni di costume e molto altro a scapito di quanto faceva in campo la squadra. 

Tutto vero, tutto giusto, così come è innegabile che alcune linee narrative sono sembrate un po' forzate (come quella della rottura tra Roy e Keeley, per fare un esempio). 

Eppure, noi non siamo riusciti a fare a meno di amare follemente anche questa terza stagione di Ted Lasso, nonostante i suoi evidenti difetti. 

Abbiamo conservato quella sensazione che unisce gioia e sofferenza, sacrificio e divertimento che si esprime fin dalla sigla iniziale di questa serie, quando Marcus Mumford (sì, il leader dei Mumford & Sons) canta "Yeah, it might be all that you get / Yeah, I guess this might well be it / But heaven knows I've tried", ovvero "sì, magari otterrai solo questo, ma il cielo sa che ci ho provato" e in poche parole riassume il senso della serie e della vita. 

Uno come Ted Lasso non potrebbe mai esistere nel calcio di oggi, e nessun Guardiola e nemmeno nessun Mourinho avranno mai anche solo la concreta possibilità di far maturare così tanto i loro calciatori. 

Eppure, scusateci l'ingenuità, non riusciamo a smettere di pensare che sarebbe bello se nel calcio ci fossero più anime pure come Ted, grazie ai quali riusciremmo a guardare a questo sport come a un qualcosa di bello e sano come il sorriso di un bambino che calcia il suo pallone. 

Voto 10 e lodi (sì al plurale)

Si parla di

Il Richmond non è la Roma, ma che tristezza per quel finale

Today è in caricamento