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Giovedì, 25 Aprile 2024
Film al Cinema

Ghiaccio, il film di Fabrizio Moro: storia (intima e potente) di chi sa rialzarsi dalle avversità

Il cantante fa il suo esordio alla regia con una pellicola forte ed emozionante, al cinema dal 7 al 9 febbraio

Nelle realtà difficili dei quartieri poveri è facile per un adolescente non trovare il suo posto nel mondo. In questi luoghi la vita è complicata e le regole sono fatte dalle bande di criminali locali. In apparenza sono loro che forniscono ai giovani persi una direzione, ma in realtà li fanno cadere in un vortice dal quale è tremendamente difficile risalire. Ghiaccio è il ritratto crudo e potente di una di queste borgate nella città di Roma dove le istituzioni sono assenti e i criminali dominano. A fare la differenza c’è lo sport. È una storia ben conosciuta quella del suo potere salvifico e può sembrare un cliché, ma nella maggior parte dei casi questo diventa l’appiglio cui i ragazzi si aggrappano per risalire dal fondo.

E non c’è miglior maestro di vita se non lo sport. Chi lo pratica impara non solo a rialzarsi quando cade, ma impara la disciplina. “Dai la cera, togli la cera”, ci diceva il maestro Miyagi in Karate Kid dove insegnava al ragazzo il valore della pazienza e della costanza. Perché ripetere tante volte un gesto semplice che in apparenza non da risultati? La differenza la si vede con il tempo: più si lotta, più ci si impegna costantemente e più si è temprati. E questo lo insegna anche il pugilato, uno stile di vita non solo uno sport. Quando un pugno nemico va a segno ci si deve rialzare, così come davanti alle avversità della vita. 

“Ghiaccio”, la trama

In una borgata romana nel 1999 il giovane Giorgio (Giacomo Ferrara) spaccia droga nel quartiere per una delle bande locali. Suo padre è stato brutalmente assassinato lasciando a lui e alla madre dei debiti da saldare. La vita per il ragazzo non è semplice sembra avere però un talento per il pugilato. Nella palestra del quartiere c'è Massimo (Vinicio Marchioni) un appassionato di questa disciplina che riconoscendo il suo talento vuole aiutarlo a diventare un professionista. Giorgio però è restio fino a quando non decide di provare definitivamente ad uscire dalla realtà in cui si trova grazie a questo sport. Si allena con Massimo che lo segue giorno dopo giorno, corrono la mattina presto, combattono tra di loro e costruiscono con il tempo un solido rapporto.

Per un periodo Giorgio sembra aver trovato un nuovo equilibrio. Si è allontanato dallo spaccio, è innamorato ed esce più spesso con gli amici. Grazie al supporto di Massimo, che rivede nel ragazzo e nel suo futuro tutte le possibilità che lui stesso non ha avuto, questo continua a lottare senza arrendersi, per se stesso e per sua madre. Ma lo spettro dei debiti del padre incombe sul suo futuro: deve infatti affrontare sul ring lo Zingaro, un pugile molto temibile e protetto delle gang locali. Non vi sveliamo altro e vi invitiamo a vedere il film al cinema, lasciandovi qui sotto il trailer. 

"Ghiaccio" e il potere di decidere se essere buoni o cattivi 

Il punto forte dell'esordio di Fabrizio Moro è rappresentato dalla tematica trattata. Il regista dimostra di conoscerla bene e riesce a rappresentarla in modo altrettanto convincente. Il teatro del suo racconto è la borgata romana che ci mostra per tutto il film attraverso la sua regia. Il rapporto tra Giacomo e il posto in cui è cresciuto è complicato. Questo rappresenta sia il luogo dal quale vorrebbe scappare, per poter respirare l'aria fresca e bella di Roma, ma anche quello dal quale torna sempre. La regia di Moro è quasi costantemente in movimento, e sebbene sembri ci sia un abuso di riprese dall'alto sulle strade e i palazzi, riesce comunque ad evidenziare la natura della borgata senza abbellimenti. Buono anche l’uso della musica, soprattutto nelle scene finali, tra cui spicca una canzone originale dello stesso Fabrizio Moro. 

Tutto il film è caratterizzato da una fotografia dai toni grigi e tenui che ricordano quelli del ghiaccio, che da proprio il titolo al film. Un'opera prima che poteva scivolare nei cliché narrativi di queste realtà difficili e i tentativi di rialzarsi da parte di chi le vive in prima persona. La sceneggiatura, firmata a quattro mani da Moro e Alessio de Leonardis, è ben scritta e le performance dei due attori protagonisti lo rendono un film qualitativamente valido. Il messaggio di base potrà non essere originale, ma riesce a far breccia negli spettatori grazie al modo in cui è rappresentato.

Giacomo si domanda se questo ambiente, così cattivo e pieno di violenza, possa cambiare anche chi nasce buono. La risposta è tutta nelle decisioni che si prendono e come si sceglie di reagire. Fondamentale in questo il rapporto con Massimo l’unico a spronarlo e spingerlo a sognare in grande senza mai smettere di credere nelle proprie capacità. Inevitabile pensare ai due non solo come allievo e maestro ma anche come padre e figlio. Questo duo Ferrara/Marchioni funziona molto bene nella pellicola e offre due buone performance in un film onesto, crudo ma che spinge a non rinunciare mai. 

Voto: 8 

Il trailer e la locandina

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