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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Guardiani della Galassia Volume 3: un cinecomic come non se ne vedevano da tempo

L’addio di Gunn a Disney e Marvel arriva con una pellicola emotiva, emozionante e fortemente introspettiva

Il 3 maggio al cinema assisteremo a quello che è un vero e proprio canto del cigno per James Gunn all’interno del Marvel Cinematic Universe. Il cineasta di St. Louis, passato alla rivale DC, saluta Disney e i suoi Guardiani della Galassia con un film potente dal punto di vista visivo ed emotivo. Questo Volume 3 è senza dubbio un’ottima chiusura per la trilogia di Star Lord, Rocket, Drax, Gamora e Nebula, e gioca su temi già presenti delle due iterazioni precedenti, ma che qui si innalzano su livelli mai raggiunti. Della trama faremo solo degli accenni, non volendovi privare del gusto di provare quelle emozioni genuine che l’ultimo atto dei Guardiani saprà senza dubbio regalarvi

Una trama “senza respiro” per Guardiani della Galassia Volume 3

Non fraintendente, lo diciamo nel senso più positivo possibile. L’intreccio narrativo del film si dipana per le sue due ore e mezza senza creare tempi morti, tenendo alto il livello di attenzione nello spettatore e creando una perfetta commistione tra momenti di pura adrenalina e pause in cui la pellicola rallenta e si prende un attimo per respirare. A inizio film ritroviamo l’allegra combriccola a Knowhere, la testa del Celeste diventata la base dei Guardiani dopo lo Speciale Natalizio, impegnata a sistemare quella che è a tutti gli effetti una casa per un gruppo altrimenti nomade.

Un quadretto familiare che viene spezzato da Adam Warlock, letteralmente piovuto dal cielo per rapire Rocket e portarlo all’Alto Evoluzionario, l’antagonista del film nonché creatore del pazzo procione, scatenando una sequela di eventi che metteranno in luce la struggente backstory di uno dei membri fondatori dei Guardiani. Perché se nel Volume 2 Gunn ci aveva mostrato le origini di Star Lord, qui l’obiettivo si focalizza su quelle di Rocket, bilanciando le risate portate in scena da Drax e Peter Quill, efficacissime spalle comiche, col dramma del peloso pazzoide. C’è spazio, comunque, per approfondire la psicologia di ogni Guardiano, ed è proprio questo che, paradossalmente, lascia un po’ di amaro in bocca all’uscita dalla sala: la chimica all’interno del gruppo funziona come mai prima ed è un peccato vederli assieme per l’ultima volta. Un po’ di dubbi in merito a Adam Warlock, già presentato nel finale del secondo capitolo. Un personaggio così importante nella storia editoriale di Marvel avrebbe forse meritato una scrittura migliore: per larghi tratti del film è solo un pretesto per creare comicità, relegato al ruolo di “scemo del villaggio”, salvo redimersi in parte nei momenti finali. Troppo poco, nonostante Will Poulter ci metta del suo per far rendere al meglio il personaggio.

Molto più potente, invece, l’Alto Evoluzionario di Chukwudi Iwuji, che fa il percorso inverso rispetto al regista e passa dalla DC alla Casa delle Idee, pur sempre sotto l’egida di Gunn (era Clemson Murn nella serie TV dedicata al Peacemaker di John Cena). Iwuji porta in scena un’interpretazione solenne, psicopatica e psicotica al punto giusto, rendendo credibile un essere che vuole giocare a fare dio inseguendo la perfezione. Perfezione che, ci ricorda Gunn per tutta la pellicola, non esiste.

Il trailer del film

Gunn diverte e si diverte

Registicamente parlando, Guardiani della Galassia Volume 3 è puro godimento visivo. La fotografia è colorata e luminosa e i movimenti di camera, alcuni presi di peso dal mondo dei videogiochi, offrono uno spettacolo dinamicamente folle. L’uso dello slowmo è ampio ma non crea fastidio: Gunn lo sfrutta nel modo giusto, offrendo frame di puro godimento visivo grazie alle movenze uniche e fuori di testa dei suoi personaggi. Il worldbuilding funziona a tratti, invece.

Perché se la Orgocorp e i suoi dipendenti sono una diretta citazione a quel mondo Troma tanto caro al regista (con qualche cameo a strappare un sorriso) la Contro-Terra non convince: è un’idea interessante ma sviluppata forse con poca cura. Pur rimanendo nei limiti imposti da Disney, in ogni caso, Gunn è bravo a ballare sul filo del PG-13 come il più abile degli equilibristi, inserendo qui e là qualche dettaglio che sembra preso di peso da un capitolo della saga del Vendicatore Tossico. Perfetta, come da tradizione, la colonna sonora, riuscito mix di brani orchestrati e pezzi della musica pop degli anni ’80, ’90 e 2000, posizionati strategicamente per sottolineare i momenti chiave (in particolare sul finale).

Guardiani della Galassia Volume 3 è uno dei migliori cinecomic proposti da Marvel. Probabilmente il migliore da Infinity War. James Gunn dà l’addio alla Casa delle Idee e ai suoi Guardiani con una pellicola che fonde alla perfezione comicità e dramma, regalando allo spettatore momenti in cui ridere a crepapelle alternati a situazioni in cui sarà difficile trattenere le lacrime, in special modo nei flashback che raccontano le origini di Rocket. Il testamento, se così possiamo chiamarlo, di Gunn all’interno dell’MCU è un film potente ed evocativo, una metafora sull’accettare e accettarsi e su quanto, in fondo, nessuno sia perfetto. E va benissimo così.

Voto 8,5

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