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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Playground, il patto del silenzio: quello che il bullismo fa ai bambini

Arriva al cinema il 2 marzo distribuito da Wanted l’opera di Laura Wandel che affronta il tema del bullismo

Un film scarno ed essenziale che ci costringe a guardare alla violenza del bullismo attraverso gli occhi dei bambini. “Playground, Il patto del silenzio”, lungometraggio d’esordio della regista belga Laura Wandel, dopo aver fatto incetta di premi nei diversi festival in cui è stato presentato, esce nelle sale italiane il 2 marzo. A interpretare i protagonisti della storia sono: Maya Vanderbeque che dà corpo e anima tormentata alla piccola Nora, Günter Duret che è il fratello maggiore della protagonista, Abel, Karim Leklou che interpreta il padre dei due ragazzini e Laura Verlinden che è l’unica insegnante che sembra in grado di mettersi all’ascolto di quello che Nora ha bisogno di raccontare.

Playground, il patto del silenzio: la trama

La piccola Nora ha 7 anni e finalmente inizia l’anno scolastico nello stesso istituto del fratello maggiore, Abel. Mentre cerca di inserirsi e adattarsi in una realtà che per lei è tutta nuova, durante la ricreazione, scopre che il fratello è preso di mira da un gruppo di coetanei da cui subisce prepotenze, umiliazioni e angherie varie. La bambina, preoccupata, gli chiede spiegazioni e Abel le fa promettere di mantenere il silenzio, di non dire una parola, perché altrimenti la situazione peggiorerebbe. Nora accetta il patto, ma all’ennesima violenza subita dal fratello non riesce più a nascondere la verità e si confida con il padre. L’intervento degli adulti provocherà un altro sconvolgimento nel mondo di Nora e di Abel. Il ragazzino diventerà sempre più vittima predestinata delle prepotenze, accuserà la sorella, mentre la bambina inizierà a provare rabbia, ma anche vergogna per la situazione. Finché Abel troverà un modo per sfuggire ai suoi aguzzini: il più atroce di tutti, individuando una nuova vittima e alimentando con nuova linfa gli istinti violenti del branco di cui ora fa parte integrante. Sarà di nuovo l’intervento della sorellina a evitargli il peggio.

Playground, il patto del silenzio: la ferocia e la lotta per la sopravvivenza in una scuola elementare

Un’opera diretta come un pugno allo stomaco che, grazie alla scelta dell’essenzialità della narrazione, costringe lo spettatore a immergersi nel dolore, nella ferocia e nel senso di impotenza vissuti dai piccoli protagonisti impigliati in una storia di bullismo, umiliazioni e prepotenze da cui non riescono a uscire se non trasformandosi da vittime in aguzzini, in un meccanismo ben noto e che impedisce di spezzare la catena della sofferenza. La regista Laura Wandel riesce a raccontare la storia entrando completamente nel punto di vista di Nora, bambina introversa che osserva tutto e parla poco. Nuova della scuola e delle sue implacabili leggi che regolano rapporti e gerarchie tra i ragazzini, non ci metterà molto a capire che il segreto che il fratello maggiore gli chiede di tenere rischia di diventare una condanna per entrambi, e non riuscirà a rimanere in silenzio davanti alle violenze subite da Abel. Dopo l’intervento degli adulti però, il suo mondo verrà messo sottosopra, e anche lei subirà le conseguenze di un circolo vizioso, reagendo con rabbia e frustrazione.

Playground- Il patto del silenzio trova un modo potente per raccontare questa piccola vicenda di grandi sofferenze e grandi conseguenze. La camera della regista è, per tutta la durata del film, puntata ad altezza di occhi e di cuore di bambino. Un luogo lontano dal mondo degli adulti, che infatti non entrano quasi mai nell’inquadratura. E quando lo fanno, quando riescono a penetrare in quello spazio isolato, è perché riescono per qualche momento a mettersi nei panni di Nora, come succede all’unica insegnante che sembra intuire il travaglio della bambina, o al papà, quando le chiede di parlare e la convince che è la cosa giusta da fare per aiutare il fratello. Ma sono solo episodi, perché la vicenda è una storia livida (come i colori scelti per la gelida fotografia), violenta e cruda, ma è una storia di bambini. Bambini feroci, confusi, reali e spesso senza voce. Incapaci di trovare le parole giuste per spiegare e chiedere aiuto agli adulti, tanto lontani, anche quando sono solo a qualche centimetro di distanza.

Voto:7

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