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Giovedì, 25 Aprile 2024
Film al Cinema

Primadonna, la ribellione di una ragazza che ha aperto la strada alla giustizia per tutte

Arriva nei cinema l'8 marzo il primo lungometraggio diretto da Marta Savina ispirato alla storia di Franca Viola

Una piccola storia nelle campagne della Sicilia degli anni’60 diventa un momento fondamentale per la lotta di emancipazione delle donne in Italia grazie al coraggio di una ragazza che si ribella alla prepotenza e al ‘si è sempre fatto così’. Ispirato alla vicenda di Franca Viola, ma molto romanzato, arriva in sala l’8 marzo distribuito da Europictures, Primadonna, il film di Marta Savina, già vincitore della sezione Panorama Italia dell’ultima edizione di Alice nella città. A interpretare la protagonista, Lia Crimi, è una bravissima Claudia Gusmano; Fabrizio Ferracane interpreta il padre Pietro, Francesco Colella il loro avvocato, Manuela Ventura è la madre di Lia, e Thony interpreta la prostituta del paese che aiuta la ragazza nella sua battaglia.

Primadonna, la trama

Lia Crimi è una ragazza che vive in un minuscolo paese dei Nebrodi negli anni ’60. La sua vita è fatta di giochi e dispetti con il fratellino, di giornate in cui rifugge i lavori domestici e passa ore a lavorare la terra al fianco del padre contadino, e di piccoli sogni, come quello di interpretare, finalmente, il ruolo della Madonna nella rappresentazione sacra del venerdì santo. Lia è giovane, vivace, intelligente, riservata e attira le attenzioni di Lorenzo Musicò, figlio del boss locale. Quando si accorge però che il ragazzo non le interessa e se ne allontana, lui fa quello che facevano molti altri all’epoca: la rapisce e la violenta, per poi inscenare una ‘fuitina’, ovvero una fuga d’amore consensuale per forzare la mano a famiglie che non acconsentivano al matrimonio tra i due innamorati. Solo che quella di Lia non era stata una fuitina consensuale, ma un sequestro di persona culminato con uno stupro. Quando Lia viene riportata a casa e minacciata per farla acconsentire a un matrimonio basato sulla menzogna e la violenza, lei si oppone e denuncia il figlio del boss, aprendo così la strada a un processo penale che non riguarda più solo lei, Lorenzo, le loro famiglie e il minuscolo paese di Galati, ma, essendo a porte aperte, contribuisce a gettare luce sulla condizione e i diritti di tutte le donne italiane dell’epoca. E la giovane Lia, pur non potendo essere consapevole di tutto questo, sostenuta dalla famiglia e da un avvocato che sa bene cosa vuol dire subire discriminazione, nonostante l’ostracismo del paese, condurrà con fierezza la propria battaglia fino alla fine.

Primadonna, una piccola ribellione silenziosa dà il via a un grande cambiamento

Esce in sala l’8 marzo Primadonna, durante la Giornata internazionale della donna, e ci aiuterà sicuramente anche a ricordarci che la vera festa arriverà quando non ci sarà più bisogno di una giornata per riflettere sui diritti delle donne. Dagli anni in cui è ambientato il film di Marta Savina molte cose sono cambiate, in meglio, e questo cambiamento non è piovuto dal cielo, ma grazie a donne e ragazze come Lia. La protagonista di Primadonna non è una leader di movimento, un’arringatrice di folle, un’attivista da barricate. Lia è una semplice ragazza, fiera, sensibile e intelligente che dice no a un sistema che la condanna alla mansueta accettazione della violenza. E’ così che, questa giovane contadina, trova la forza per ribellarsi: sa che andrà incontro a una dura battaglia, ma a far finta di niente, a voltarsi dall’altra parte, a ingoiare il primo di una, prevedibilmente lunga, serie di rospi, proprio non ce la fa. E decide di fare sentire la sua voce, di rendere pubblica la sua vicenda, uguale a tante altre. Ma è proprio questa decisione che appare rivoluzionaria, e che rende la sua piccola storia una grande battaglia e, alla fine, una preziosa vittoria per tutte e per tutti.

Primadonna è un film che racconta qualcosa un evento importante, ispirato alla vicenda di Franca Viola, ma che si allontana dalla ricostruzione spicciola e precisa dei fatti, per andare dentro le emozioni di questa piccola donna comune che vuole solo evitare di finire a tempo indeterminato nelle mani del suo carnefice, come premio per una violenza subita e coperta dal silenzio. Il personaggio di Lia è incastonato nella realtà patriarcale della Sicilia degli anni ’60, ma le sue reazioni, i suoi sentimenti, i suoi pensieri, sembrano non avere tempo. La semplicità con cui questa ragazza punta il dito contro un sistema che giustifica la discriminazione e l’abuso delle donne, presuppone una consapevolezza che crediamo solo contemporanea, ma che in realtà ha albergato in donne di ogni generazione. Donne che hanno vissuto sulla loro pelle l’ingiustizia e la violenza, e che con gesti piccoli e grandi, sotto il clamore dei riflettori o nell’intimità delle loro case, hanno trovato la loro strada per indignarsi prima e ribellarsi poi. La decisione più enorme che prende Lia, grazie anche all’incredibile e socialmente costoso sostegno da parte della sua famiglia, è quella di spostare la sua battaglia dal territorio ristretto della sua sofferta esperienza personale al terreno pubblico dell’accusa in tribunale contro un violentatore, aprendo nell’opinione pubblica uno spazio di riflessione sulla necessità di condannare la cultura dello stupro e sull’assurdità dell’istituto del matrimonio riparatore, che doveva appunto ‘riparare’ l’offesa alla donna vittima, condannandola, di fatto, all’inferno per tutta la vita. L’istituto venne abolito, insieme ad altre atroci norme, come quella che giustificava il delitto d’onore, con la riforma del diritto di famiglia, solo tre lustri dopo le vicende cinematografiche di Lia e quelle reali di Franca. Riproporre quella storia oggi, in un momento in cui godiamo di tanti diritti e tanti altri cambiamenti sentiamo ancora urgenti e necessari, illumina su quanto sia stato fatto per noi da chi ci ha preceduto e invita a fare la nostra parte per chi ci seguirà.

Il film è pieno di pathos e partecipazione. I personaggi che si stringono attorno a Lia la riconoscono come il centro di ogni decisione, ma anche di ogni dolore e difficoltà, superabile solo con la convinzione di doversi ribellare alla barbarie. Il punto di vista è schietto, diretto come lo sguardo di Lia, ma anche caldo ed emotivo. E’ il punto di vista di una ragazza di venti anni di qualsiasi epoca, che di quell’età, consapevolmente o meno, si porta dentro l’allergia alle ingiustizie, il desiderio di un mondo migliore e il coraggio di provare a fare qualcosa per cambiare.

Il trailer

Voto:7,5

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