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Giovedì, 18 Aprile 2024

La recensione

Giulio Zoppello

Giornalista

Will Trent è un poliziesco diverso da tutti gli altri

Will Trent è una di quelle serie che non potranno non piacervi se amate i detective, i segugi dotati di intuito, intelligenza e capacità di pensare fuori dagli schemi, magari anche un po’ eccentrici. Su Disney+ arriva questa serie poliziesca accattivante, ottimamente scritta, ben diretta, che travestendosi di classicità, riesce in modo gradevole a sposare l’innovazione, ad evitare di scadere nei dejà vu, regalando colpi di scena, gustosa ironia e un diverso approccio a personaggi teoricamente classici. Magari permetterà alla Disney di invertire la rotta, che la vede perdere abbonati da tempo. 

Will Trent: la trama

Will Trent è un detective del Georgia Bureau of Investigation, tanto famoso tra i suoi colleghi per i metodi originali e l’efficienza, quanto detestato da un po’ di tempo a questa parte. Trent è finito nella lista nera di chiunque indossi una divisa in città per aver guidato un'indagine, che ha portato all'arresto di moltissimi poliziotti corrotti del dipartimento di Atlanta, rompendo l’omertà e le leggi non scritte dell’ambiente. Eppure, è l’unico a poterci vedere chiaro su un delitto, avvenuto ai danni di una giovane ragazza della upper class e di quello che pare essere il suo l’assassino, ucciso in una colluttazione dalla madre della ragazza. 
Pare un dramma di facile risoluzione per la polizia locale, ma quando la superiore di Will, Amanda Wagner (Sonja Sohn) gli chiede di dare un’occhiata, basta pochissimo al giovane detective per capire che tutta la storia è molto più complicata e ingarbugliata di quanto sembri. 
Will dovrà risolvere il caso combattendo anche contro la sua naturale reticenza a lavorare in coppia, fidandosi della sua nuova scorbutica partner Faith Mitchell (Iantha Richardson). Avrà al suo fianco però la detective Angie Polaski (Erika Christensen), che conosce fin dall’infanzia e con cui ha una relazione sentimentale molto ambigua e sfuggente. Quel caso soprattutto, lo costringerà a fare i conti con il suo tragico passato, con fragilità con cui convive da una vita. 

Un detective completamente diverso dalla norma

Will Trent negli Stati Uniti ha avuto successo, grazie alla fama dei romanzi della Slaughter, una delle penne più accattivanti nell’ambito crime degli ultimi anni. Dopo Pieces of Her su Netflix, un’altra sua creatura arriva sul piccolo schermo, in virtù di 13 romanzi pubblicati e un consenso unanime. Certo, la Slaughter, showrunner assieme a Liz Heldens e Daniel T. Thomsen di questi 12 episodi, ha dovuto cambiare molto nell’adattamento in termine di iter e caratterizzazione. Il risultato finale, con buona pace dei suoi fan più intransigenti, è molto gradevole. A donare il volto a questo detective atipico, cresciuto nella difficile realtà delle case-famiglia, affetto da dislessia e in realtà molto più fragile ed emotivo di quanto sembri, c’è Ramón Rodríguez. L'attore portoricano convince dal primo minuto, cesellando un personaggio che si muove con un look e una mentalità un po’ da Hollywood anni ‘50, armato di un colpo d'occhio chirurgico. 

A Trent però servono pochi sguardi attorno per comprendere se una scena del crimine è ciò che sembra oppure se c'è altro dietro. La riuscita di Will Trent deve molto alla chimica con la Angie della Christensen, anche lei detective molto atipica, costretta a lottare contro la tossicodipendenza e un carattere che rischia spesso di metterla nei guai. Assieme rappresentano due ottimi esempi dei diversi dalla norma, decisi a far rispettare la legge anche al costo di piegarla. Una strada scivolosa su cui spesso rischiano di cadere, anche per l’appartenere ad un ambiente molto chiuso, conservatore ed ipocrita. 

Una serie che riesce a mettere a suo agio il pubblico

Will Trent come personaggio ha tutto per piacere. Questo perché ricorda per molti aspetti altre serie poliziesche iconiche come furono The Mentalist o CSI Las Vegas, con l’iconico Gil Grissom, tuttavia l’ironia utilizzata, alleggerisce di molto l’atmosfera generale. 

Il personaggio deve moltissimo a sua maestà Sherlock Holmes, nella sua refrattarietà ad una vita sociale normale, con la sua dipendenza totalizzante da un lavoro, senza il quale sostanzialmente non esisterebbe. Fatto ancora più particolare, la sceneggiatura riesce a valorizzare la sua essenza tormentata che mette da parte solo quando, come in questo caso, c'è da risolvere un crimine. La regia dona grande ritmo ed energia all’insieme, coinvolge il protagonista in una corsa contro il tempo sempre piena di colpi di scena e sorprese. Il tutto valorizzando Atlanta, città molto complicata e pericolosa, qui anche classista e poco tollerante.
Will Trent è interessante come personaggio anche perché, al contrario di tanti “colleghi”, è distante dall'essere neutrale verso i crimini e chi li commette. Un elemento che aumenta la dose di conflittualità e contrasto, all'interno di un personaggio che sotto sotto ci gode ad essere inviso all'ambiente che lo circonda. Narcisista? Eccome, ma le sfumature fanno la differenza, e la sua insicurezza lo depura dalla perfezione che lo renderebbe sterile. La serie mette sempre profondamente a suo agio lo spettatore, grazie all’alternarsi della componente poliziesca con la dimensione sentimentale, creando un mix molto accattivante. 

Voto: 8

Will Trent è un poliziesco diverso da tutti gli altri

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