Kenshiro compie 40 anni ed è ancora un mito
“Mai…mai…scorderai…” il resto della canzone lo sapete a memoria, confessate. 40 anni di Kenshiro, della Divina Scuola di Hokuto, di quel manga che stravolse la narrativa anni ’80, creando un mito che dal cartaceo si sarebbe trasferito poi al piccolo e grande schermo. Oggi, Warner Bros. Japan, ha fatto del 13 settembre la data per il rilancio della trasposizione anime, qualcosa che promette di fare la storia e rinverdire un mito senza tempo.
Un ritorno a distanza di 40 anni dalla genesi
L’annuncio del ritorno della saga sul piccolo schermo è uno di quelli che fanno rumore. Non potrebbe essere altrimenti visto il soggetto protagonista. Erano gli anni ’80, eravamo nel pieno di un periodo di sperimentazione fantasia incredibili, che traslava dall’Occidente all’Oriente, che interessava l’animazione e il cinema, i fumetti e lo sport. In quegli anni erano usciti Mad Max, l’eredità di Bruce Lee era ancora viva e vegeta, l’industria dei manga ormai era lanciata verso il dominio planetario, i film di Sylvester Stallon, Arnold Schwarzenegger, Chuck Norris e soci stregavano il pubblico, mentre il genere fantascientifico (influenzato dal terrore per l’Olocausto Nucleare) smetteva di essere popolato di sogni e abbracciava incubi distopici. In quegli anni, in cui la Pop Culture dominava incontrastata ed il pubblico giovanile diventava l’asse portante, Tetsuo Hara e Buronson lanciavano il primo numero di una nuova serie che univa in sé sostanzialmente di tutto, pubblicato su Weekly Shonen Jump, con storie autoconclusive che incontrarono un buon successo. Era solo l’inizio di una saga che sul cartaceo sarebbe durata 245 capitoli, chiudendosi nel 1988. Sul piccolo schermo avrebbe dato il via a quella serie anime che, al netto di una certa fragilità nella struttura narrativa e eccessive libertà, avrebbe incantato e cambiato le giornate ed i sogni di un’intera generazione di ragazzi in tutto il mondo. Gli oltre 100 milioni di copie in tutto il mondo hanno posto le basi per un perdurare di Kenshiro nell’immaginario, che negli ultimi anni ha portato ad una nuova serie di lungometraggi anime accolti in modo trionfante. E quindi perché non ricominciare? Perché non colmare le lacune delle prime serie animate, non donare qualcosa che facendosi forza della nuova espressività animata, dia un continuum a quel mito?
Una saga capace di muoversi verso una pluralità di direzioni e significati
Kenshiro ancora oggi è unico nel panorama degli anime. Questo non solo in virtù di un tasso di spettacolarità e violenza che fece scalpore all’epoca, ma anche per le tematiche e i personaggi che donava al pubblico. Su tutti loro tre: Ken, Raoul e Toki, tre fratelli, in ognuno dei quali Hara concentrò non tanto una diversa personalità (non solo) ma un diverso approccio al mondo e al concetto di responsabilità. Ken, conscio del proprio non sapere, eterno studente che cerca semplicemente di fare la cosa giusta e riparare i torti nel mondo, Toki, il più talentuoso maledetto dalle radiazioni che hanno sancito la fine del mondo, spinto dalla ricerca della pace spirituale. Poi vi era Raoul, il più potente. Villain o antieroe tragico? Forse tutte e due le cose, di certo il simbolo della ricerca di una pace storicamente universale e sanguinosamente realistica. Attorno a loro Hara creò un turbinio di guerrieri possenti, mostri allucinanti, donne in difficoltà, in cui la divisione manichea del mondo distrutto dall’Apocalisse Nucleare era molto meno rigida di quanto potesse sembrare. Tra duelli interminabili e metafore sulla vita e sulla Storia, Hara sposò appieno una rappresentazione dell’umanità come Nietzsche l’aveva sempre concepita, cioè prodotto di uomini eccezionali e della loro volontà. Perché Kenshiro, alla fin fine, è stato visto sempre non solo come un racconto sul concetto di arti marziali e sul classico cammino dell’eroe come esisteva fin dai tempi di Omero, ma come un percorso addirittura formativo, costruito sui pilastri di un mito moderno, che ora tutti sperano possa tornare con nuove vesti e vecchi significati. Non sarà neanche un male, visto che in realtà del manga originale molto resta ancora da mostrare al pubblico.