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Mercoledì, 29 Novembre 2023

La recensione

Marianna Ciarlante

Giornalista

Vasco Rossi su Netflix meritava una serie più "maleducata"

Lui è il ribelle per eccellenza, la rockstar che si è costruita da sola, la persona con l'incredibile capacità di trasformare immagini in parole e creare da queste versi in grado di arrivare dritti al cuore e restarci per sempre. Parliamo di Vasco Rossi, la leggenda della musica italiana, il rocker dalla giacca di pelle e dalla penna fatata. Oggi Vasco è protagonista di una nuova docu-serie Netflix, dal titolo Il Supervissuto, che racconta la sua lunghissima carriera ma anche la sua vita privata tra scandali, arresti, un'esigenza incontrollabile di comunicare stati d'animo e quello spirito ribelle e "menefreghista" che l'ha portato a diventare uno dei cantautori più longevi e apprezzati in Italia. 

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Vasco Rossi, che piaccia o meno, è sempre stato in grado di parlare il linguaggio della gente, di comunicare con più generazioni e di emozionare chiunque sia mai stato innamorato, arrabbiato, felice, pensieroso, in dubbio sul senso della vita. Vasco è l'emblema della ribellione, della sregolatezza, della vita che va vissuta intensamente, toccandone i punti più alti ma anche i più bassi perché altrimenti non la si può capire e ancor meno trasformare in musica. E se da una serie su un persoaggio così irriverente ci aspettavamo un racconto altrettanto coraggioso e audace, ci siamo ritrovati davanti a una delle docu-serie più lente, prevedibili e deludenti di Netflix.

Composta da cinque episodi e con l'intenzione di creare un ricordo indelebile della grandezza di Vasco Rossi, Il Supervissuto è arrivata su Netflix portandosi dietro molte aspettative. Peccato, però, che durante la visione de Il Supervissuto abbiamo dovuto fare i conti con un prodotto seriale confezionato con una tale razionalità da creare un racconto lineare, cronologico, piatto che non ha nulla a che vedere con lo spirito ribelle, creativo e spregiudicato di Vasco Rossi. 

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Ciò che non funziona in questa docu-serie Netflix, infatti, è proprio la struttura scelta per raccontare la storia di Vasco Rossi, una formula troppo statica, prolissa, obsoleta dove lunghi monologhi vengono affiancati a qualche immagine di repertorio e dove la vita di Vasco è ripercorsa anno dopo anno, senza particolari stravolgimenti nella cronologia del racconto facendo perdere, così, interesse allo spettatore che sa già cosa aspettarsi. Una struttura, questa, in totale contrapposizione con lo spirito rivoluzionario di Vasco, con il suo essere in grado di ispirare un'intera generazione con testi provocatori ed "esagerati", con il suo essere il precursore del rock in lingua itlaiana, il suo fare sempre e solo ciò che gli passa per la testa per non tradire se stesso e i suoi ideali, il suo non considerare le regole imposte dalla società perché lui la vita non ha mai voluto viverla come i ragionieri ma come le rockstar. Ecco, con Il Supervissuto Netflix ha costruito una serie "da ragioniere", un racconto troppo impostato, troppo ragionato e rigido sulla vita di una persona che questi concetti ha fatto di tutto per combatterli. Così, quella striscia cronologica su cui si basa la serie segnando le tappe di una carriera fatta di grandi conquiste, grandi cadute e altrettanto grandi rialzate, non fa che appiattire la visione di un prodotto che non convince fino in fondo. 

C'è qualosa che non funziona nella serie Netflix su Vasco Rossi ed è la serie stessa che non è stata in grado di allinearsi alla personalità di Vasco e di essere spericolata, "maleducata" e "che se ne frega di tutto", quanto lui. 

Voto: 6-

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