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Venerdì, 29 Marzo 2024
La legge di Lidia Poët

Lidia Poët, dal "non è la prima avvocata d'Italia" alla rabbia della pronipote, tutte le polemiche

Tutti gli attacchi ricevuti dalla nuova serie Netflix con Matilda De Angelis diventata un fenomeno mondiale

É diventata un fenomeno Netflix in pochissimo tempo e non solo in Italia ma anche al mondo ottenendo il titolo di terza serie più vista con addirittura il primo posto in top 10 in Paesi come Ungheria, Romania, Ucraina. Stiamo parlando de La legge di Lidia Poët, la serie Netflix che racconta la storia della prima avvocata d'Italia di cui veste i panni Matilda De Angelis. Una serie a metà tra giallo e commedia romantica che, con la sua freschezza, pur essendo ambientata nella Torino del 1800, è riuscita a trattare temi come il femminismo, la parità di genere, il maschilismo e l'amore in modo molto attuale e originale. Ma se il pubblico sembra aver apprezzato molto questo titolo Netflix, c'è chi l'ha riempito di critiche. Scopriamo allora quali sono state tutte le polemiche su La legge di Lidia Poët. 

La recensione de La legge di Lidia Poët 

"Non è la prima avvocata d'Italia"

La prima critica a questa serie è stata mossa dall'avvocata Cecilia Di Lernia, assessore alla Legalità e alla Polizia locale del Comune di Trani che ha scritto direttamente a Netflix per sottolineare che Lidia Poët non sarebbe la prima avvocata d'Italia. Questo primato, infatti, ce l'avrebbe un'altra donna, Giustina Rocca di Trani. "Ho scritto a Netflix, Lidia Poët non è la prima avvocatessa d'Italia ma la prima donna iscritta all'ordine degli avvocati di Torino", ha commentato Di Lernia che ci ha tenuto a sottolineare quanto la definizione "prima avvocata d'Italia" con cui la serie Netflix è stata pubblicizzata sia sbagliata. 

Giustina Rocca, infatti, sarebbe la prima donna ad aver svolto il mestiere di avvocato in Italia già nella seconda metà del 1400 al punto da ispirare perfino il personaggio di Porzia di Belmonte nel Mercante di Venezia di Shakespeare. 

Chi era Lidia Poet, la storia della donna che ha ispirato la serie Netflix 

La pronipote: "Ho spento, non c'è nulla di serio sulla vera Lidia"

Ma non è finita qui perché a non apprezzare particolarmente questa serie è stata la pronipote di Lidia Poët che ha ritenuto non ci fosse nulla di vero nel racconto fatto da Netflix. Marilena Jahier Togliatto, parente diretta di Lidia, ha letteralmente stroncato la serie dopo averne visto il primo episodio. "In quella serie non c'è nulla di vero della mia parente Lidia, ne ho visto una sola puntata e ho subito abbandonato per sdegno" - ha raccontato a La Stampa la donna -. Non ho mai conosciuto Lidia ma in famiglia se ne è sempre parlato tantissimo. Quella scenaccia di sesso all'inizio della prima puntata? Il linguaggio in cui scade Lidia? Si è una fiction ma nell'800 quelle parolacce non esistevano nemmeno. Va bene romanzare ma neanche storpiare così tanto un personaggio che ha fatto tanto di bene per l'emancipazione femminile. Mi pare ingeneroso. Un altro parente, Valdo Poët ha deciso di bocciare la serie ancora prima di vederla stando a quanto sentito su questo titolo Netflix. "Mi sono bastati i racconti - ha raccontato Valdo che, Lidia, l'ha conosciuta davvero quando aveva solo 7 anni -. Me ne hanno sempre parlato come una donna serissima, dedita solo allo studio, elegante e riservatissima", una descrizione che non avrebbe nulla a che fare con il personaggio interpretato da Matilda De Angelis. 

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