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Venerdì, 19 Aprile 2024

La recensione

Marianna Ciarlante

Giornalista

Netflix ha dato ad Alex Schwazer la rivincita che meritava

Si può imparare anche da chi ha sbagliato? È un quesito a cui rispondere non è poi così semplice. Per farlo è richiesta una grande dose di umiltà, un abbattimento del proprio ego e una forte capacità di ricredersi sulle proprie convinzioni. Per ammettere che anche chi commette errori, chi fa un'azione illecita, chi percorre una strada sbagliata ha qualcosa da insegnare a noi che, apparentemente, siamo sempre nel giusto, ci vuole coraggio. Oggi, dopo aver visto la docu-serie Netflix sul caso Alex Schwazer, questo coraggio lo abbiamo trovato.

Nella serie Netflix che racconta la sua ascesa, la sua rovinosa caduta e la sua redenzione, Alex Schwazer diventa un esempio, al di là dei suoi sbagli, che non giustifichiamo, di determinazione, coraggio, costanza, umiltà, una persona a cui ispirarsi per il suo non aver mai mollato la presa, per il suo essersi sempre rimesso in gioco e, soprattutto, per aver sempre continuato a marciare. Questo ragazzo di 38 anni, cresciuto camminando sulle montagne del Trentino e diventanto un campione olimpico a 23 anni nella disciplina che, fin da piccolo, lo affascinava di più, la marcia, ci ha fatto riflettere, con la sua incredibile storia, sul fatto che anche chi commette un errore, e ne paga le conseguenze, necessita e merita, una seconda possibilità. 

La storia vera di Alex Schwazer

Netflix ha fatto un lavoro straordinario nel ricostruire documentaristicamente il caso Alex Schwazer e renderlo fruibile al pubblico, che non è detto conosca bene la sua storia o abbia familiarità con il mondo dello sport agonistico, ma ha fatto anche un grandissimo lavoro comunicativo, di storytelling. Con quattro episodi, in cui si alternano testimonianze, immagini di repertorio, inchieste e ricostruzioni di fatti, questa docu-serie dedicata ad Alex Schwazer è in grado di raccontare una storia vera ma anche intrattenere, costruire un forte legame con il pubblico, lasciare sulle spine, stupire ma, più di ogni altra cosa, emozionare. Il caso Alex Schwazer è, infatti, pura emozione, il racconto di una storia che merita di essere raccontata e che merita un suo riscatto, una rivincita, una redenzione.

Questa serie è estremamente toccante, si assiste, scena dopo scena, all'ascesa di un grande atleta, al raggiungimento di un sogno, l'oro olimpico, alla sua caduta psicologica che l'ha portato a commettere il più grande errore per uno sportivo, quello di "barare" cedendo al doping, alla risalita, alla rinascita come atleta e come uomo, a un'ulteriore caduta, con nuove accuse di doping e poi, infine, alla sua assoluzione che lascia gioia ma anche l'amaro in bocca perché ora è troppo tardi per tornare a cavalcare il sogno olimpico.

Non fare il tifo per la vittoria, nello sport come nella vita, di Alex Schwazer è impossibile, così come lo è non affezionarsi al suo caso, non cercare giustizia per lui e per l'uomo che lo ha portato alla rinascita sportiva e umana, il suo allenatore Sandro Donati. È impossibile non piangere, non sperare che Alex possa tornare a gareggiare, non volere bene a un ragazzo che, con una estrema determinazione, dopo aver fatto i conti con i suoi errori, non ha mai smesso di rimettersi in gioco e marciare forte come solo lui sa fare.

Si può imparare anche da chi ha sbagliato? Sì, lo si può fare e Alex Schwazer, raccontando la sua storia in questa bellissima docu-serie Netflix, ce lo ha insegnato e lo ha fatto con grande dignità. 

Voto: 8 e mezzo

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