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Venerdì, 1 Dicembre 2023

La recensione

Maria Cafagna

Editorialista

Paola Cortellesi debutta alla regia con un commovente film femminista

C’era grande attesa per il debutto alla regia di Paola Cortellesi: l’attrice italiana più popolare del momento grazie ai suoi trascorsi televisivo come volto di Zelig e Mai dire gol, è passata prima sul grande schermo con commedie di successo come Scusate se esisto e Come un gatto in tangenziale, arriva oggi per la prima volta dietro la macchina da presa con C’è ancora domani. Fin dall’uscita del trailer, era chiaro che Cortellesi e il suo gruppo di lavoro avevano alzato l’asticella delle aspettative con un film storico e addirittura in bianco e nero, due fattori che notoriamente sono respingenti già da soli per il grande pubblico, figuriamoci insieme.

C’era poi l’ambientazione romana con le palazzine prima popolari ora costosissime di San Lorenzo, il tema della violenza contro le donne, il voto alle donne; insomma Paola Cortellesi è ambiziosa e non l’ha voluto nascondere, in barba alla nostra tradizione culturale e artistica che vuole la donna possibilmente sottomessa pure dietro la macchina da presa, pure dopo aver portato milioni di persone al botteghino, pur essendo una delle poche artiste davvero complete del panorama italiano.

La storia di Delia. E di tutte le donne vessate 

C’è ancora domani è la storia di Delia, una donna che, per dirla con le parole di Paola Cortellesi è “una di quelle donne che nessuno ha mai celebrato, come le nostre nonne e le nostre madri che facevano le casalinghe”. “Sono partita da un’immagine”, ha spiegato “quella di un uomo che si sveglia e dà uno schiaffone sulla faccia di questa povera Cenerentola che poi si alza e fa le faccende”; un’immagine tristemente ricorrente in molte famiglie, quella di nonne e madri vessate e sottomesse, costrette a subire in silenzio piccole e grandi angherie, come ha sottolineato Furio Andreotti, sceneggiatore e collaboratore di Cortellesi da molti anni: “Siamo partiti da quell’immagine e dalla volontà di Paola di raccontare quelle donne di ieri che purtroppo sono anche le donne di oggi - spiega Andreotti che rivendica la scelta di aver raccontato questa storia attraverso il doppio registro di dramma e commedia - necessaria per prendere per mano il pubblico parlargli di questi temi importanti”.

Siamo a Roma, in un quartiere popolare - San Lorenzo prima della bolla speculativa - e Delia è una casalinga che vive in un seminterrato con tre figli, il suocero invalido e un marito violento e guascone (il solito straordinario Valerio Mastandrea) che con la scusa di essere stato due volte in guerra, sfoga tutta la sua infelicità picchiando la moglie. Cortellesi, Andreotti e Giulia Calenda raccontano di aver messo sul tavolo le loro storie private e quelle di amici e conoscenti e di aver constatato che in quasi ogni famiglia c’è una storia di violenza domestica, spesso raccontata con leggerezza perché purtroppo certe cose erano considerate normali e quindi si poteva anche scherzarci su. E infatti la sceneggiatura trasforma tutte queste esperienze in un racconto collettivo a metà tra i grandi classici della commedia all’italiana - il film è un chiaro omaggio a Ettore Scola e al duo Age & Scarpelli - ma con un impianto saldamente contemporaneo.

La cosa più simile a Barbie che il cinema italiano ha saputo produrre

C’è ancora domani dalle prime inquadrature al finale sorprendente è un film dichiaratamente femminista; e se già par di vedere i soliti critici aggrappati alle tende lamentandosi di un film troppo didascalico, non si può che ringraziare Paola Cortellesi e tutta la squadra per aver parlato di temi importanti con leggerezza, intelligenza e coraggio. E di averlo fatto con l’intenzione di parlarne a un pubblico vasto e quindi sì, in maniera a volte didascalica e spesso poco a fuoco, ma senza mai perdere di vista il loro obiettivo. Sotto questo aspetto, C’è ancora domani è in tutto e per tutto la cosa più simile a Barbie che il cinema italiano ha saputo produrre: del resto la commedia all’italiana è uno dei nostri franchise più riconoscibili ed esportati e Cortellesi, come Greta Gerwig, oltre a essere un’interprete è che autrice dei film in cui recita e, da oggi, possiamo affermare che entrambe sono due bravissime registe. Come Barbie, anche C’è ancora domani è un manifesto femminista ma è un film sull’eredità delle donne, come ha sottolineato un’altra interprete del film, Emanuela Fanelli. È un film che si interroga sugli insegnamenti che ci sono stati impartiti a fin di bene e che hanno finito per condannarci a supportare in silenzio angherie atroci e a soffocare le nostre ambizioni. Ma è anche un film che insegna che questa catena di dolore può essere spezzata e che per farlo è necessario che le donne escano dalla dimensione privata in cui le relega il ruolo tradizionale di donna e madre per mettere in comune le loro esperienze aprendosi alle altre e al mondo.

Paola Cortellesi ha raccontato che lei e Giulia Calenda hanno sbobinato decine di atti di sentenze sui femminicidi e che hanno constatato con amarezza come tutte queste storie hanno un percorso simile, con l’uomo abusante che inizia facendo terra bruciata intorno alla vittima e la convince di non valere nulla: “Le ragazze ancora oggi credono di non essere mai abbastanza, basta che un uomo dica loro mezza cosa che la donna retrocede” ha dichiarato Calenda a cui ha fatto eco Cortellesi: “Andavo sempre da mia nonna a chiederle consiglio su qualsiasi cosa, lei me li dava per poi dirmi: vabbè, però che capisco io?”.

Le donne si soccorrono da sole ma arriva anche la Storia a dare loro una mano; nel film siamo alla vigilia del referendum tra monarchia e repubblica e durante tutto il racconto questo fatto storico rimane sullo sfondo, scacciato via come un brutto pensiero per poi tornare protagonista in un finale sorprendente e per certi versi commovente.

Al contrario della maggior parte dei film e delle storie romantiche che abbiamo visto e letto per decenni, secoli e millenni, non è l’amore a salvare le donne e non è il matrimonio il lieto fine prescritto per tutte. Al contrario, le donne non solo sono in grado di salvarsi da sole, ma possono farlo solo supportandosi a vicenda e rivendicando il loro ruolo nel mondo.

Mastandrea: "Oggi donne più consapevoli, ma è l'uomo a dover cambiare"

Davanti a tutto questo, spesso gli uomini non sono in grado di intercettare e leggere il cambiamento, rimanendo incagliati in quegli stereotipi tossici che fanno male alle donne ma anche a loro stessi: “Le donne oggi sono più consapevoli - ha detto Valerio Mastandrea - la cosa che non è cambiata è quello che trovano fuori. Le leggi da sole non bastano: nell’uomo non vede differenza tra ieri e oggi, se uno vede sfuggirgli delle dinamiche a cui è abituato a lui non interessa se si fa vent’anni di galera”. Secondo l’attore, è importante che il cinema inizi a raccontare agli uomini anche le loro fragilità, affinché possano riconoscersi anche in quelle e imparare ad accettarsi.

In attesa che sempre più registi, produttori e sceneggiatori abbraccino queste istanze, non ci resta che festeggiare l’arrivo in sala di C’è ancora domani, un film ambizioso, divertente e coraggioso come la sua autrice che ha dichiarato di voler tornare presto dietro la macchina da presa. Un passo indietro da parte sua - e da parte di molte donne - d’ora in poi è fuori discussione.

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