C'è un motivo se l'ultimo film di Woody Allen sta passando inosservato anche su Prime Video
La recensione di Rifkin's Festival
Da più di un mese, precisamente dal 19 agosto, su Prime Video è disponibile Rifkin's Festival, l'ultimo film del maestro del cinema Woody Allen, che in Italia era uscito il 6 maggio in sala.
Fino a non molto tempo fa, l'uscita di un nuovo film di Woody Allen suscitava grande attenzione da parte del pubblico e della critica, con grandi risultati ai botteghini e pagine di giornali dedicate. Com'è evidente a tutti, ciò non sta succedendo con Rifkin's Festival.
Sebbene negli ultimi anni l'immagine di Woody Allen sia stata offuscata da vicende personali poco edificanti, tra accuse di molestie da parte della figlia adottiva e articoli di giornale, con conseguenze anche gravi dal punto di vista professionale, inclusa una maxi causa con Amazon stessa, a nostro avviso lo scarso successo di Rifkin's Festival è "colpa" quasi esclusiva del film stesso, e non delle vicende che hanno coinvolto il suo regista.
Proviamo a spiegare i motivi del nostro giudizio negativo nei confronti del film, ma prima facciamo un breve riassunto della trama di Rifkin's Festival.
Di cosa parla Rifkin's Festival
Il film è ambientato più o meno in questo periodo dell'anno (ma prima del covid, ovviamente), durante il Festival del cinema di San Sebastian, in Spagna.
Protagonista è Mort Rifkin (Wallace Shawn), un critico cinematografico sulla settantina, fissato con i film d'autore europei, che è lì per accompagnare la decisamente più giovane moglie Sue (Gina Gershon), addetta stampa-pr di un regista francese di nome Philippe (Louis Garrel), acclamatissimo dalla critica e innegabilmente affascinante, tranne che per Mort.
Tra allucinazioni e sogni, in cui Mort rivive e rielabora scene di celebri film in bianco e nero del passato, il festival va avanti, Mort si accorge sempre pù chiaramente che il rapporto tra Sue e Philippe va ben oltre i limiti del professionale, e nel frattempo si infatua di una dottoressa spagnola che un tempo viveva a New York (Elena Anaya) e che adesso è incastrata in un matrimonio con l'irascibile Paco (Sergi Lopez) che la rende infelice.
Ci fermiamo qui per non spoilerare il film, ma nel caso vi abbia incuriosito potete dare un'occhiata al trailer di Rifkin's Festival in italiano e in lingua originale.
I capolavori del cinema citati in Rifkin's Festival
Momento cinefilo: se avete visto Rifkin's Festival e vi state chiedendo quali siano i famosi film del passato citati da Woody Allen, ecco l'elenco (in ordine di scena) fatto da un utente di Reddit:
- Quarto Potere (Citizen Kane) di Orson Welles
- 8 e 1/2 di Federico Fellini
- Un uomo, una donna (Un homme et une femme) di Claude Lelouch
- Il posto delle fragole (Smultronstället) di Ingmar Bergman
- Fino all'ultimo respiro (À bout de souffle) di Jean-Luc Godard
- Jules et Jim di François Truffaut
- L'angelo sterminatore (El ángel exterminador) di Luis Buñuel
- Persona di Ingmar Bergman
- Il Settimo Sigillo di Ingmar Bergman
Perché Rifkin's Festival è un film deludente
Con tutta l'ammirazione che si può provare per Woody Allen, non si può proprio dire che Rifkin's Festival sia un bel film. Cioè, intendiamoci: non è brutto come quei film noiosi dove ogni minuto sembra durare un'ora, e naturalmente non è un film recitato o girato male, ci mancherebbe.
L'ora e mezza di durata scivola via senza troppe difficoltà, con qua e là dei fugaci momenti anche vagamente interessanti. Detto ciò, Rifkin's Festival non è certo un film da consigliare ad amici e parenti, se non come sottofondo intellettuale a un appuntamento galante, per far finta di vederlo per la prima volta e criticarlo in diretta.
Il motivo per cui - ripetiamo, con tutto il rispetto per Allen - Rifkin's Festival non ci è piaciuto, è che sembra tutto già visto, tutto già sentito in mille altre opere del regista newyorkese. Per usare una metafora, è come se qualcuno avesse creato un sofisticato software a cui ha dato in pasto l'opera omnia di Woody Allen per scrivere e dirigere un nuovo film nello stesso stile.
Per dirla in modo ancor più chiaro, Rifkin's Festival sembra un film fatto da un "generatore automatico di film di Woody Allen". Che per carità, sempre meglio di un generatore automatico di Fast & Furious o di B-movies, siamo d'accordo. Però, da Woody Allen ci si aspettava di più dopo la pausa del 2019, e dopo tutto il tempo che ha avuto per completare quest'ultimo film.
Non osiamo certo dire che Woody Allen ha perso il "tocco", ci mancherebbe, né tantomeno vogliamo consigliargli di appendere il ciak al chiodo e ritirarsi, ma una cosa è certa: per fare un film come Rifkin's Festival non serve un grande regista come lui. Può bastare un team di ingegneri informatici e un archivio a disposizione.