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Giovedì, 18 Aprile 2024

Donatella Polito

Giornalista

La Rai sta fresca se tramonta pure 'Un posto al sole'

Sono esattamente 25 anni che un nutrito gruppo di persone ogni sera, puntuale, rispetta l’ultimo dei riti televisivi veramente meritevole di essere definito storico. “Un nuovo giorno è qui anche per noi” assicura la sigla sempre uguale a se stessa, ed in quel “noi” qualcosa come un milione e mezzo di sguardi si riconosce, si ritrova tutto sintonizzato sul terzo canale Rai che per trenta minuti circa rende Napoli centro della vita casalinga, la finzione verosimile realtà, i personaggi famigliari da amare o odiare a seconda dei giorni, tanto alla fine sempre pezzi 'e core restano.

Nel tepore rassicurante di questa italica tradizione che dal lunedì al venerdì accomuna nonni e nipoti, amanti e sposi, donne e uomini di ogni estrazione socio-culturale che a fine giornata spadellano o sparecchiano, oggi, 21 ottobre 2021, Un posto al sole festeggia le nozze d’argento con il suo pubblico, in un clima però che pare minacciare una separazione tutt’altro che consensuale. È delle ultime ore, infatti, l’indiscrezione secondo cui la rete vorrebbe collocare la soap più longeva della tv in un’altra fascia oraria - quella delle 18.30, per la precisione - affinché lo spazio delle 20.45 sia occupato da un nuovo programma di attualità che concorra con la già vastissima offerta proposta dalle altre reti.

Come se dare notizie non bastasse mai, come se l’informazione non fosse mai abbastanza, come se la tendenza a dire, commentare, dialogare, argomentare sui fatti del giorno non fosse già sfociata nella deriva della cosiddetta infodemia. E, soprattutto, come se la tv debba essere solo quello: un’inarrestabile fabbrica di fatti e racconti da veicolare necessariamente verso chi, magari, forse ogni tanto il cervello meriterebbe anche di distrarlo con la leggerezza di una rappresentazione che non passi solo dai vari Netflix, Prime, Sky.

'Un posto al sole' come Carosello

L’appuntamento con Un posto al sole, fino ad ora, è stato certezza. Nella sua affidabile identità garantita da un prodotto che definisce anacronistico solo chi non coglie il valore di una consuetudine che seppur radicata è capace di adattarsi ai tempi, la serialità realizzata da Rai Fiction e Fremantle in collaborazione con il Centro di Produzione TV Rai di Napoli è rimasta da sola a reggere la ‘vecchia’ concezione di una televisione che, oltre a svolgere il ruolo di intrattenimento e informazione, sa anche riunire la famiglia sui divani o intorno alla tavola dopo una giornata in cui ognuno ha avuto la vita sua. Basta dare un’occhiata ai social durante la messa in onda del puntata per rendersi conto di quanto per i seguaci della soap ci sia un prima e un dopo Un posto al sole in ogni giornata e di come l’adunanza dei cosiddetti upassini (nome che deriva dall’acronimo Upas) si assembri tutta nella piazza virtuale per commentare le dinamiche dei suoi protagonisti e anche per farsi un po' compagnia: una liturgia speciale perché normalissima, quasi evocativa del Carosello trasmesso da mamma Rai oltre 40 anni fa. Un sottile ma non superficiale confine temporale tra veglia e ‘nanna’, tra frenesia e riposo che adesso si racconta stia per essere abbattuto in nome della ‘sacrosanta’ informazione.

Nel coro di proteste levatosi su Twitter qualcuno ha scritto che cambiare orario a Un posto al sole “sarebbe la fine di una bella storia”. Non è successo, ma basta il pensiero e già fa malinconia.

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