Angelina Jolie e Brad Pitt adottano un orfano siriano
Per la celebre coppia americana si tratta del settimo figlio, incontrato dall'attrice durante uno dei suoi viaggi benefici come ambasciatrice dell'Unhchr
Angelina Jolie e Brad Pitt hanno adottato il settimo figlio.
Quelle che in un primo momento erano trapelate come indiscrezioni sono state confermate: la famiglia dei 'Brangelina' si allargherà ulteriormente con l'arrivo di Moussa, un orfano profugo siriano di 2 anni che l'attrice ha incontrato durante uno dei suoi viaggi benefici come ambasciatrice dell'Unhchr, la principale organizzazione al mondo impegnata in prima linea a salvare vite umane e a proteggere i diritti di milioni di rifugiati e di sfollati.
In realtà, il desiderio della coppia era di accogliere anche i due fratellini del bambino, la cui madre è morta durante un bombardamento e il padre è stato portato via dai militari, ma l'obiettivo non è stato possibile perché il marito della donna si sarebbe opposto.
"Passare da sei a nove sarebbe stato troppo e Brad era preoccupato per l'impatto che ciò avrebbe avuto sugli altri figli" - hanno riferito voci vicine agli attori - "Ma Angie non ne ha fatto un dramma. Sapeva che non avrebbe funzionato. Così hanno trovato un compromesso con l'adozione di uno dei tre".
La coppia al momento ha tre bimbi adottati (Maddox, 14 anni, Pax, 11, e Zahara, 10) e tre biologici (Shiloh, 9 anni, e i gemellini di 7 anni Know e Vivienne), per un totale di 25 tate. La Jolie, dopo avere scoperto la sua predisposizione a contrarre il cancro e soprattutto dopo la morte della madre nel 2007 per un tumore alle ovaie, ha subito due distinte operazioni per rimuovere gli organi in questione ed entrambi i seni. Nonostante non possa quindi più avere figli, il suo senso di maternità è ancora molto forte e questo ennesimo gesto ne è la riprova.
La 38enne ricopre la carica di Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati: ha già visitato sei volte i campi profughi in Siria e durante un discorso del novembre 2013 ha invitato il mondo a occuparsi della sorte dei bambini siriani.
