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Venerdì, 29 Marzo 2024
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La moglie di Raf rivela: “Ho rischiato di morire per colpa della malasanità"

A 'Domenica Live', l'ex showgirl ha raccontato un inquietante episodio accadutole in una clinica romana dove un'anestesista, nel corso di un intervento, le avrebbe perforato un polmone che poi sarebbe collassato

Popolare ballerina negli anni '90, celebre prima donna del Bagaglino nei programmi come 'Creme Caramel', 'Bucce di banane' e 'Mi consenta', oggi Gabriella Labate, abbandonata qualsiasi velleità televisiva, è una splendida madre e moglie che si dedica a tempo pieno alla famiglia, composta dal cantante Raf a cui è unita in matrimonio dal 1996 e ai suoi due figli, Bianca e Samuele.

Ospite di Domenica Live, tuttavia, la ex showgirl non ha ripercorso solo le gioie e le soddisfazioni della sua vita, ma ha anche raccontato un brutto episodio di malasanità che l'ha vista protagonista a seguito di un brutto incidente:

"Ero a New York, stavo attraversando la strada davanti a Raf. Uno sconosciuto mi ha investito e si è dileguato. Sono stata ricoverata con distacco della retina e altro. Tornata in Italia, ho cominciato a sentire un dolore alla spalla sinistra. Ero seguita da un ortopedico che mi ha fatto fare delle terapie senza successo. Mi ha detto che mi dovevo operare subito. Ho una rabbia fortissima… Ricordo che mi hanno portata nella sala pre operatoria. Dovevo fare un'anestesia locale alla spalla e ho chiesto di non voler dormire se non necessario".

A quanto racconta, però, l'anestesista non sarebbe stata ben disposta nei suoi confronti ed è qui che è iniziato il vero calvario: 

"L'anestesista era un po' disturbata dalla mia scelta. Mi diceva:"Ma tu sei ansiosa… soffri di attacchi di panico?". Io non ho mai sofferto di ansie. L'anestesista ha preso un ago e con la sondina mandava impulsi elettrici al nervo che si doveva addormentare. È entrata con questo ago, ho sentito una scossa fortissima al centro del petto. L'ho detto subito. E lei mi trattava in maniera arrogante e poco gradevole. Ha tirato fuori l'ago, lo ha rimesso dentro e ho sentito una seconda scossa fortissima al centro del petto. Gliel'ho ridetto ma la sua risposta è stata: "Senti devi stare calma o ci disturbi". Cominciava ad essere sempre più maleducata. Ha trovato il nervo. Ha iniettato l'anestesia e se n'è andata. Dopo tre minuti ho iniziato a sentire come una pressione che mi schiacciava il petto e ho cominciato a preoccuparmi e chiedere aiuto. Chiamavo il nome della dottoressa e non mi rispondeva. Sentivo che armeggiavano dietro di me insieme a una sua assistente. A quel punto ho iniziato ad urlare, a chiedere disperatamente aiuto perché respiravo male. Ho iniziato ad urlare anche il nome del chirurgo ma non mi filava nessuno... Le ultime parole che ho sentito prima di dormire sono state di un infermiere: Non è che abbiamo fatto qualcosa di male noi perché la signora urla così tanto. Io urlavo perché le mi aveva bucato un polmone”.

Poi, l’operazione: “Grazie a Dio, mi sono risvegliata. Durante l’intervento ogni tanto riprendevo coscienza e dicevo: 'toglietemi il lenzuolo dalla bocca, non respiro. Non avevo alcun lenzuolo sulla bocca, non respiravo. Il giorno dopo mi hanno rimandato a casa. Ho chiesto di essere visitata ma nulla".

"L’anestesista mi ha sedata, offesa, violata come persona e come paziente e se ne è andata" ha aggiunto: "Raffaele era disperato, avevo tutte le mani viola e chiedeva che mi visitassero. E l’anestesista telefonava e diceva: "Tenetela sedata, questa ha attacchi di panico". L’ho trovato schifosamente offensivo per chi ha davvero attacchi di panico”.

Provvidenziale per salvarsi è stata la chiacchierata con un'amico che le ha consigliato di andare immediatamente in clinica: "Si sono resi conto che non avevo un polmone, mi hanno fatto una tac e mi hanno portata in sala operatoria con un chirurgo toracico. E stata un'operazione fatta con urgenza" ha specificato, per concludere poi con un accorato messaggio rivolto al responsabile di questa tremenda vicenda dalla quale è uscita viva solo per miracolo: "All'anestesista voglio dire: 'Si metta una mano sulla coscienza perché si ricordi dove l'ha persa, perché chiedere perdono fa bene a se stessi. C'è un procedimento in corso. Non nomino la clinica, ma è una notissima clinica privata di Roma".

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