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Martedì, 16 Aprile 2024
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Il politico di destra fa coming out: "Sono gay ma non voglio sposarmi"

Mario Flugy Ravetto, dirigente di Fratelli d'Italia, parla per la prima volta della sua omosessualità

E' stata una scelta quasi obbligata quella di Mario Flugy Ravetto, dirigente di Fratelli d'Italia, che per la prima volta parla della sua omosessualità. Il politico, che ha sempre militato nella destra, ha deciso di fare coming out in un editoriale su Destra.it, e lo ha fatto per ribadire il suo "no", come quello del suo partito, al ddl Cirinnà.

"Non avrei mai pensato di dovere mettere in piazza la mia vita privata per contestare quanto in questi giorni avviene in Parlamento riguardo la Legge Cirinnà - spiega Ravetto - Ho sempre creduto, infatti, che le inclinazioni sessuali ed affettive non possano essere né oggetto, né soggetto di pubblico dibattito né, tantomeno, elemento costituente categoria della società. Pur non avendo mai ostentato le mie inclinazioni sessuali, queste stesse sono sempre state note ai miei amici personali, politici e personali-politici. Tutto ciò, non ha mai minimamente arrecato alcun pregiudizio alla mia vita politica, né adesso in FdI-AN né prima in AN e neppure nel MSI-DN. Perciò, sgombriamo una volta per tutte il campo dalla gigantesca balla secondo la quale la destra è omofoba. Dunque i babbei e i personaggetti in malafede che continuano a rompere le scatole con queste cretinaggini, facciano la cortesia di chiudere il becco".

Dopo aver dimostrato che la sua omosessualità non ha intaccato in nessun modo la sua carriera politica, Ravetto spiega perché, da gay, è contrario al ddl Cirinnà: "Tuttavia, la posta in gioco è talmente alta che ostinarmi nella mia riservatezza sarebbe sembrata ai miei stessi occhi vigliaccheria. Quì è in discussione il fondamento stesso della Società Umana, così come è sempre stata e dovrà continuare ad essere fino al Giorno del Giudizio. Sia chiaro a tutti quanti che la Legge Cirinnà è semplicemente il cavallo di Troia inserito nel nostro Ordinamento giuridico per arrivare, appena possibile alla piena legittimazione del matrimonio gay e della filiazione senza condizioni per persone dello stesso sesso. Se ve lo attesta un omosesuale che conosce molto bene la propria "arciconfraternita", potete fidarvi".

E a quanto pare Ravetto non è l'unico gay a pensarla in questo modo. "Dovete anche sapere - continua nell'editoriale - che io oggi, non vi scrivo solo delle mie opinioni, ma dico ad alta voce ciò che tantissimi omosessuali pensano, ma temono di dire apertamente, poichè sanno di rischiare il linciaggio mediatico su tutti i social network". 

Nessun matrimonio, nessun figlio, Ravetto sa di rinunciare a tutto questo e, anche se lo fa con dolore, non urla allo scandalo per la privazione di "diritti" che secondo lui non gli appartengono: "Per me fu un dolore e un tormento indicibili, di cui ancora oggi porto il segno nel mio animo, il rinunciare coscientemente a diventare padre. Avrei potuto senza difficoltà procreare direttamente, ma mi rifiutai, per la mia fede, per il mio onore, per la serenità di eventuali figli incolpevoli, di consegnarmi all'ipocrisia della bisessualità. Lo dico apertamente: nessuna comprensione, nessuna giustificazione verso chi pretende di forzare la natura solo per soddisfare il proprio egoismo. Noi omosessuali siamo venuti al mondo per non procreare. Probabilmente per fare tante altre cose utili ed egregie per l'Umanità e per le persone a noi care. Accontentiamoci di questo e non facciamo del male ai bambini".

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