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Venerdì, 19 Aprile 2024
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"L'ultima volta che ti ho sentita". La lettera del cognato di Catherine Spaak

Il ricordo di Antonio Ferrari, ex marito di Agnes Spaak, sorella dell'attrice morta in queste ore

Antonio Ferrari, inviato del Corriere della Sera ed ex marito di Agnes Spaak, ricorda Catherine Spaak, attrice e conduttrice morta in queste ore a 77 anni. Lo fa attraverso una lettera pubblicata nel quotidiano e che ha come destinataria proprio l'artista scomparsa, regalando al pubblico un ritratto inedito di quelle che furono le ambizioni della presentatrice prima di intraprendere tale percorso. 

Legato per oltre undici anni ad Agnes - dieci anni in meno di Catherine, che proprio oggi ha annunciato pubblicamente le cause della morte della sorella, ovvero un ictus - Ferrari incontrò Catherine a Roma quando lei viveva col secondo marito Jhonny Dorelli. "Vivevano in uno splendido appartamento che s’affacciava su Piazza Navona. Strana sensazione - si legge nella missiva -  La Catherine dei film sensuali era molto diversa dalla prorompente sensualità della sorella". 

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Proprio a lui confidò un desiderio, quello di fare un salto nella sua carriera. Nata ballerina e divenuta attrice, "Cat", così la chiama Ferrari, era intenzionata a cambiare rotta: "Antonio caro, mi piacerebbe fare la giornalista. Pensi che sarei in grado?", gli disse. E lui, di tutto risposta, gli propose un argomento precisando che lo avrebbe posto sotto attenta verifica nella giornata successiva. "Rimasi colpito dalla limpidezza della sua scrittura, a parte qualche errore sulle doppie - ricorda - Rientrai a Milano e chiesi di parlare subito con il mio direttore di allora, Franco Di Bella". Che accettò. Da allora, l'inizio della sua carriera come intervistatrice. Poi "la chiamarono alla Rai e il suo Harem fu un trionfo". 

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La lettera è anche l'occasione per ricordare l'ultima telefonata che i due si sono fatti. "Alcuni mesi fa ci telefonammo - prosegue Ferrari - È l’ultima volta che l’ho sentita. Mi disse: «Ti ricordi quando ti chiesi se avevi il disco a 45 giri “Perdono”, che Gino Paoli scrisse per me? Fosti un tesoro a regalarmelo. Sai, Antonio, ogni tanto lo ascolto e rido. Non sapevo bene l’italiano e “Perdono” lo trasformai in “Pedono”. Ti voglio bene, Antonio»". 

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