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Sabato, 20 Aprile 2024
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Cecchi Gori sull'arresto del 2001: "La cocaina la misero apposta, calunnia"

Venne trovata nella cassaforte della sua casa romana durante una perquisizione. Era presente anche Valeria Marini, sua compagna di allora

Un periodo buio durato anni, dal fallimento del suo impero cinematografico e calcistico, con la Fiorentina, fino all'ischemia che lo colpì nel 2017. Vittorio Cecchi Gori racconta tutto nel docufilm 'Cecchi Gori - Una famiglia italiana', che sarà presentato a ottobre alla Festa del Cinema di Roma. 

Intanto, in un'intervista a Vanity Fair, l'imprenditore torna a parlare del suo passato fatto di luci e ombre. "Non so se in Italia esista qualcuno più truffato di me", così spiega la catastrofe finanziaria. "Mi hanno messo di messo, si sono inventati a tavolino il mio fallimento - racconta -, hanno preso a pretesto una distrazione, una cazzata minore, per mandarmi all'aria" e un pensiero speciale è per chi non se ne è andato in quel momento: "Verdone è tra i pochissimi a essermi rimasto vicino".

Una trappola, assicura Cecchi Gori, come quella della cocaina trovata nel 2001 nella cassaforte della sua casa romana e che lui sosteneva fosse zafferano: "Lo zafferano era una stronzata, ma quella droga è sempre stata un mistero. Le pare che sapendo di essere perquisito avrei lasciato cocaina nella cassaforte? Ce la misero apposta: calunnia, calunnia, qualcosa resterà. Poi la cocaina è una barzelletta, non fumo, non bevo, ho fatto sempre sport".

La malattia è stato lo scoglio finale, ma fondamentale per ripartire e soprattutto per ritrovare sua moglie Rita Rusic: "Mi è stata vicina mentre ero malato. Mi ha dato forza per smascherare i banditi e le sanguisughe che cercarono di depredarmi e isolarmi. Mi riprendo tutto. Spero ancora di fare qualche film".

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