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Giovedì, 25 Aprile 2024
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"Uno degli interventi più complessi". Parla il chirurgo di Fedez, due mesi dopo

A marzo il dottor Massimo Falconi ha fatto parte dell'equipe che ha asportato il tumore al pancreas del rapper

Botta e risposta social tra Fedez e il chirurgo Massimo Falconi, tra i medici dell'equipe che ha operato il rapper a marzo. Se ieri il cantante ha confermato che l'intervento è andato a buon fine e che "al 90%" tutto dovrebbe andare per il meglio perché "il tumore non ha preso i linfonodi", adesso è il dottore a specificare il suo punto di vista circa l'operazione. L'intervista di Falconi, pubblicata dal Corriere della Sera, ha ricevuto in risposta un messaggio social dell'artista: "Per sempre grato ai dottori che mi hanno salvato la vita, e profondamente vicino alle famiglie che stanno affrontando situazioni analoghe", ha scritto. 

"Asportati più organi". Si può avere una vita normale?

L'operazione, si diceva, è stata davvero importante: Fedez è stato sottoposto ad asportazione di duodeno, cistifellea, pancreas e un pezzo di intestino. Si può avere una vita normale? "Pur avendo eliminato diversi organi e viscere, viene ricostruita la continuità fra i vari tubi dell'apparato digerente - risponde il dottore - E certo che si può vivere bene come Federico dimostra da splendido testimonial. È uno degli interventi più complessi, per questo servono centri e chirurghi di grande esperienza". 

Sei le ore totali in sala operatoria. Poi, a distanza di tempo, il referto istologico, utile per comprendere se il tumore è già andato in circolo. "Tutte le malattie neoplastiche a potenziale aggressivo possono “rilasciare” cellule neoplastiche lungo due vie - spiega il chirurgo - quella linfatica e quella ematica migrando nei linfonodi e/oa distanza. L'assenza di coinvolgimento linfonodale rappresenta quindi una malattia meno aggressiva o colta più precocemente". 

E a Fedez sembra andata bene. Nella conferenza stampa di ieri, indetta per lanciare "Love Mi", il rapper ha anche parlato della classificazione della sua malattia, dicendo che il suo tumore era "G1, il che vuol dire “tanto culo”…". Ma cosa significa, tradotto in un linguaggio medico? "Alcune neoplasie, come i tumori neuroendocrini e quelle del seno, si avvalgono di un parametro prognostico aggiuntivo che può aiutarci ad interpretare l'aggressività della malattia. Attraverso una metodica particolare viene ricercata una proteina nel tessuto tumorale che si chiama Ki67 che ci dice quale sia l'indice proliferativo delle cellule neoplastiche. Si esprime in percentuale da 1 a 100 e G1 significa che la proliferazione è inferiore al 3% delle cellule neoplastiche, quindi, molto bassa", precisa oggi Falconi.

Chi è il professor Massimo Falconi

Il professor Massimo Falconi è primario dell'Unità di Chirurgia del Pancreas, nonché direttore del Pancreas Translational & Clinical Research Center dell'IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano e Professore Ordinario di Chirurgia all’Università Vita-Salute San Raffaele.

Il suo percorso formativo inizia con il conseguimento della Laurea in Medicina e Chirurgia all'Università degli Studi di Verona, dove si specializza poi in Chirurgia Generale e in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva.
Il suo H-Index è pari a 79 (Scopus) ed  è autore o co-autore di oltre 450 articoli peer-reviewed pubblicati in riviste ad alto Impact Factor (tra cui Nature, New England Journal of Medicine, Journal of Clinical Oncology, Annals of Oncology, British Journal of Surgery, The Lancet, Annals of Surgery), ricopre il ruolo di Area Associated Editor per la sezione dei tumori del pancreas e neuroendocrini della rivista Digestive and Liver Disease, testata ufficiale delle Società Gastroenterologiche italiana e francese.

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