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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Fabrizio Corona e il tentato omicidio: "Tanti mi vorrebbero morto”

L’ex fotografo dei vip racconta uno dei due presunti tentati omicidio commissionati contro di lui, la sua ossessione per il denaro, le donne e il sistema “già di per sé corrotto” che lui da “furbo navigato” ha “sfruttato e fregato”

La criminalità, il carcere, il denaro, il “sistema”. Fabrizio Corona si confessa a Candida Morvillo sul Corriere della Sera in occasione dell’uscita della sua autobiografia “Come ho inventato l’Italia”, pubblicata da La Nave di Teseo di Elisabetta Sgarbi, la casa editrice dell’intellighenzia milanese. 

Nell’intervista Corona racconta la storia di uno dei due presunti tentati omicidi che sarebbero stati commissionati ai suoi danni. Due albanesi si sarebbero presentati un giorno nel suo ufficio per chiedergli soldi per un creditore, un suo ex cliente nipote di un potente, che gli aveva però già fatto causa. Finisce in rissa, poi un emissario di una “famiglia balorda” si va vivo per parlare con lui, per dirgli che “sono venuti due albanesi per comprare una pistola e noi, prima di vendere una pistola, vogliamo sapere a che servirà” e che i suoi “si sono messi di mezzo perché mi rispettano”, dice Corona. Quella pistola, sostiene, sarebbe servita “a spararmi, immagino a gambizzarmi”. A un successivo incontro tra Corona, l’emissario, (“grossissimo e sul cucuzzolo della testa rasata aveva tatuata la sigla Acab”), gli albanesi e il creditore, tutto finisce nel nulla: “Ha capito il messaggio e non s’è più visto”. 

Fabrizio Corona: "Tanti mi vorrebbero morto"

“Io penso che morirò ammazzato”, afferma Corona. “Ho fatto sei anni di carcere, anche con criminali efferati di cui ho dovuto essere amico per salvare la pelle e che, quando escono, sanno dove trovarmi. Ora, arrivano e dicono: prestami diecimila euro. E io: 'sto cavolo' - dice Corona - Poi, dai domiciliari, esco per andare allo Smi, un centro di recupero di esecuzione penale, e lì ci sono altri criminali, che pure vogliono favori. Prima, davo retta, ora, fingo di non sentire, li mando a quel paese. E questa è gente che se la prende. Tanti mi vorrebbero morto”. 

Il soldi “sono la mia grande malattia”, ammette Corona. “Mi danno il senso del raggiungimento del successo e dell’identità. Sto cercando di curarmi con uno psicologo e due psichiatri”. L’ex fotografo dei vip si dice tentato da un ritorno all’anonimato, ammettendo di sentire “il peso dell’eco come mai prima prima”. “Non voglio più esser quel Corona che va contro le regole, che va in discoteca, litiga”. 

Fabrizio Corona: "Non sono mai stato un criminale, ma un furbo navigato"

Dal suo libro conta di trarre una docuserie, la cura regia è probabile che sia affidata alla ex Asia Argento. “Io non sono mai stato un criminale, sono un furbo navigato che non ha fatto male alla povera gente, ma ha sfruttato e fregato un sistema già di per sé corrotto”. Un mondo che Corona sostiene di aver creato “a mia immagine e somiglianza, perché  ci ho guadagnato e l’ho colpito da anarchico. Il mio obiettivo era entrarci per distruggerlo, perché mio padre (il giornalista Vittorio Corona, ndr) da quel mondo, è stato sconfitto e io l’ho voluto vendicare”. Ammette che oltre ad aver “inventato l’Italia”, l’ha anche peggiorata, ma che gran parte del “popolo di Corona” vede soltanto il suo “lato nero”, definendendosi “un mito negativo” però “da non seguire”.

Fabrizio Corona sui soldi delle ospitate dalla d'Urso: "Cachet ridotti del 50%" 

Corona dice spesso di “essere dio”, e sostiene: “Se non fossi un dio, ora sarei, brutto, grasso, finito. Invece, continuo ad andare in tv e fare cinque punti di share, ogni anno faccio un marchio diverso e la gente lo compra e, se non fossi ai domiciliari, sarei ancora il più richiesto nei locali. Se tornassi a fare Fabrizio Corona sarei ancora un uomo da tre milioni di euro l’anno”. Eppure la notte dice di essere tormentato dai flashback di quello che ha vissuto in carcere, “come i reduci del Vietnam” e di dover prendere medicine per dormire. 

"Con Belén e Nina Moric non era vero amore"

Corona comunque si dice cambiato, a partire “dall’ultimo dei cinque arresti: ero stanco, ero grande e quando mi hanno chiamato per dirmi che Carlos era ricoverato, ho pensato che, se non mi facevo arrestare, lui non sarebbe finito in ospedale”. Il figlio Carlos per lui ha “dei momenti psicotici. Quando arrivano, essendo un’anima fragile, si fa influenzare da terzi”. Nel libro Corona dice che all’inizio quel figlio era un progetto editoriale”. Lo era nel 2002, ammette, “oggi nel 2020, non è più così”. Ma “a quei tempi, non esistevano i social, però c’era la copertina, la sfilata col pancione, l’esclusiva del parto… Oggi, il 99 per cento degli influencer ha figli come progetto editoriale. Fedez e Ferragni coi figli aumentano le visualizzazioni, vendono emozioni, monetizzano”. 

“Sono progetti anche gli amori”, afferma Corona. “Io, più Belén Rodriguez o Nina Moric diventavano famose, più le amavo. Ma ora so che non era vero amore”, ammette, perché “se ami, non potresti fare quello che fai alle persone con cui stai.  Tipo ho venduto le foto di me e Belén che facevamo l’amore alle Maldive e ho finto di cercare, disperato, chi aveva osato scattarle”. Per Nina Moric e Belén Corona ha firmato contratti trattenendo per sé a loro insaputa l’80, 90 per cento del cachet, ricorda Candida Morvillo. “Però, le ho create e fatte diventare quello che sono diventate”, ammette lui. 

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