Heather Parisi: "La seconda quarantena a Hong Kong? Ecco come stanno davvero le cose"
La ballerina americana vive nel territorio autonomo della Cina da dieci anni insieme al marito Umberto Maria Anzolin e ai figli
"Vorrei fare un po’ di chiarezza dopo aver letto su alcuni quotidiani italiani notizie inesatte (parecchio inesatte) relative alla situazione a Hong Kong, in particolare con riferimento alla presunta “riapertura di uffici, negozi e fabbriche” (ma quali fabbriche ci sono a Hong Kong?!?) e a una seconda quarantena". Comincia così il lungo post pubblicato su Instagram in cui Heather Parisi spiega come stanno le cose nel territorio autonomo del Sud Est della Cina, dove vive. Nelle ultime ore, infatti, in Italia hanno iniziato a circolare notizie a proposito di un nuovo picco di contagi dopo l’allentamento delle misure restrittive e di una presunta nuova stretta.
La ballerina americana, che risiede da dieci anni ad Hong Kong insieme al marito Umberto Mariza Anzolin e ai loro due figli, sostiene che la vicenda sia diversa da come è stata raccontata nel nostro Paese. "Dalla settimana scorsa - precisa - a seguito dell’esplosione di qualche centinaio di casi, quasi tutti riferiti a persone rientrate a Hong Kong, il governo ha deciso di introdurre l’obbligo di quarantena per chiunque arrivi a Hong Kong dall’estero e di chiudere i luoghi pubblici e privati destinati ad attività sportive. Credo che sia compito di chi fa informazione di verificare fonti e notizie prima di pubblicarle. A meno che l’unico compito sia quello di indirizzare l’opinione pubblica verso determinati stati d’animo".
"Ecco le misure del governo di Hong Kong"
Quindi Heather spiega quali sono state le misure anti-contagio prese dal governo locale. "A Hong Kong non c’è mai stata nemmeno una “prima” quarantena intesa come obbligo per i cittadini di rimanere a casa. E non c’è nemmeno ora una seconda", scrive. "A Hong Kong non sono mai state chiuse le attività commerciali di alcun genere. E non sono chiuse nemmeno ora. A Hong Kong non sono mai stati chiusi gli uffici, ma è stata invitata la cittadinanza a lavorare da casa laddove era possibile e quindi su base esclusivamente volontaria".
E ancora: "A Hong Kong non sono mai stati chiusi i ristoranti. Dal 27 marzo è stato introdotto l’obbligo di diminuire del 50% la capienza dei coperti, di rispettare la distanza di un metro e di non preparare tavoli con più di 4 persone. Le scuole sono chiuse dal 24 gennaio. Sono in vigore alcune attenzioni e precauzioni come quelle della misurazione della temperatura nei punti di accesso ad edifici pubblici e privati, la igienizzazione dei trasporti pubblici. A Hong Kong l’uso della maschera è consigliato ma non è obbligatoria anche se la totalità della popolazione la indossa fin dall’inizio dell’epidemia".