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Martedì, 23 Aprile 2024

L'ennesima copertina sulla body positivity di Vanessa Incontrada

Ha ragione Sabrina Ferilli: persino Vanessa Incontrada sembra "essersi rotta le palle" di essere associata alla body positivity. O almeno così pare dall'ultima intervista di Vanity Fair, in cui alle domande sul tema - nate dall'ormai famoso servizio fotografico di Nuovo pubblicato a giugno, quello in cui l'attrice veniva immortalata in scatti volutamente ingenerosi - replica solo "con indifferenza". "Non mi ha ferito, replico con indifferenza", assicura ben due volte. Eppure, nonostante questo, lo strillo di copertina è proprio, ed ancora, "Sei bellissima". "Sei bellissima" in nome dell'accettazione di sé di cui Incontrada fu apripista nel 2011, quando denunciò body shaming all'epoca di Zelig. "Sei bellissima" che però comincia ad essere stucchevole.

Sì perché che Vanessa Incontrada sia bellissima era stato già gridato da un'intera piazza napoletana in occasione della sua ultima diretta tv su Rai Uno. Dalla pancia del Paese, direbbe qualcuno. Quella pancia del Paese a cui il messaggio di "normalizzazione" dei chili in più è destinato per antonomasia, perché ci rappresenta tutti, e che sembra ormai averlo elaborato, digerito ed assimilato. E ancora, era stato già gridato da una levata di smartphone che si era innalzata in sua difesa in occasione dello sgambetto di Nuovo, un mese fa. E quindi insomma, sebbene ribadirlo in una copertina non comporta certo alcunché di negativo (nessuna battaglia sociale è controproducente, neanche quella opportunista degli influencer stipendiati dalle multinazionali ndr), la notizia questa volta, cioè l'ennesima, fa però alzare gli occhi al cielo. Perché il tutto ha oramai il sapore della beatificazione, più che della genuinità. E questo genera l'effetto opposto all'empatia, ovvero la noia.

La sottile linea di confine tra body positivity e retorica

Conosciamo ormai il limite tra body positivity e retorica. Ed è l'ammiccamento. Ammiccamento a se stessi e al pubblico. Per il gusto della lusinga. Ovvero per la celebrazione o l'autocelebrazione di chi si scatta una foto in bikini volutamente "imperfetta" allo scopo di guadagnare immedesimazione del pubblico e like a strascico su Instagram. Ma Vanessa Incontrada non è Giorgia Soleri, non dovrebbe aver bisogno di continuare a calcare unicamente l'etichetta identitaria della battaglia sociale per proseguire nella costruzione del personaggio. È una artista e non un'influencer, un'artista che quest'anno le indiscrezioni volevano ad un passo dalla co-conduzione del Festival di Sanremo. E certo, la battaglia del corpo è parecchio utile in termini di immagine, ma dovrebbe essere ormai assodata e parziale nel percorso professionale. 

Anche perché, infine, di fronte all'ennesima copertina sull'accettazione di sé, si potrebbe pure rispondere con provocazione, ovvero come farebbero i migliori maestri provocatori dell'Internet, cioè facendo notare che è proprio continuando a puntare i riflettori sul corpo, che se ne continua a sottolineare la presunta anomalia. E che se a giugno "normalizzare" era fare spallucce di fronte alle foto pubblicate dal direttore Riccardo Signoretti (perché, se davvero siamo inclusivi, allora non dovremmo vedere nulla di strano nel nuovo corpo di Vanessa), stavolta sarebbe stato farle una volta ancora. 

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