rotate-mobile
Martedì, 23 Aprile 2024
Violenza domestica

Luca Tommassini e l'incubo del padre violento: "Con un calcio mandò mia madre in coma"

Un'infanzia tragica che ha segnato la vita del coreografo e regista

Luca Tommassini è tornato a parlare del padre violento che non gli ha mai fatto vivere l'infanzia. È diventato grande in fretta, si è addossato responsabilità e doveri che mai avrebbe pensato, ma insieme alla madre si è ricostruito una vita ed è diventato un professionista di successo. Il coreografo e regista ha raccontato il passato e la rinascita in un'intervista a Vanity Fair dove non usa mezzi termini e le sue parole sono strazianti.

Cresciuto a "schiaffi e pugni" ha visto la madre finire in coma per un calcio alla schiena sferrato dal padre: "Era andata in coma. Mi sono trovato in ospedale solo con lei, perché anche i parenti ci urlavano addosso che non poteva essere vero, che la mamma non era stata colpita, ma era caduta". Troppo spesso chi è vittima di violenza deve fare i conti con una famiglia che non comprende, non aiuta e non sostiene, questo - oltre alla violenza - è forse l'aspetto più tragico: il sentirsi da soli.

"Tommassini: "Mio padre mi chiama froce**o"

Luca Tommassini e il coraggio di reagire per se stesso e la madre

"La violenza, a casa nostra, era un fatto quotidiano. Quando non mi maltrattava, mio padre mi ignorava. Non mi ha mai chiamato per nome, e ancora adesso, ogni volta che qualcuno lo fa, io mi emoziono. Ma quello che ho patito di più è stata la violenza sulla mia mamma. Ho assistito agli abusi per ogni singolo giorno, per diversi anni, prima di cominciare a reagire" parole strazianti quelle di Tommasini a Vanity Fair.

Lui e la madre di sono fatti forza: un giorno a pranzo il padre stava minacciando la mamma con una bottiglia di vetro rotta, a quel punto Luca si è mezzo in mezzo ed è riuscito a mandare via il padre, aveva 11 anni. Da quel momento non l'ha più visto, se non poco prima che morisse per infarto. Dopo un lungo soggiorno negli Stati Uniti è tornato in Italia per un lavoro con Heather Parisi "è allora che sono andato a trovarlo e che, in qualche modo, ci siamo ritrovati. Mi disse che gli dispiaceva per quello che aveva fatto a me e alla mamma. Non era più in salute, si rigettava fragile e probabilmente, sentendosi in colpa, voleva ripulirsi la coscienza". Luca non lo ha mai perdonato e pensando agli anni passati si chiede se forse sarebbe stato meglio averlo affrontato per dirgli che "ci aveva fatto molto più male di quanto pensava, perché non credo che lui non l’abbia mai capito".

Le ferite oggi sono cicatrizzate, ma ben visibili: ha avuto problemi a parlare per colpa della vergogna, si sente ancora "insicuro, e mi succede, come allora, di avere attacchi di panico" che prima cercava di tenerli nascosti per non far soffrire la madre che continua a vedere l'ex marito come l'uomo della sua vita e spiega che ha fatto fatica "a farle accettare che era un mostro, anche se adesso, finalmente, lo riconosce".

Adesso Luca Tommassini aiuta a fuggire dalla violenza altre vittime collaborando con Pangea (organizzazione no profit che dal 2002 lavora per sostenere lo sviluppo economico e sociale delle donne e delle loro famiglie, ndr) e a tal proposito ha affermato "molti dei problemi miei e della mamma sarebbero stati risolti. Pangea ti aiuta a liberarti, ti dà una casa, ti protegge, cerca di farti lavorare".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Luca Tommassini e l'incubo del padre violento: "Con un calcio mandò mia madre in coma"

Today è in caricamento