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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Catherine Spaak, l'emorragia e il racconto della malattia: "Mai vergognarsi"

Due anni fa l'attrice, morta in queste ore, fu colpita da una emorragia cerebrale. Tornata in tv, lanciò un appello al pubblico

"Voglio che alle persone arrivi un messaggio: se siamo malati non dobbiamo vergognarci". Così Catherine Spaak, morta in queste ore all'età di 77 anni, parlava nel settembre di due anni fa in tv al termine di un lungo percorso di riabilitazione seguito ad una emorragia cerebrale. "Tante persone che hanno problemi di salute tendono a nasconderlo - disse in merito alla malattia a Storie Italiane, ospite del programma di Rai Uno condotto da Eleonora Daniele - Sei mesi fa ho avuto un’emorragia cerebrale e, successivamente, delle crisi epilettiche dovute alla cicatrice". 

"Persi la vista e la capacità di camminare, mi dissero che non sarei arrivata al giorno dopo"

"Non sono venuta qui solo per parlare del mio film", chiarì subito, all'epoca, la Spaak, che sarebbe tornata di lì a poco al cinema con la pellicola La Vacanza. Il suo obiettivo era un'altro. Era lanciare un appello al pubblico. Appello che resta vivo anche oggi che l'attrice è scomparsa: "Voglio che alle persone arrivi un messaggio: se siamo malati non dobbiamo vergognarci". Parole che arrivavano alla fine di un percorso affrontato con determinazione dall'attrice belga: contestualmente all'emorragia, infatti, Catherine perse la vista e la capacità di camminare. La notte dell'emorragia, i medici le dissero che "probabilmente non sarei arrivata all’alba del giorno dopo".

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"Un’emorragia non fa piacere a nessuno - continuava - ma oggi qui con il sorriso, con la capacità di ragionare e di parlare, ma anche di ribellarmi. Non ho perso la mia grinta e il mio coraggio. Dico a tutti che si va avanti". Un racconto che, di lì a poco, proseguì nel corso della trasmissione "I Lunatici", in onda su Rai RadioDue, in cui il messaggio fu lo stesso, tanto che definì la malattia "una prova da affrontare con coraggio ma anche serenità"

"I medici sono stati angeli"

Costretta ad un lungo ricovero in ospedale,  i suoi ringraziamenti più sentiti andavano al personale sanitario che l'aveva supportata e curata. "Medici e infermieri sono stati angeli, mi hanno fatto rinascere, sorridere di nuovo alla vita e al mondo", disse. 

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