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Martedì, 16 Aprile 2024
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"Chi fa sesso con chi?", Michela Murgia risponde alle domande intime sulla sua famiglia queer

La scrittrice chiarisce sui social il rapporto con le persone che ha scelto di avere accanto

Dopo aver presentato la sua famiglia queer, Michela Murgia chiarisce sui social il tipo di rapporto che c'è tra loro. La scrittrice, che appena una settimana fa ha rivelato di avere un tumore al quarto stadio che probabilmente non le concederà ancora molto tempo per vivere, ha scelto di avere accanto non un solo compagno o compagna, ma appunto una famiglia non di sangue, fatta di legami profondi che non definisce con termini convenzionali. "I ruoli sono maschere che i sentimenti indossano quando e se servono, altrimenti meglio mai" ha spiegato, aggiungendo: "Usare categorie del linguaggio alternative permette inclusione, supera la performance dei titoli legali, limita dinamiche di possesso, moltiplica le energie amorose e le fa fluire".

In teoria tutto chiaro, "ma in pratica?" si chiedono in molti. Così, dopo essere stata travolta da domande in merito, Michela Murgia chiarisce tutto in un post su Instagram. "'Ma alla fine, chi scopa con chi?'. Questa domanda compare in decine di messaggi che mi sono arrivati dopo il post sulla queer family - scrive - Potrei dire che il desiderio è personale e ciascuno nel mondo lo vive come e con chi vuole in ogni situazione, compreso chi ha una famiglia tradizionale. Invece la domanda merita una risposta articolata, perché rivela il meccanismo di iper-sessualizzazione che si innesca ogni volta che parliamo di organizzazione dei rapporti in modo 'non tradizionale'. Perché sessualizziamo così tanto le famiglie non tradizionali e romanticizziamo quelle binarie? Perché legittimare un solo modello implica proprio questo: indurci a pensare che le cose in quella cornice avvengano in modo 'normale' e che tutte le altre situazioni siano luoghi senza regole, dove si praticano stravizi sessuali in una specie di orgia permanente e instabile". 

La scrittrice va dritta al punto: "Vi svelo un segreto: esattamente come tutte le famiglie, una famiglia queer è un posto dove si organizza la responsabilità reciproca, non le scopate. Ho trovato casa, per le rate un modo troveremo, organizziamo il lavoro, curiamo le fragilità, ritira la tintoria, bagna le piante, ho preso gli agretti per la cena insieme di domani, mamma ti manda il panettone, non preoccuparti di questo, chiama l'idraulico, ci penso io, ci pensiamo noi. Nessun 'ti amo' varrà mai quanto un 'ci penso io' - continua - Dentro a questa dinamica ci sono rapporti che visti da fuori appaiono tradizionali e dentro alla famiglia queer si aprono, rivelando potenzialità enormi. La proprietà non si esercita sulle persone. Per chi arriva in questo sistema non è sempre facile". 

Infine un aneddoto molto esplicativo: "Una volta iniziai a uscire con un uomo che certamente non aveva la queerness in testa ed era molto destabilizzato da noi. Chiesi a mio figlio 'tu non sei preoccupato che quest'uomo richieda molto e sappia dare solo dentro quello schema?' Mi disse: 'Tu sei mia, io sono tuo e lui è nostro: come posso essere preoccupato?'. Aveva vent'anni e già tutti gli aggettivi esatti: sembrano possessivi, sono moltiplicativi".

Il post di Michela Murgia

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