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Sabato, 20 Aprile 2024
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Michela Murgia torna a parlare della malattia, nel giorno del compleanno: "Lascio andare ciò che non è vitale"

Michela Murgia nel giorno del suo 50esimo compleanno è tornata a parlare della malattia, ma lo ha fatto in un modo inconsueto

Michela Murgia e la malattia. La scrittrice non ha mai nascosto di avere dei problemi di salute, anche se non ha mai rivelato quali fossero precisamente. A febbraio 2022 aveva comunicato di aver iniziato l'anno in terapia intensiva e che da quel momento la sua vita avrebbe preso un ritmo diverso: "Sto seguendo una cura lenta che richiederà ritmi molto diversi da quelli a cui ho sempre vissuto e lavorato. Certe cose potrò farle, ma altre no e i lunghi spostamenti e le situazioni fisicamente performative per adesso sono fuori dalla mia portata".

Murgia e il bilancio, particolare, della sua vita nel giorno del suo compleanno

A distanza di cinque mesi Murgia racconta come sta affrontato questo percorso e la convivenza con le cure, ma lo fa in un modo particolare: nel giorno del suo compleanno e parlando di abiti. Il 3 giugno ha festeggiato 50 anni e invece di mostrare i regali che le sono stati donati, ha deciso di mostrare cosa lei ha regalato ai suoi amici. Un modo per rinnovarsi e reinventarsi perché come lei stessa spiega è fondamentale lasciar andare ciò che non è vitale: "Questa è una delle cose più importanti che ho capito in questi mesi di cura della malattia e di santa igiene di vita e relazione".

"Così per il mio cinquantesimo compleanno ho aperto l’armadio - spiega ancora la scrittrice - che esplodeva di cose accumulate negli anni, e ho scelto cinquanta capi che lungo la vita hanno vestito la persona che sono stata, ma che adesso non sono più". Gli abiti "rivivranno negli armadi delle amiche e degli amici, insieme alle parole con cui ho scelto di lasciarli andare".

"Che si tratti di vestiti, persone o situazioni, scegliere chi o cosa non trattenere è spesso doloroso, ma oggi forse il mio traguardo è questo: ho più voglia di crescere che paura di rincrescere. È un pensiero che mi sarebbe servito di più a trent’anni, ma meglio averlo ora che non averlo avuto mai", ha concluso Murgia.

"Ha due fantasie diverse e può essere usato in entrambi i versi. L'ho comprato per quello, ma l'ho usato sempre nello stesso verso. Non ho avuto il coraggio di essere tutte le donne che poteva vestire. Non lo merito. Fallo vivere tu", recita uno dei biglietti. "Questa cappa di seta e lana cotta l'ho comprata a Istanbul durante il golpe del 2016. L'ho portata moltissimo, ma è tanto drammatica. E io il dramma anche basta, grazie. Provala, è un capo che ti trasforma", si legge su un altro e poi: "Le ho portate (delle scarpe) solo una volta al matrimonio di Claudia. Era quando volevo essere alta. Ora mi basta essere all'altezza delle mie intenzioni che comunque spesso non sono elevate. 37". Questi sono solo tre dei messaggi che Michela Murgia ha allegato agli abiti che ha donato ad amici e parenti.

Nel 2014 la lotta al tumore

Come ha lei stesso raccontato in un post su Instagram di circa un mese fa, per oltre cinque mesi non ha partecipato nè "a un festival né in tv, non salgo su un palco e non scrivo un articolo. Ho pensato solo a curarmi e stare con chi amo e ogni minuto di quel tempo di protezione mi è stato necessario". I messaggi dei fan, le brevi parole scambiate durante fugaci incontri sono stati un "nutrimento prezioso" per Michela Murgia. La cura "continua, mi ha restituito abbastanza energia per tornare a incontrare le persone" e così il 9 maggio è salita sul palco del teatro Carcano a Milano con Chiara Valerio e dal quel momento piano piano sta tornando ad essere sempre più presente. 

Per Murgia non sono i primi problemi di salute, nel 2014 quando stava scrivendo "Chirù" scoprì, e poi curò, di avere un tumore e in quell'occasione affermò che quello sarebbe stato il suo ultimo libro: "Ho deciso di scriverlo quando ho scoperto di avere un cancro. Per raccontare cose che pensavo di dover invecchiare prima di poter narrare. Invece mi sono trovata a chiedermi quanto tempo avessi ancora davanti. E ad affrontare l’idea che quello potesse essere il mio ultimo lavoro".

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