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Martedì, 23 Aprile 2024
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"Vent'anni di malattia, ma la amo ancora". Parla il marito di Monica Vitti, per la prima volta

Non aveva l’Alzheimer, ma la Demenza a corpi di Lewy: "Così mi accorsi della malattia, che lei cercava di nascondermi", racconta il regista. Fino all'ultima notte di febbraio, quando l'attrice romana è morta

"Per venti anni. Venti anni qui con lei. Per non farla mai stare sola, per non farle mai mancare nulla. Venti anni senza mai uscire di casa se non per la spesa o per fare due passi qui intorno. Ho difeso Monica, il suo desiderio di riservatezza fino alla fine, ho cercato di farla ridere quando poteva, e di tenerle sempre la mano. E lo rifarei, rifarei ogni giorno di questi venti anni che non separo dagli altri trenta. Sono stati tutti meravigliosi, perché sono stati tutti con lei". 

Lui aveva 25 anni, lei 16 di più. Lei sul set era la diva, lui batteva il ciak. Nessuno avrebbe scommesso sulla loro storia d'amore, che invece è andata avanti per 49 anni. Fino all'ultimo, fino al giorno in cui Monica Vitti è morta, al termine di una lunga battaglia contro la malattia, la Demenza a corpi di Lewy. "Io sono ancora innamorato come un pazzo", dice con la voce strozzata Roberto Russo, il marito, che per la prima volta decide di rilasciare un'intervista in cui racconta gli ultimi anni difficili ma carichi dello stesso amore dei primi tempi: "Da febbraio mi manca ogni istante un battito". 

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Non aveva l’Alzheimer, ma la Demenza a corpi di Lewy

Monica non ha avuto l’Alzheimer, come la stampa si è apprestata a scrivere, ma una malattia degenerativa che si chiama "Demenza a corpi di Lewy", data da un accumulo di proteine nel cervello che provoca disturbi gravi dell’attenzione, della parola, delle facoltà motorie e induce apatia. Fino all'ultimo, l'attrice romana si è sforzata di reagire, nonostante le molteplici difficoltà: si alzava dal letto, si siedeva su una poltrona di pelle nera in salotto e viveva insieme alle tre persone che l'hanno acompagnata nell'ultima fase della sua vita. Quella vita in cui non era più permesso a nessuno di accedere. Parliamo appunto del marito Roberto, della segretaria di Monica e della signora Mirella, che badava a lei. 

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"Così mi accorsi della malattia, che lei cercava di nascondermi"

Trincerato dietro il silenzio e la riservatezza che Monica stessa aveva richiesto, solamente oggi il regista spiega come si è accorto che qualcosa, nella testa della moglie, cominciava a non andare più. "Monica era una grande attrice, non dimenticarlo - dice a Walter Veltroni, che lo intervista per il Corriere della Sera - Lei mascherava i vuoti che si andavano moltiplicando nella sua mente. Era bravissima. Faceva leva sul fatto che, in fondo, un po’ smemorata era sempre stata. Sapeva tutti i copioni a memoria, ma magari non ricordava dove aveva lasciato le chiavi di casa. È sempre stata così". 

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E ancora: "Ma la nostra vita in simbiosi faceva sì che ogni piccolo slittamento dell’uno fosse avvertito dall’altro - continua Russo - Io mi ero accorto che qualcosa non andava come sempre. Che la memoria la stava abbandonando, lentamente ma, per me, visibilmente. La portai da un famoso medico. Lei sfoderò le sue doti di camuffamento e alla fine questo luminare mi investì dicendo che Monica stava benissimo e che ero io a dovermi far visitare. Un’altra volta la portai a fare analisi in clinica e lei si arrabbiò. Mi chiese come mi era venuto in mente, che lei stava benissimo e le analisi lo avevano confermato. Io mi scusai e le dissi che lo avevo fatto per togliermi la paura". 

Quando Monica capì di essere malata

Poi, ad un certo punto, se ne accorse anche lei, che qualcosa non andava. "Sì, una volta mi disse: “Roberto non mi ricordo questa cosa, è una cosa facile. Come mai? Cosa mi sta succedendo?”". Eppure, nonostante la malattia,  e pur nelle sue ridottissime capacità di relazione, Monica si faceva capire benissimo. Commoventi i siparietti raccontati dalla segretaria Cristina Loss, che ricorda come, se per caso lei e Mirella avevano qualcosa da rimproverare a Roberto, Monica prorompeva in un sonoro "Noooo", come a volerlo difendere. Ed era lei stessa a chiamare Roberto quando voleva vederlo. Lo faceva con il soprannome di "Papà",  ironico nomignolo dato come reazione ironica a chi diceva che lui era più giovane di lei.

La sera prima della morte

A febbraio di quest'anno, la morte. "La sera prima che morisse ci siamo accorti che qualcosa non andava. Monica non era come sempre. La mattina dopo ho chiamato l’ambulanza ma non c’è stato nulla da fare, ci siamo fermati all’ospedale più vicino... ". 

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