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Martedì, 23 Aprile 2024
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Niccolò Ghedini, il ricordo della sorella: "Vittima di body shaming, lo chiamavano Lurch"

Il lato più privato dell'avvocato padovano, a lungo legale di Berlusconi, scomparso a 62 anni a causa di una leucemia

Niccolò Ghedini è scomparso a 62 anni lo scorso 18 agosto a causa di una leucemia. Avvocato e parlamentare di Forza Italia, per molto tempo legale di Silvio Berlusconi che ha annunciato la sua morte con un commosso messaggio, Niccolò Ghedini è stato ricordato dalla sorella Vittoria Nicoletta e dal nipote Luca Favini in un'intervista al Corriere del Veneto che ha ripercorso la sua vita, dall'infanzia fino agli ultimi giorni di vita. 

Dalla morte del padre all'incontro con la moglie

Da oltre un secolo la famiglia di Ghedini si tramanda un noto studio legale in centro a Padova. Quando il padre morì, Niccolò aveva quindici anni e per lui fu un colpo molto duro: "Per fortuna eravamo una famiglia solida e ci pensò mamma Renata a tenerci uniti, compatti: mio fratello, che da giovane era anche piuttosto scapestrato, non avrebbe mai fatto nulla che potesse deluderla" racconta oggi Vittoria parlando del fratello che di lì a poco si sarebbe fidanzato con Monica Merotto, poi diventata la moglie con cui ha condiviso tutta la vita.

Negli anni Ottanta, insieme al collega Piero Longo, Ghedini assunse la difesa di Marco Furlan, il serial killer di Ludwig. Un caso che gli portò grande popolarità: "Non era vanitoso ma aveva capito che anche l’aspetto mediatico aveva un certo peso" dice ancora Vittoria, "Sapeva argomentare, anche perché studiava molto. In poco tempo imparò a vincere l’innata riservatezza e a stare davanti alle telecamere, capacità che gli tornò utile dopo il suo ingresso in politica, quando ospite di Michele Santoro si trovava a replicare alle invettive di Marco Travaglio".

"Mio zio era un intellettuale: soffriva d'insonnia e trascorreva le notti a leggere ogni genere di libro" aggiunge il nipote Luca, descrivendolo come preparatissimo in ogni argomento, dalla cucina alle arti marziali, oltre ovviamente al Diritto. 

L'incontro con Berlusconi e le offese personali

L'incontro di Niccolò Ghedini con Silvio Berlusconi risale agli anni Novanta. "A Silvio l’ha legato un’amicizia sincera, profonda. Mi ha sempre parlato di lui come di un grande politico e di una brava persona che voleva il bene dell’Italia" commenta oggi Favini: "Insieme hanno vissuto molte avventure, professionali e umane. Giusto o sbagliato che sia, l’ha sempre difeso: nelle aule di tribunale, nella convinzione che fosse un perseguitato, e in televisione, dove i giornalisti stravolgevano la realtà".

Un legame, quello con il leader di Forza Italia, che a Ghedini costò diversi attacchi, anche sul piano personale: "Attaccavano lui per attaccare Berlusconi. E spesso le offese scendevano su un piano personale: dicevano che era brutto, lo chiamavano Lurch, come quello della Famiglia Addams... Oggi si direbbe che era vittima di body shaming" dice la sorella; "Ricordo che veniva sbeffeggiato anche per il suo pallore. Un giorno mi disse: “Se la pelle è bianca come le pagine di un libro, in aula incuti più rispetto e soggezione”" è il ricordo del nipote: "Il suo insegnamento è anche questo: saper tirare fuori il meglio da ciò che hai a disposizione".

La malattia 

Un anno e mezzo fa la scoperta della malattia che non gli impedì di continuare a lavorare: "Vista la sua cultura aveva capito immediatamente la gravità della situazione" racconta Vittoria parlando della leucemia che ha causato la prematura scomparsa del fratello Niccolò: "Ad ogni modo si sottopose subito alle cure e intanto continuava a seguire il lavoro: mi chiedeva di aggiornarlo, mi dava consigli, mi spronava a fare sempre bene". 
"È stato un soldato", ha infine concluso il nipote: "Ha affrontato la malattia, e poi la morte, con la stessa dignità che l’ha accompagnato per tutta la vita".

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