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Martedì, 23 Aprile 2024
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Pupo e il 'peso' di avere due compagne: "Mi invidiate? Fate male. È difficile, come essere il presidente Usa"

Il tentato suicidio, le relazioni poliamorose e quello sgarbo fatto dalla Rai: Pupo si racconta

Pupo sta per partire con un tour che lo porterà in giro per il mondo nei prossimi due anni, questa è stata l'occasione per tornare a raccontarsi, togliersi qualche sassolino dalla scarpa e sottolineare come la sua vita, tanto invidiata, in realtà non sia mai stata - e non sia tutt'ora - rosa e fiori.

"Sono come i setti Re di Roma. Difficili ricordarli tutti", scherza parlando dei suoi vizi in un'intervista al Corriere della Sera. "Chiaramente ho desiderato la donna d’altri. Ho tradito spesso. Poi vado forte con la superbia. Sì, superbo e arrogante, anche se non sembra. La superbia mi ha salvato da un sacco di attacchi che avrebbero potuto minare la mia incolumità fisica e psicologica. Sì, un po’ di superbia non guasta". Poi al liceo arrivarono le prime imitazioni dei professori e esibizione dopo esibizione capì che lo spettacolo sarebbe stato la sua strada. Pianoforte e chitarre le ha imparati a suonare da autodidatta, la musica la sa leggere ma "come un bambino principiante. Insomma mi fermo all’abc del pentagramma".

Pupo, le compagne, le figlie e l'amore

Oltre alla carriera e ai vizi (tra cui il gioco d'azzardo che lo ha portato ad un'importante crisi economica), Pupo, nome d'arte di Enzo Ghinazzi, è da anni al centro di numerosi gossip per la sua vita amorosa. Vive, infatti, con la moglie e "l'amante", che amante non è più da anni, in una condizione di convivenza poliamorosa che in molti gli invidiano. Pupo però ha una visione meno romantica della sua vita: "Mi invidiano. Fanno male. È un percorso che non ho scelto io. Perché è difficile. C’è sofferenza. È troppo facile liquidarlo così. Io oggi ho 67 anni, mia moglie Anna ne ha quasi 70, Patricia ne ha 62. Sto da 50 con la moglie, da 33 con l’amante". "E lei pensa che sia stata una cosa semplice? O che io possa consigliare alle mie tre figlie o a chiunque altro un rapporto pluri-amoroso come il mio? Ma non ci penso nemmeno", aggiunge il cantante che spiega anche come l'invidia provata verso di lui o personaggi come "Berlusconi, il presidente degli Stati Uniti o i miliardari" è invidia inutile perché le persone "non sanno niente su quello che comporta affrontare percorsi di questo genere".

Pupo però non si pente delle sue scelte, ma ammette che oggi forse sarebbe stato più semplice. "Ho avuto a che fare con due donne speciali. Non sono io lo speciale, sono loro", aggiunge poi e proprio riguardo al suo non essere speciale spiega che "dopo aver sbagliato tanto e dopo aver raccontato un sacco di fesserie, dopo aver mentito tanto, dopo aver tolto la dignità alle donne che mi sono state accanto, ecco io da queste due donne sono stato migliorato. Loro mi hanno insegnato la lealtà".

Con le figlie ha un rapporto splendido e tutte vanno d'accordo tra di loro, il suo nipotino, figlio di Valentina, ha 8 anni e chiama "nonna sia Anna che Patricia. Ho altri due nipoti, Leonardo (22 anni) e Viola (12), figli di Ilaria, la mia figlia più grande. Una famiglia allargata ante litteram".

Il lavoro, i debiti e il tentato suicidio

I suoi maggiori successi sono stati negli anni '70 e '80, ma ancora oggi registra sold out per i suoi concerti, Pupo ha una risposta chiara: "Il pubblico viene per ascoltare la mia vita. Oltre alla musica ci sono filmati e mia figlia (Clara, 30 anni) che canta con una voce bellissima. Insieme raccontiamo la nostra storia di famiglia particolare. La gente apprezza".

L'intervista poi prende la strada dei ricordi, quelli poco piacevoli da ricordare. Nel 1989 Pupo ha pensato al suicidio, aveva debiti da 70 milioni di lire con la banca, un fido al casinò di Venezia per 50 milioni e anche gli usurai che gli stavano dietro, al casinò perse altri 50 milioni e così mentre "tornavo con la mia Jaguar riflettevo sulla mia condizione di... ricco coi debiti. Così avevo parcheggiato sulla piccola corsia d’emergenza del viadotto con l’idea di farla finita. Ero sconvolto, non vedevo vie d’uscita. Era notte, fra sabato e domenica, e i Tir non circolavano. Tutti meno uno: quello che mi sfiorò a un millimetro. Lo spostamento d’aria mosse la macchina di qualche centimetro e mi riportò alla ragione".

"A 25 anni ero miliardario" poi "pochi anni dopo ero indebitato per 7 miliardi. Gioco d’azzardo, investimenti sbagliati. Mi trovai in un vortice. Io son qui a raccontarla, ma è stato un miracolo. Irripetibile", ma "vedendo il risultato finale rifarei tutto".

Fondamentale per la sua ripresa è stato il manager Umberto Chiaramonte. A lui va il merito della ricostruzione di un'immagine artistica diversa, dopo che Freddy Naggiar, il padrone della Baby Records che lo ha "immaginato e poi costruito", lo abbandonò nel 1982. Altra figura fondamentale è stata Gianni Morandi, lui oltre ad averlo aiutato economicamente lo ha "spesso insultato e strapazzato sbattendomi in faccia quel che ero: un poco di buono, un delinquente perché tradivo le attese di mia madre e dei miei amici".

Pupo lontano dalla tv e la vittoria rubata al festival di Sanremo

"In questa tv mi ritrovo poco", questa frase riassume il pensiero del cantante di Gelato al cioccolato sulla televisione italiana oggi. "Molti ci vanno per apparire dicendo banalità - ha aggiunto - È diventata troppo cannibale, troppo fine a se stessa, autoreferenziale. Se vado in tv devo avere qualcosa di interessante da raccontare. Quello che paga la tv non cambia la mia vita. Non mi interessa aumentare la mia popolarità. Questi teatrini con artisti leggendari come Bobby Solo o Fausto Leali, sono utili solo al programma e poco e niente a chi vi partecipa", per lui o la conduzione di un programma o addio per sempre tv.

Pupo però ha voluto liberarsi di un peso, un sassolino nella scarpa che è diventato uno dei suoi dispiaceri. Nel 2010 ha partecipato con Emanuele FIliberto al Festival di Sanremo con la canzone Italia amore mio arrivando al secondo posto (quell'anno vinse Valerio Scanu con "Per tutte le volte che"). "In realtà avevamo vinto, ma alla votazione finale dei primi tre successe qualcosa di strano. Non posso fare i nomi delle persone con cui parlai in quei momenti. I veri vincitori eravamo noi. E io avevo un grosso debito di riconoscenza con la Rai con la quale stavo lavorando benissimo e non volevo fare casini".

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