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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Tananai si racconta: "Ero obeso, saltai qualche mese di scuola per non farmi vedere"

Il cantante 27enne ha ripercorso la sua infanzia fino al successo arrivato dopo il Festival di Sanremo

Tananai, al secolo Alberto Cotta Ramusino, si è raccontato in una lunga intervista al Corriere della Sera a qualche ora dall'uscita del suo album Pasta. "Mio nonno Pino ci aveva azzeccato. Sono ancora un tananai" ha esordito il cantante 27enne, oggi in auge grazie al brano di successo La Dolce Vita cantato con Fedez e Mara Sattei, spiegando l'origine del suo nome d'arte che è una parola in uso nei dialetti del nord per indicare dei bambini particolarmente vivaci. "Mi chiamava così, non ero un tranquillo, facevo sempre suonare i bicchieri con le forchette. È morto quando avevo 7 anni, il nome d’arte è un omaggio all'unico in famiglia che non sono riuscito a stressare con la mia musica".

Musica che ha iniziato a circolare paradossalmente dopo il suo ultimo posto al Festival di Sanremo, quando una serie di post e battute hanno fatto balzare la canzone Sesso occasionale in cima alle classifiche.

Ma chi era Alberto prima della notorietà? Nato a Milano l'8 maggio 1995 e cresciuto a Cologno Monzese, Tananai ha raccontato la sua infanzia, la sua "vita di periferia tranquilla" durante la quale si è sentito anche destinatario di qualche battuta sul suo aspetto fisico: "Ciccione e qualche spintone quando ero un ragazzino obeso. Non direi bullismo, anzi, nulla in confronto ai tweet di Sanremo" ha spiegato. "In seconda media ero 1 metro e 50 e pesavo 82 chili. Adesso ne peso 76 e sono 1 e 82... Ho anche saltato qualche mese di scuola perché non volevo farmi vedere: ero in carrozzina per un problema a un ginocchio" ha aggiunto ancora: "Quell’estate ho iniziato a mangiare bene, sono arrivati gli ormoni che mi hanno fatto crescere in terza, quando ho iniziato a piacere alle ragazzine, pensavo mi prendessero in giro".

Tananai e l'amore

Quanto all'amore, Tatanai ci va cauto anche per via di esperienze passate. "Non ho fretta di crescere o l’ansia di raggiungere una condizione", ha confidato: "Quando a 20 anni sono uscito di casa, sono andato subito a convivere con una ragazza. Ho fatto una cazzata. Quando è finita dopo due anni e mezzo ho scritto “Giugno”, un brano triste. È la canzone che mi ha fatto capire che scrivere è un mezzo di espressione, è terapeutico". E un ricordo delle storie passate, di una in particolare, passa anche attraverso una canzone, "Estate" dei Negramaro: "Mi ricorda la prima volta che mi sono innamorato da ragazzino e anche il primo palo... Ero sul lago di Garda, lei si chiamava Sofia. Non avevo mai provato quella sensazione e ogni volta che sentivo e sento quella canzone tornano le farfalle nello stomaco".

Se rifarebbe Sanremo? "Quello che ho fatto sì. Un altro dipende dalla canzone" ha ammesso: "Non ci puoi andare solo per ma manie di protagonismo, altrimenti è come con la droga, a un certo punto finisce".

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