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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Teo Teocoli, un'infanzia difficile: "Mio padre mi picchiava"

Lo showman, da anni lontano dalla tv, si racconta a 360 gradi in un'intervista al Corriere della Sera

E' tornato al suo primo amore Teo Teocoli, il cabaret. Da anni lontano dalla tv, lo showman è rinato, come racconta in un'intervista al Corriere della Sera: "Ho ritrovato la mia serenità grazie a quattro donne speciali, mia moglie Elena e le mie figlie Anna, Chiara e Paola che m'hanno cosparso di zucchero. Uscire dalla televisione all'inizio m'ha fatto incavolare ma ora sono felice: canto, racconto storie, mi chiedono di fare Peo Pericoli e Caccamo e io zac glieli faccio. Dopo i bis con i ragazzi dell'orchestra si prende la macchina, un panino al formaggio, minerale e via a casa alle 5 del mattino. Mi sento di nuovo giovane".

Proprio così iniziò tanti anni fa, facendo da spalla a Massimo Boldi, Gene Gnocchi, Antonio Albanese, Massimo Lopez e molti altri. Sempre goliardico e con la battuta pronta, ma nel suo passato non sono mancati grandi dolori. Un'infanzia difficile, trascorsa alla periferia di Milano, con una madre che lavorava tutto il giorno e un padre assente e violento. "Mamma veniva da una famiglia di giostrai, papà era andato in Marina sotto le bombe inglesi. Dopo la guerra siamo sbarcati a Milano, zona Niguarda-Fulvio Testi a quei tempi quasi campagna. Mamma cuciva in sartoria, papà non lavorava e non si vedeva mai, meglio perché quando arrivava mi picchiava di brutto: il classico padre-padrone. Ero un disadattato, di fronte al bidello in divisa ho pianto per ore, facevo fatica a scrivere e leggere, non capivo nemmeno il concetto di proprietà. Mi chiamavano terun, africa, baluba, altro che non incazzarsi... E' un miracolo che sia arrivato a ragioneria perché non ho mai studiato niente, giuro. M'intortavo le prof, facevo ridere anche loro".

Infine il capitolo droga, ma Teocoli non si nasconde: "Gli spinelli non li contiamo, uno dei più belli con Califano l'abbiamo fumato dopo Italia-Germania 4-3. Ho provato la metedrina, usata ai tempo da molti studenti sotto esami per studiare di notte. C'era talmente tanto da fare, come si poteva dormire? Risultato, occhi spalancati tre giorni di fila e da lì mai più. Cocaina? La prima pista ci ho starnutito su come Woody Allen in Io e Annie e m'hanno guardato storto. Poi ho imparato a non starnutire ma dire che m'abbia preso seriamente sarebbe una bugia. Fra l'altro la roba che circolava era meno pericolosa di quella di oggi. Comunque non ne vado fiero e alle mie figlie ho parlato chiaro".

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