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Martedì, 23 Aprile 2024
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Redazione

Riccardo Signoretti ha "trollato" tutti

Basta mettere in fila due eventi per spiegare come Riccardo Signoretti, con l'affaire Incontrada, abbia trollato* tutti. Tanto da mandare in tilt certi nervi ancora scoperti del movimento della "normalizzazione". Facciamolo, allora. E partiamo da due giorni fa.

Mercoledì - in occasione di una delle tante folli polemiche dell'Internet - qualcuno ha accusato l'attrice spagnola di curare troppo il suo aspetto fisico durante gli allenamenti in palestra e, per questo, di tradire la sua mission legata storicamente alla filosofia del body positivity (e dell'accettazione del proprio corpo "curvy" così com'è). Nel giorno successivo, ovvero giovedì, lo stesso pubblico di Vanessa ha invece puntato il dito contro Signoretti appunto, "colpevole" di body shaming per aver pubblicato sul proprio settimanale una foto "senza filtri" dell'attrice al mare (munita del suo corpo "curvy" così com'è, appunto, anche se più formoso del solito).

Ebbene, la giustapposizione delle due vicende - completamente sconnesse tra loro ma assolutamente speculari ed accadute (ironia della sorte) l'uno a distanza di poche ore dall'altra - racconta quanto sia fragile il sistema dell'indignazione di massa. Che presuppone l'urgenza di schierarsi, ma non lo spirito critico. Spirito critico che, se esistesse ancora e se non fosse obnubilato dal moralismo a tutti i costi, non avrebbe (paradossalmente) condannato gli scatti di Nuovo. Perché "normalizzare" ogni corpo significa infatti anche "normalizzare" la pubblicazione di certe fotografie. E con questo non intendiamo dire che quelle foto non siano state volutamente maliziose ed "acchiappa-click", bensì che noi per primi avremmo dovuto fare spallucce ritrovandocele davanti. Sempre che siamo davvero evoluti come diciamo, altrimenti siamo degli ipocriti. Eppure così non è stato. Ma andiamo con ordine.

La gente che accusa Vanessa Incontrada di fare palestra (sì, esiste)

Per chi avesse perso il Vanessa Incontrada Gate, torniamo indietro di tre giorni. A quando cioè il nome dell'attrice spagnola comincia ad essere associato alla dicitura "body shaming". E' martedì 7 giugno ed il motivo è dei più scellerati: alcuni utenti accusano l'ex modella di incoerenza poiché proprio lei, paladina dell'accettazione del proprio fisico (dopo Zelig acquistò diversi chili, raccontando di aver sofferto per il giudizio altrui, ndr), una mattina si è svegliata ed ha deciso di andare a farsi una corsa. "Vanessa, anche tu? Fotografata mentre corri? Mi crolla un mito", scrive un utente. "Anche tu come tutte", aggiunge un altro follower dal cuore infranto. Insomma, la colpa di Vanessa è chiara: non accettare le proprie curve e, per questo, lavorare per modellarle. La polemica - il cui livello è chiaramente bassissimo - viene ripresa da diverse testate, dal Corriere della Sera alla Gazzetta. E sottintende che l'accettazione del proprio corpo debba escludere automaticamente il desiderio di cambiamento. Ovvero la libertà di essere esattamente ciò che si vuole, curvy o non curvy. Qualcosa che, capirete da soli, è opposto a qualsiasi ragionevolezza: è una discriminazione al contrario. 

Dal canto suo, Vanessa vola alto e non risponde. 

La malizia (di Signoretti) nel pubblicare certe foto

Nel giorno successivo, però, il gregge con la roncola si sposta (in massa) su un'altra persona. Ovvero Riccardo Signoretti. E l'accusa è esattamente, e paradossalmente, opposta: aver pubblicato sul settimanale che dirige una fotografia in cui Vanessa appare proprio com'è, al naturale, senza ritocchi ed alle prese con una forma fisica inedita rispetto a quella che conosciamo attraverso i social media e la tv, ovvero una forma più generosa del solito, molto più generosa. Questa volta il pubblico - lo stesso pubblico che prima accusava Vanessa di voler tonificare il proprio fisico - concorda in modo unanime che il giornalista è stato ingeneroso a diffondere tali scatti, irrispettoso ed addirittura artefice di body shaming. Due gli schieramenti dei detentori di roncola: i primi millantano che le foto sono un falso e che "la donna non è Vanessa", "lei non è affatto così" (ma perché, se anche fosse, qual è il problema?, ndr). I secondi accusano Signoretti di ipocrisia: ovvero di aver pubblicato la foto col pretesto del titolo "bikini vip" (leit motiv della cronaca rosa, ndr), sebbene la reale intenzione fosse quella di esporre le sue curve alla pubblica gogna. 

Ora, che dietro la pubblicazione della foto da parte di Signoretti ci fosse malizia, è una cosa che ci sentiamo di dare per scontato. Che l'intenzione del direttore fosse quella di suscitare a mezzo social un ritorno in visibilità su di sé e sul suo giornale in edicola, anche. Peccato però che poi, una volta acquistato il giornale, letto il pezzo, constatato che non vi era alcunché di offensivo nel corpo del testo (almeno esplicitamente, ribadiamo), ci siamo resi conto che forse la polemica doveva essere ribaltata. Ovvero che toccava domandarsi come mai, se davvero noi siamo quei paladini della "normalizzazione" di ogni quisquilia, abbiamo ancora così tanto giudizio negli occhi da intravedere in quegli scatti qualcosa di offensivo. E, non a caso, proprio su questi ultimi concetti si è mossa la risposta di Signoretti, che stamattina ha deciso di replicare alla bufera ("La malizia è negli occhi di chi guarda", ha scritto, "Viva le donne come Vanessa"). Il che significa: se siete per il body positivity, provate ad esserlo fino in fondo. Una giustificazione senz'altro paracula sì, ma che muove ad una riflessione. 

Siamo sicuri di aver assimilato la "normalizzazione"?

Riflessione che riguarda l'effettiva efficacia delle battaglie combattute sul terreno di guerra dei social network. Sì perché impressione è che, nell'enorme cassa di risonanza dei social - spazi utili all'intrattenimento e alla distrazione, più che alla speculazione (se si pensa alla velocità della fruizione) - l'assimilazione di concetti è talmente passiva da non portare ad una reale elaborazione del tutto. E dunque alla capacità di trattarlo con spirito critico. Insomma, laddove basta un "like" per sentirsi nella parte giusta della carreggiata (ovvero in pace con la propria coscienza), non ci si sofferma ad un reale ragionamento circa lo sviluppo delle proprie posizioni. Di un proprio punto di vista. Punto di vista che è tra le prime vittime accertate dell'era del dibattito moderno, ovvero l'era della polarizzazione. 

Detto questo - e per arrivare al dunque - c'è stata, nel caso di Incontrada, un'indignazione di riflesso, non ragionata, e paradossalmente ipocrita nonostante le buone intenzioni del pubblico. E c'è stato Signoretti che, uscendone paradossalmente pulito (viste le dichiarate buone intenzioni esplicitate nella replica), ci ha trollato tutti.

*"Trollare", nel gergo di Internet, significa provocare per il semplice gusto di farlo. 

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