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Venerdì, 29 Marzo 2024
IN VISTA DEL REFERENDUM

Energia, Greenpeace attacca il Governo: "Affossa le rinnovabili, persi migliaia di posti di lavoro"

In vista del referendum sulle trivelle del 17 aprile si accende lo scontro, l'associazione riporta i dati del Fondo monetario internazionale per dimostrare che Renzi investe sulle fonti fossili: Italia al nono posto nel 2014 per finanziamenti al settore, dato in crescita rispetto al 2013

"Il Governo Renzi ha attuato provvedimenti a sfavore del fotovoltaico e dell’eolico che hanno portato a una fuga di investimenti, alla perdita di migliaia di posti di lavoro e a nessun beneficio sulle bollette degli italiani". Ad attaccare le politiche energetiche del Pd è ancora una volta Greenpeace che ha appena pubblicato il report “Rinnovabili nel mirino”. Prosegue dunque lo scontro in vista del referendum del 17 aprile, che interessa le trivellazioni entro le 12 miglia marine, con il governo colpevole, secondo l'associazione ambientalista, di essere "ostile alle fonti rinnovabili".

Greenpeace cita il Fondo monetario internazionale, per dimostrare che mentre si tagliano gli incentivi alle rinnovabili, aumentano quelli alle fonti fossili: nel 2014 l’Italia si è piazzata al nono posto in Europa per finanziamenti a combustibili fossili, con 13,2 miliardi di dollari, dato in crescita rispetto ai 12,8 miliardi del 2013.

"Il premier Renzi e i suoi ministri hanno fatto tanti bei discorsi al vertice sul clima di Parigi, ma la realtà è che oggi il suo governo ha deciso di mettere il freno a mano sulle rinnovabili. Una posizione di retroguardia che rischia di bloccare il futuro per difendere il passato. Per questo il referendum sulle trivellazioni del prossimo 17 aprile assume un significato politico che va ben oltre il quesito referendario e spaventa il governo al punto da cercare in ogni modo di boicottare il quorum. Se i cittadini si esprimeranno contro le trivellazioni, sarà una sonora bocciatura per tutta la politica energetica del governo Renzi, che come i suoi predecessori di questi ultimi anni, mette gli interessi dell’industria fossile sopra a quelli dei cittadini", afferma Luca Iacoboni, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace.

Gli altri dati del rapporto: diminuiscono i nuovi impianti fotovoltaici entrati in funzione. Nel 2012 sono stati quasi 150mila mentre nel 2014, anno di insediamento del governo Renzi, i nuovi impianti entrati in esercizio sono stati appena 722. 

Greenpeace contro le trivelle

Posti di lavoro in calo. Secondo uno studio redatto da Althesys per Greenpeace, in Italia entro il 2030 si potrebbero garantire oltre 100mila posti di lavoro nel settore delle rinnovabili – cioè circa il triplo di quanto occupa oggi Fiat Auto in Italia – mentre, al contrario, nel 2015 se ne sono persi circa 4mila nel solo settore dell’eolico.

"L’Italia non attira investimenti in rinnovabili, e il motivo non è la mancanza di sole, vento o altre fonti pulite di energia, ma la strategia di difesa delle fossili dettata dal nostro governo", dichiara Luca Iacoboni. "Facendo addirittura peggio dei suoi predecessori, Renzi è riuscito a ostacolare le energie rinnovabili su tutti i fronti: cambiando in corsa accordi già sottoscritti con lo “Spalma incentivi”, modificando la tariffa elettrica per frenare il risparmio energetico e finendo per causare un aumento delle nostre bollette, bloccando i piccoli impianti domestici, specialmente quelli fotovoltaici. Mentre prometteva un “green act” di cui non si hanno più notizie, Renzi è riuscito a mettere in ginocchio un settore che nel resto del mondo crea occupazione e benefici sia all’ambiente sia ai cittadini".

La maggioranza del Pd, che ha invitato all'astensione, non è l'unica a difendere le trivellazioni. L’Italia è l’unico Paese europeo che importa energia, per una quota pari al 5% del suo fabbisogno complessivo e non sono in pochi a sostenere che voteranno no perchè lo sfruttamento dei giacimenti vicino alle sue coste potrebbe ridurre questa dipendenza dall’estero.

La posta in gioco se dovesse vincere il sì

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