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Martedì, 23 Aprile 2024
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Le coste sono invase dal cemento: ogni anno 8 chilometri in più

Erosione, mala depurazione e beachlitter gli altri nemici dei litorali italiani: il nuovo rapporto Ambiente Italia di Legambiente

Cemento, erosione, mala depurazione e beachlitter sono i nemici delle aree costiere italiane. E' quanto emerge dal nuovo rapporto Ambiente Italia di Legambiente, presentato oggi a Roma nella sede dell'Anci. In particolare l'associazione punta il dito contro  le nuove costruzioni, case, palazzi, alberghi e ville che negli ultimi decenni, al ritmo di 8 chilometri all’anno, hanno trasformato più della metà dei paesaggi costieri. Come se non bastasse, l'erosione mette a rischio un terzo delle spiagge nostrane. L’habitat marino, inoltre, è costantemente messo alla prova anche dall’inquinamento: ben il 25% degli scarichi cittadini ancora non sono depurati e la plastica continua a colonizzarei fondali. Questa la foto dell'Italia che emerge dal rapporto.

COME SCONFIGGERE I NEMICI. Niente paura, diversi studi dimostrano come sia possibile invertire questa situazione attraverso un cambio delle politiche. "Occorre rafforzare la resilienza dei territori ai cambiamenti climatici e spingere verso la riqualificazione e valorizzazione diffusa del patrimonio costiero”, si legge nel rapporto. E' oramai evidente che i danni provocati da temporali, alluvioni e esondazioni, che abbiamo visto negli ultimi anni a Genova, Olbia, Messina, si stiano ripetendo con nuova intensità e frequenza. Si tratta delle prime avvisaglie dei cambiamenti climatici che rendono i territori costieri più fragili e mettono in pericolo le persone, insieme al fenomeno dell’innalzamento dei mari. Secondo l'associazione è necessario studiare questi fenomeni con attenzione e mettere in campo nuovi interventi di adattamento nei territori e di protezione civile per salvare le persone. 

“Per il futuro delle aree costiere – spiega Rossella Muroni, presidente nazionale di Legambiente – abbiamo la possibilità di ispirarci e scegliere un modello che si è già rivelato di successo: quello delle aree protette (oggi sono 12) e dei territori che hanno scelto di puntare su uno sviluppo qualitativo e che stanno vedendo i frutti positivi anche in termini di crescita del turismo. Fanno bene anche i Comuni con le cinque vele, che dimostrano come la strada più lungimirante sia quella che coniuga la tutela del territorio con la valorizzazione e recupero del patrimonio edilizio esistente. Per dare una spinta a questa prospettiva occorre però che ci siano regole chiare, senza dimenticare che il nostro Paese deve anche muovere le ruspe per demolire le migliaia di case abusive che deturpano le nostre coste e avviare operazioni di riqualificazione in aree che potranno, in questo modo, avere un futuro turistico fuori dal degrado”. 

CONSUMO DI SUOLO. In Italia, il 51% delle coste è stato trasformato dall’urbanizzazione. Dall'analisi realizzata da Legambiente che ha interessato 6.477 chilometri di litorali, da Ventimiglia a Trieste più le due isole maggiori, 3.291 chilometri sono stati trasformati in modo irreversibile. Tra le regioni, la Sicilia ha il primato assoluto di km di costa caratterizzati da urbanizzazione meno densa ma diffusa (350 km), seguita da Calabria e Puglia; la Sardegna è invece la regione più virtuosa per quantità di paesaggi naturali e agricoli ancora integri. "E’ davvero preoccupante - sottolinea l'associazione ambientalista - come dal 1988 ad oggi, malgrado fosse in vigore la legge Galasso che avrebbe dovuto tutelare le aree entro i 300 metri dalle coste, sono stati trasformati da case e palazzi, 25 metri al giorno". 

LO STATO DEI DEPURATORI DEI LITORALI. Per la 'maladepurazione', la Commissione europea ha condannato l'Italia con due sentenze (nel 2012 e 2014) ed ha aperto una procedura d'infrazione nel 2015 per il mancato rispetto della direttiva 91/271 sulla depurazione degli scarichi civili. Sono ben 1.022 (il 32% del totale), gli agglomerati coinvolti dai procedimenti europei: 81% di quelli Campani, il 73% della Sicilia, il 62% della Calabria. Problema non proprio ininfluente, visto che le sanzioni costeranno 476 milioni di euro l’anno dal gennaio 2016 a completamento delle opere. In positivo, le regioni più virtuose per depurazione sono il Veneto con “solo” il 17% dei comuni coinvolti, la Toscana col 18% e il Friuli Venezia Giulia col 24%. Anche le analisi delle acque condotte da Goletta verde nel 2015 sono risultate inquinate nel 45% dei casi. E in particolare la plastica galleggiante a preoccupare. "Serve una strategia per ridurre i rifiuti portati dai fiumi e quelli prodotti dalle attività presenti nel Mediterraneo", conclude Legambiente. 

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