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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Etichettiamo la sostenibilità: quello che c'è da sapere sulle 4 certificazioni

Dall'Ecolabel Ue al Eco-Management and Audit Scheme passando per lo standard ISO 14001 per arrivare al Life Cycle Assessment: una guida per orientarsi tra le certificazioni ambientali

“Consumo quindi sono”. È  ormai questo il sottotesto della nostra società. E se da un lato il consumismo imperante ha molti risvolti che inquietano, dall’altro porta con sé un consumatore sempre più vigile e consapevole. Attento, per esempio, in un contesto di sempre maggiore sensibilità ambientale, alle etichette che certificano un comportamento virtuoso sul fronte green. Chi compra qualcosa o usufruisce di un servizio, lo provano i numeri, non resta indifferente di fronte alle etichette che certificano un comportamento responsabile verso l’ambiente.

Attestati su efficienza energetica, sostenibilità edilizia e impronta ecologica diventano, così, non solo una bandiera di merito per imprenditori dalla coscienza verde, ma anche un volano economico da tenere in considerazione. La responsabilità sociale e il reporting delle performance di sostenibilità fanno infatti ormai parte della valigia ambientale delle imprese attraverso approcci, metodi e strumenti articolati e complessi. Non è semplice, però, districarsi nella giungla delle sigle e capire che cosa realmente vogliano dire. Proviamo a fare un pizzico di chiarezza, analizzando i principali strumenti:

Molto diffuso è lo standard ISO 14001 (tradotto in italiano nella UNI EN ISO 14001:2004). Non si tratta di una certificazione di prodotto e non è obbligatorio, ma è frutto della scelta volontaria dell'azienda o dell’organizzazione che decide di stabilire o migliorare un proprio sistema di gestione ambientale. La ISO 14001 non attesta una particolare prestazione ambientale, né dimostra un impatto particolarmente basso, ma dimostra che l'organizzazione certificata ha quanto meno un sistema di gestione adeguato a tenere sotto controllo gli impatti ambientali delle proprie attività e ne ricerca il miglioramento in modo coerente, efficace e soprattutto sostenibile. 

Vi è poi l’EMAS (Eco-Management and Audit Scheme): uno strumento ugualmente volontario, creato dalla Comunità europea. Come per l’ISO 14001, vi aderiscono organizzazioni, aziende, enti pubblici, per valutare e migliorare le proprie prestazioni ambientali e fornire al pubblico e ad altri soggetti interessati informazioni sulla propria gestione ambientale. Si prefigge come scopo prioritario quello di contribuire alla realizzazione di uno sviluppo economico sostenibile, che ponga in rilievo il ruolo e le responsabilità delle imprese. Rispetto allo standard ISO 14001, EMAS richiede maggiori garanzie di conformità legislativa e la comunicazione all’esterno degli impegni presi nei confronti dell’Ambiente, prevedendo, per le organizzazioni che si certificano o che mantengono le registrazione, incentivi economici statali e regionali e diverse forme di semplificazione amministrativa. 

L'Ecolabel UE (Regolamento CE n. 66/2010) è infine il marchio dell'Unione europea di qualità ecologica che premia i prodotti e i servizi migliori dal punto di vista ambientale, che possono così diversificarsi dai concorrenti presenti sul mercato, mantenendo comunque elevate prestazioni. Un’etichetta che attesta che il prodotto o il servizio ha un ridotto impatto ambientale nel suo intero ciclo di vita.

C’è infine un nuovo strumento per valutare gli impatti di un prodotto “dalla culla alla tomba”: il Life Cycle Assessment (LCA). Licenziato dalla Commissione europea, è l’impronta ambientale che potrebbe far convergere il reporting d’impresa e l’etichetta ecologica di prodotto. In quest’ottica in Italia, nel 2010, il Ministero dell’Ambiente ha avviato una sperimentazione sull’impronta ambientale di circa 200 imprese del Made in Italy in 13 comparti prediligendo tra gli indicatori ambientali la carbon footprint.

In questo mare magnum che molto necessita di essere ancora normato, l’Italia si difende bene, risultando addirittura terza in  Europa per EMAS. Una nuova direttiva ha stabilito, poi, che, dal 2017, circa 6mila grandi imprese debbano fornire informazioni su temi non economici tra cui l’ambiente. Oggi sono questi i numeri italiani per quanto riguarda le certificazioni: quelle ISO14001 sono16.519  (+4,5 volte negli ultimi 10 anni), quelle EMAS sono 1.591 (+8 volte negli ultimi 10 anni) e ci sono 20mila prodotti Ecolabel.

Non male il salvagente lanciato da Kyoto Club a Ecomondo, per aiutare il consumatore un po’ smarrito a districarsi in questa materia complessa, fornendogli delle coordinate. Si tratta della Multietichetta eLabel!, uno strumento ideato con l'obiettivo di consentire di esprimere in forma visiva le principali performance ambientali di un prodotto, dando al consumatore la possibilità di accedere a ulteriori approfondimenti attraverso l’integrazione web dell’etichetta. In questo modo lui è orientato e le aziende ricevono un aiuto concreto per la comunicazione dei valori dei propri prodotti e dell’azienda stessa. E a un primo sguardo si potrà cogliere l’intensità di green oltre le apparenze.

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