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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Sharing economy, la proposta di legge piace anche dall'Antitrust

Il presidente Pitruzzella: "Opportuno disciplinare il settore i cui introiti cresceranno ancora". L'Agcom farebbe da garante dei consumatori e indicherebbe le linee guida anche in materia fiscale. Previsto l'obbligo, per gli operatori, di iscriversi ad un registro e di munirsi di un 'documento di politica aziendale'

L'Italia potrebbe presto avere una legge che regolamenta l'economia della condivisione. Le Commissioni Attività produttive e Trasporti della Camera, dallo scorso 3 maggio, stanno discutendo la proposta bipartisan sulla Sharing economy, che se venisse approvata andrebbe ad interessare realtà imprenditoriali molto diverse, da Airbnb a BlablaCar. Adesso c'è anche l'ok dell'Autorità garante della Concorrenza e del Mercato: il presidente Giovanni Pitruzzella, infatti, oggi nel corso di un'audizione sul tema, ha espresso un parere favorevole. 

"Nell’arco dei prossimi dieci anni, ha spiegato Pitruzzella, gli introiti globali di questo nuovo settore dell’economia digitale potranno passare dagli attuali 13 miliardi di euro a 300. E' opportuno perciò disciplinare l’attività delle piattaforme che consentono di gestire rapporti sia profit sia non profit, per scambi di casa, affitti privati, taxi privati, car sharing, banche del tempo e quant’altro”, spiega Pitruzzella. E ciò anche per “prevenire o evitare conflitti tra piattaforme come Uber e Airbnb, da una parte, e i tassisti e gli albergatori dall’altra”. In particolare, il presidente dell’Antitrust ha apprezzato “l’iniziativa di una consultazione pubblica, attraverso un sito dedicato, idonea a coinvolgere il più ampio numero possibile di competenze”, come previsto dallo stesso testo. 

Nell’audizione parlamentare, Pitruzzella ha insistito poi sulla “opportunità di una regolazione leggera che protegga il processo di innovazione e mantenga il mercato aperto per i potenziali innovatori, scongiurando il rischio di regolazioni coercitive, inadeguate e quindi potenzialmente controproducenti”. 

LA PROPOSTA DI LEGGE. E' stata presentata da un gruppo interparlamentare, e vede tra i primi firmatari Sergio Boccadutri e Stefano Quintarelli. Il testo definisce l'economia della condivisione dentro certi paletti: è quella "generata dall’allocazione ottimizzata e condivisa delle risorse di spazio, tempo, beni e servizi tramite piattaforme digitali. I gestori di tali piattaforme agiscono da abilitatori mettendo in contatto gli utenti e possono offrire servizi di valore aggiunto. I beni che generano valore per la piattaforma appartengono agli utenti. Tra gestori e utenti non sussiste alcun rapporto di lavoro subordinato. Sono escluse le piattaforme che operano intermediazione in favore di operatori professionali iscritti al registro delle imprese". In dodici articoli la proposta di legge cerca di discipinare un 'settore' molto variegato stabilendo delle regole generali. Prevede fra l’altro, l’istituzione di un Registro elettronico nazionale delle piattaforme di “sharing economy”, attribuendo proprio all’Antitrust il compito di vigilare sulla loro attività. A fronte di queste nuove competenze, l’Autorità chiede perciò “un aumento delle risorse, mediante il reclutamento di nuovo personale dotato di specifiche competenze tecniche, il cui costo in ogni caso non graverebbe sulla finanza pubblica in forza del previsto meccanismo di autofinanziamento”.

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