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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Raccolta differenziata dei rifiuti: Roma al secondo posto in Europa

Il primato va a Berlino. La capitale si piazza bene con il suo 38% di materiali avviati a recupero. Male però l'Italia nel complesso: l’obiettivo di riciclo fissato dall'Ue al 50% entro il 2020 è ancora lontano

Non siamo i brutti anatroccoli, una volta tanto. A comparare le “città leader d’Europa” sul tema raccolta differenziata, Roma esce a testa alta. Anzi, sale pure sul podio con un onorevolissimo secondo posto. Dietro solo alla virtuosa Berlino, che differenzia il 42% dei rifiuti urbani, la capitale italiana, con il suo 38% di materiali avviati a recupero (che entro fino anno, promettono dal Campidoglio, raggiungeranno quota 40%), supera Londra (34%), Vienna (33%), Madrid (17%) e Parigi, ultima della comitiva con appena il 13% (i dati sono quelli emersi nel corso di un convegno internazionale promosso il mese scorso da Atia-Iswa Italia -Associazione tecnici italiani ambientali- e Ama Spa).

Una buona notizia, certamente, ma non è tutto oro quello che luccica e non si può non notare come Roma e l’Italia in genere, per di più con al suo interno notevoli differenze da regione a regione, scontino un deficit di impianti industriali che rischia da un momento all’altro di diventare emergenza. Secondo gli ultimi dati Federambiente, l’associazione che rappresenta le imprese di raccolta dei rifiuti che all’Ecomondo di Rimini ha organizzato un convegno mettendo a confronto modelli consolidati di raccolta differenziata nelle grandi aree metropolitane europee, la strada da percorrere è ancora più che lunga. Il sacrosanto principio del “chi inquina paga”, infatti, nonostante la svolta annunciata da Edo Ronchi ormai 18 anni fa, resta lontano da una applicazione completa. Per l’associazione i comuni che davvero fanno pagare i rifiuti in base ai quantitativi prodotti  - attraverso la misurazione effettiva dei rifiuti non differenziati prodotti da ciascuna famiglia - sono appena 250 su 8mila, ovvero solo il 3%.

E l’Italia resta nel limbo mezzano nel panorama europeo, che, per quanto riguarda i rifiuti (la cui gestione è suddivisa in tre grandi settori di destinazione: discarica, incenerimento e riciclaggio), continua a configurare un’Ue a 2 velocità. Su un fronte, infatti, si stagliano i Paesi dell'Europa orientale e meridionale (quali Romania, Bulgaria, Malta, Lettonia e Lituania), con percentuali tutte ben superiori all’80% di rifiuti smaltiti in discarica. Sull’altro trainano i Paesi più virtuosi, tutti centro-settentrionali, dove, grazie a una robusta rete di impianti e a politiche lungimiranti, si è fortemente ridotto, o addirittura azzerato, l'uso delle discariche: è il caso di  Svizzera, Germania, Austria, Olanda, Svezia, Danimarca.

Noi ci aggiriamo sul 35% dei rifiuti urbani riciclati, una media (abbastanza mediocre) che mette assieme il'93% della Lombardia e l'8% della Sicilia. Fa ben sperare, però, la rincorsa dello scorso decennio, che ha portato la percentuale di rifiuti in discarica a scendere dal 2000 al 2010 dal 67 al 48%. L’obiettivo di riciclo fissato dall'Unione europea al 50% entro il 2020, insomma, è ancora un traguardo lontano, ma possibile. Gambe in spalla.

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