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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Rifiuti, Legambiente: "I dati sono opachi, nove volte su dieci sfuggono al controllo"

Secondo l'associazione, che ha presentato il report 'Materia rinnovata' durante il Forum rifiuti, un'economia più attenta all’uso e al riuso delle risorse creerebbe circa 199mila nuovi posti di lavoro

Cresce la raccolta differenziata in Italia, secondo i dati diffusi stamattina dal Conai nel corso del Forum rifiuti a Roma. Ma non è tutto oro ciò che luccica: l'attenzione, sottolinea Legambiente, è concentrata su poco più del 10% degli scarti; su nove decimi circa dei rifiuti che complessivamente si producono in Italia si hanno informazioni poco chiare o contrastanti. A essere mancanti o di difficile accesso sono in particolare i dati di alcune famiglie di rifiuti. Poco sappiamo soprattutto del destino dei circa 130 milioni di tonnellate di materiali che fuoriescono da aziende e altri settori produttivi. Ed è su questi rifiuti che, secondo il report Materia Rinnovata di Legambiente, c'è la possibilità, a livello europeo, di risparmi di ben 600 miliardi di euro per i settori produttivi, di 580 mila nuovi posti di lavoro, di un taglio del 2-4 % delle emissioni serra. Secondo l'associazione, un'economia più attenta all’uso e al riuso delle risorse creerebbe circa 199mila nuovi posti di lavoro in Italia.

IL REPORT MATERIA RINNOVATA. In alcuni settori produttivi non ci sono dati sulla destinazione degli scarti, in molti altri i conti non tornano. L'attendibilità delle cifre diventa sfuggente a causa di autocertificazioni, deroghe, rischi di doppio conteggio. Poco sappiamo soprattutto del destino dei circa 130 milioni di tonnellate di materiali che fuoriescono da aziende e altri settori produttivi: l'attenzione è concentrata solo su una parte dei 30 milioni di tonnellate di scarti che vengono dalle città su un totale complessivo di 161 milioni di tonnellate di rifiuti. Ma in quel quasi 90% dei rifiuti che rimane nel cono d'ombra è contenuta non solo una potenziale bomba ambientale ma anche una vera e propria miniera di materie riutilizzabili per cui si rende invece difficile una 'second life'. Un consistente handicap di partenza per l'economia circolare che vale una crescita del 7% del Pil europeo, secondo le stime di Ellen MacArthur Foundation e McKinsey Center for Business and Environment.

I RIFIUTI CHE SFUGGONO AL CONTROLLO. I rifiuti organici e quelli da costruzione i più opachi. Sui primi, il report sottolinea che "ci sono milioni di tonnellate di scarti prodotte dal sistema agroalimentare che sfuggono ai radar perché non compaiono nei dati aggregati delle statistiche". Gestire meglio i flussi dell'organico vuol dire ottenere la materia prima per il comparto della chimica verde. Un comparto che vede l'Italia giocare un ruolo di primo piano a livello europeo e che rappresenta la parte tecnologicamente più avanzata della bioeconomia: una componente della circular economy che per l'Europa vale da sola 2 mila miliardi di euro e che ha una formidabile prospettiva di crescita. Secondo le previsioni Ocse, nel 2030 il 35% dei prodotti chimici e dei materiali deriverà da fonti biologiche. 

Non va meglio nel comparto 'costruzione e demolizione'. In Italia, secondo dati Eurostat per il 2012, il settore produce 53 milioni di tonnellate e più del 70% dei rifiuti viene riciclato. Sembrerebbe un buon quadro. Ma se confrontiamo la situazione italiana con quella di altri Paesi europei vediamo che anche in questo caso i numeri non tornano. I Paesi Bassi, con una popolazione oltre quattro volte minore della nostra arrivano a 81 milioni di tonnellate da C&D, la Germania a 197 milioni, la Francia a 247 milioni, il Belgio a 24 milioni, la Gran Bretagna a 100 milioni. "In Italia abbiamo un movimento pro capite di materiali in edilizia 6 volte inferiore a quello dei Paesi Bassi? Oppure siamo meno interessati al recupero?", chiede lo Short Report Materia Rinnovata. In realtà, secondo Legambiente, basterebbe effettivamente arrivare al 70% di riciclo dei materiali di recupero (nel 2008 era fermo al 10%) per ottenere molti benefici: primo tra tutti, la chiusura di almeno 100 cave di ghiaia e sabbia.
 

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