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Venerdì, 29 Marzo 2024
Green economy

Basta sprechi, azzerare i rifiuti si può e conviene: 22mila occupati in più

Fondazione Symbola e Kinexia presentano "Waste End. Economia circolare, nuova frontiera del made in Italy". No ai termovalorizzatori, raddoppiare la differenziata e gli impianti di preparazione al riciclo, tagliare il conferimento in discarica e dare nuova forza al recupero la ricetta per il cambio di paradigma

Raddrizzare la gestione dei rifiuti e farne un trampolino per dare nuovo slancio all’economia si può e di deve fare. A fornire la ricetta per il cambio di paradigma è il rapporto "Waste End. Economia circolare, nuova frontiera del made in Italy", firmato da Symbola e Kinexia. "Non servono nuovi termovalorizzatori: con misure realizzabili in 5 anni l'Italia potrebbe ridurre di due terzi i rifiuti avviati a discarica, raddoppiare la raccolta differenziata, aumentare il numero di impianti di compostaggio e di preparazione al riciclo e ridurre drasticamente discariche e inceneritori esistenti. Che significa  - sostengono gli autori del report - anche meno risorse consumate, meno emissioni, più materia prima recuperata per la nostra manifattura e più occupati. Fino a 22 mila nel solo settore del ciclo di gestione dei rifiuti". 

Per arrivare preparati al 2020, spiegano Symbola e Kinexia, basterebbe puntare sulla riduzione dei rifiuti e sul riuso di oggetti e materiali. Come? Ad esempio incentivando i prodotti alla spina anziché quelli monouso, spingendo sulla sharing economy, dichiarando guerra all'obsolescenza programmata, realizzando il pashing out di prodotti come gli imballi alimentari non compostabili, promuovendo i centri di raccolta e re-design, introducendo una tariffa sulla base della quantità effettiva di rifiuti prodotti e cancellando gli incentivi sul recupero energetico degli impianti di incenerimento.

“L'obiettivo "rifiuti zero" – spiega il presidente della Fondazione Symbola Ermete Realacci - non è solo un orizzonte culturale, ma una possibilità tecnologica in grado di dare forza e competitività alla nostra economia. La seconda manifattura d'Europa, la meccanica più competitiva del mondo dopo quella tedesca”. E l'obiettivo di arrivare ad una rivoluzione del nostro modello produttivo si può raggiungere in breve tempo: un quinquennio.

“In Italia è necessario un cambio di paradigma nella gestione dei rifiuti, che parta dal presupposto del "rifiuto come risorsa”, dichiara Pietro Colucci, Presidente e a.d. di Kinexia. Il principio ispiratore è appunto quello -  raccolto anche dalla Commissione europea nel pacchetto dedicato, proposto il 2 luglio scorso - dell'economia circolare: un modello non più lineare, dalla materia al prodotto al suo smaltimento, ma pensato per potersi 'rigenerare'.  Che parte dalla progettazione di un sistema più efficiente nell'uso di risorse: con l'utilizzo di fonti e risorse rinnovabili; con  chi produce (e anche chi consuma) responsabile dell'intero ciclo di vita del prodotto; con una forte capacità di innovazione e un design di prodotto fatto per durare, per il disassemblaggio, il riciclaggio e il riutilizzo.

Nel dettaglio questi gli obiettivi che fissa Waste End di Symbola e Kinexia al 2020: ridurre di due terzi i rifiuti avviati in discarica (dal 38% al 12% del totale), raddoppiare la raccolta differenziata (dal 43% all'82%), tagliare il rifiuto urbano residuo indifferenziato ad un terzo (dal 57% al 18%), più che dimezzare l'incenerimento (dal 17% al 7%). In questo scenario, che per quanto ambizioso è a portata di mano, la capacità industriale di preparazione al riciclo raddoppierebbe da 12 milioni di tonnellate attuali a 24 milioni di tonnellate, il recupero di materia nei processi industriali passerebbe dall'attuale 24% dei rifiuti al 48,5%, il recupero per usi agronomici dal 13% al 30%, mentre il recupero per usi energetici dal 19% attuale scenderebbe al 14%, privilegiando soluzioni meno inquinanti e più innovative.

Una rivoluzione che porterebbe nuove imprese e nuova occupazione: nel ciclo di gestione dei rifiuti si avrebbero circa 22mila occupati in più (+37%), per effetto di una forte crescita nei settori a più alta intensità di lavoro (soprattutto nella raccolta e preparazione al riciclo). 

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