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Venerdì, 29 Marzo 2024
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“Zero imballaggi in plastica in discarica nel 2020”: la strategia in 5 punti

La proposta è di Legambiente e Corepla. Gli obiettivi: valorizzare il recupero di materia e creare nuove occasioni d’occupazione, di ricerca e sviluppo

Valorizzare il recupero di materia per gli imballaggi in plastica, anche grazie agli acquisti verdi, massimizzarne la riciclabilità, azzerare il loro smaltimento in discarica entro il 2020, creare nuove occasioni d’occupazione, di ricerca e sviluppo. Sono questi gli obiettivi messi in evidenza mercoledì mattina, a Roma, da Legambiente e Corepla nel corso del convegno 'Un cluster d’eccellenza nazionale: il riciclo della plastica'.

I numeri sull’andamento del riciclo della plastica raccolti da Corepla. Il bilancio è in crescita nonostante la crisi. Nel 2014 i 7.306 Comuni attivi nel servizio di raccolta differenziata degli imballaggi in plastica hanno fatto registrare un +8% rispetto al 2013, con oltre 830mila tonnellate raccolte. Il primato notevole è dovuto soprattutto a due fattori: il decollo della raccolta in zone storicamente difficili come il Mezzogiorno e l’ulteriore aumento anche tra “i primi della classe” (ad esempio, il Veneto è passato da 20 a 21 kg circa per abitante). Il dato medio nazionale di raccolta pro capite è passato così da 12,9 a 13,9 kg annui per abitante. Nel 2014 sono stati 234 i milioni di euro riconosciuti dal Consorzio ai Comuni o ai loro operatori delegati, a copertura dei maggiori oneri sostenuti per l’effettuazione dei servizi di raccolta differenziata degli imballaggi in plastica. Sono 450mila le tonnellate di rifiuti di imballaggio in plastica provenienti dalla raccolta differenziata riciclate nel 2014. A questa cifra vanno aggiunti i quantitativi di imballaggi in plastica riciclati da operatori industriali indipendenti provenienti dalle attività commerciali e industriali pari a 360mila tonnellate, per un riciclo complessivo di circa 790.000 tonnellate. Una crescita per l’intero settore che vede coinvolte 300 imprese ed oltre 2mila lavoratori. Sono stati recuperati anche quegli imballaggi che ancora faticano a trovare sbocchi industriali verso il riciclo meccanico e il mercato delle plastiche riciclate. Circa 349.000 tonnellate sono state utilizzate come materie prime energetiche al posto di combustibili fossili.

“La nostra proposta – dice il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza - punta a incentivare politiche di riduzione e riciclaggio. Un cambio di passo necessario per superare al più presto le troppe emergenze legate all’uso della discarica, che rappresenta anche una concreta possibilità per uscire dalla crisi. Oggi siamo entrati in una seconda fase della green economy, perché in tanti campi si è già spostato il mercato ed è evidente come vi sia spazio oggi solo per chi punta su innovazione e qualità ambientale. Ci auguriamo che la riflessione del governo sul Green Act e le misure che ne scaturiranno vadano in questa direzione e ne colga le importanti possibilità. A cominciare dall’investimento al 100% dei proventi dell’auspicata ecotassa per le politiche di prevenzione, riuso e riciclo dei rifiuti e da una nuova tariffazione puntuale”. 

“I ‘numeri’ di Corepla sono lusinghieri – dichiara il presidente di Corepla Giorgio Quagliuolo - ma desideriamo migliorarci ancora innalzando gli obiettivi di raccolta ed esplorando ulteriori opportunità di riciclo e recupero individuando nuove applicazioni e sbocchi di mercato per il materiale riciclato. Vogliamo contribuire sempre più alla creazione di una economia circolare efficiente e sostenibile, che è una delle priorità a livello europeo e lo è ancor di più in un paese come l’Italia, povero di materie prime ma ricco di ingegno. L’obiettivo ‘zero discarica nel 2020’ potrà essere raggiunto anche liberando risorse  economiche oggi impegnate ad avviare a recupero energetico gli imballaggi in plastica difficili da riciclare, risorse che il consorzio potrebbe destinare ad iniziative volte all’incremento degli indici di riciclo”.

La strategia in 5 punti:

1) Penalizzare lo smaltimento in discarica con un aumento dei costi di conferimento. Questo può avvenire anche grazie ad una rimodulazione del tributo speciale definito dalla legge 549 del 28 dicembre 1995 (ecotassa) che deve trasformare l’attuale limite massimo di 25 euro per tonnellata in una soglia minima di 50 euro per tonnellata, con sconti progressivi per i Comuni in base al conseguimento delle percentuali di raccolta differenziata e riciclo.

2) Sviluppare il mercato del riciclo degli imballaggi in plastica derivanti dalla raccolta differenziata grazie a politiche di sostegno agli acquisti verdi presso le strutture pubbliche ma anche private. Tra le misure possibili si potrebbe pensare ad un sistema di IVA agevolata per i manufatti realizzati con una percentuale minima di materiale riciclato; 

3) Promuovere gli acquisti verdi rendendo obbligatori i criteri ambientali minimi negli appalti per beni, servizi e opere. Occorre sollecitare l’immissione sul mercato di imballaggi sempre più riciclabili e a costi più contenuti, utilizzando un criterio di premialità e penalità, anche attraverso l’innovazione tecnologica e la ricerca ma anche attraverso la differenziazione del contributo ambientale Conai in base alla maggiore/minore riciclabilità imballaggi immessi al consumo.

4) Introdurre nuovi modelli partecipativi e organizzativi istituzionali per aumentare l’informazione e la fiducia sul territorio: in questo senso andrebbe una nuova legge sulla partecipazione simile a quella francese del dibattito pubblico o quella in discussione al Senato sul rafforzamento del sistema dei controlli ambientali.

5) Attuare politiche di prevenzione rifiuti introducendo un sistema di tariffazione puntuale che non sia penalizzante per le utenze domestiche o produttive virtuose, come previsto da un decreto che il ministero dell’Ambiente avrebbe dovuto varare entro il giugno 2014 ma che in realtà non è mai stato approvato.

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