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Venerdì, 19 Aprile 2024
Sicurezza stradale

I bambini scrivono a Renzi: "Vogliamo strade più sicure e più biciclette"

Vogliono l’abbassamento dei limiti di velocità a 30 km/h in tutte le strade urbane così da poter andare a scuola in bicicletta. Sono i protagonisti della campagna #30elode promossa dalla Federazione italiana amici della bicicletta (Fiab). Ne parliamo con la sua presidente Giulietta Pagliaccio

Pensate a come sarebbero le nostre strade se fossero a misura di bambino. Non è facile, visto che nelle nostre città sfrecciano le automobili. C'è però chi ha deciso di dare la parola ai più piccoli sulla sicurezza stradale: si tratta della Fiab (Federazione italiana amici della bicicletta) che ha lanciato una campagna nazionale per la sicurezza stradale, #30elode. Dieci settimane in cui i bambini scriveranno direttamente al presidente del Consiglio Matteo Renzi, descrivendo come loro vorrebbero le strade. Tutte le lettere saranno pubblicate sul sito ufficiale della campagna e c'è qualche piccolo che ha già deciso di esprimersi.

VIDEO: I BIMBI RACCONTANO A RENZI COME VORREBBERO LE STRADE

“Le loro esigenze e i loro desideri – ci spiega Giulietta Pagliaccio, presidente nazionale di Fiab – devono essere la scintilla per un cambiamento concreto verso una mobilità più sostenibile per le persone e per l’ambiente.” Ma anche se la campagna ha come i protagonisti i più piccoli, l'obiettivo è quello di coinvolgere gli adulti.

"Potremmo dire che 'usiamo l'ultima spiaggia': attraverso i bambini speriamo di riuscire a velocizzare l'iter di questi provvedimenti, che sono in discussione da anni e hanno un'importanza fondamentale, visto che riguardano da vicino la vita delle persone. Cambiando il codice della strada cambia anche l'impostazione delle città, da molti punti vista, anche da quello amministrativo. Oggi tutti i sindaci partono da una situazione in cui è l'auto ad avere una priorità e a essere al centro della mobilità. Le strade che si percorrono a 30 all'ora vengono decise a posteriori. Qui si tratta di invertire la tendenza, mettendo al centro dei nostri centri urbani la persona e non l'utente motorizzato. Sarebbe davvero un passaggio epocale"

Per queste vostre proposte avete ricevuto delle critiche?

"Certo e molte sollevate da questa impostazione culturale 'distorta' che abbiamo. Non riusciamo a vedere "fuori dall'auto": un'idea che viene spinta da più di cinquant'anni. La velocità cambia la percezione delle cose, non a caso molto spesso alcuni automobilisti che investono i pedoni dicono di 'non averli visti'. Oppure si pensa che a 30 all'ora sia impossibile. Sono semplici pregiudizi e in questo spero che ci aiuti la tecnologia: come riesco a mettere un controllo della velocità in autostrada lo stesso si potrebbe fare nei centri urbani. C'è poi chi dice che a 30 all'ora non si arriva mai, ma non è così: in media la velocità di spostamento in città (tra traffico, semafori e attraversamenti) è di 15/18 km all'ora, la normale velocità di una bicicletta. Quindi che andare in macchina ci faccia guardagnare tempo è una leggenda metropolitana. Senza contare che andando a una velocità inferiore si risparmia carburante, quindi soldi e si inquina anche di meno. 

E' anche un modo per incentivare grandi e piccoli all'uso della bicicletta?

"Diventa difficile vivere con un'auto un centro cittadino pensato per le persone. Così l'alternativa è cambiare modalità di spostamento. E' esattamente quello che è successo a Milano da quando esiste l'area c: sei costretto a pagare e la macchina non la porti. Così è migliorata anche la mobilità in generale: la velocità di percorrenza dei mezzi pubblici è aumentata ed è diventato più sicuro andare in giro in bicicletta" 

La bicicletta renderebbe più indipendenti i più piccoli se le strade fossero più sicure. Ha quindi anche una funzione educativa?

"Sì perché i nostri bambini, soprattutto nelle grandi città, vengono "deportati in auto" da un luogo all'altro e perdono la percezione del contesto in cui si trovano, non conoscono spesso il quartiere in cui vivono perché non ne hanno esperienza. Poi arriva il motorino, senza aver conosciuto quei passaggi intermedi fondamentali. La bicicletta, in un contesto pensato per questo mezzo di trasporto, dà molte possibilità di scoperta e autonomia e sviluppa capacità utili per poter vivere più consapevolmente la città da adulti"

Con una velocità più bassa la città sarebbe più accessibile?

"Le faccio un esempio: sono stata in vacanza in Olanda e notavo in giro per le strade diverse persone a mobilità limitata, come anziani e portatori di handicap. Mi sono resa conto solo dopo che erano più visibili sulle strade perché sono più autonomi nei loro spostamenti. Quelle città sono pronte ad accogliere qualunque tipo di utente, quindi sono sicuramente più sicure per tutti" 

Il problema dell'accessibilità della città riguarda tutta Italia?

"Purtroppo il nostro Paese è molto indietro rispetto ad altri dell'Unione europea, ma bisogna fare delle distinzioni. Ci sono città accoglienti con un alto livello di vivibilità, dovuti a fattori diversi, che non riguardano soltando la mobilità. Poi ci sono le metropoli, con delle complessità e dei problemi molto più grandi. Roma ad esempio è un contesto davvero difficile. Ma questo non significa che non possa essere modificato: ci vorrebbero delle amministrazioni coraggiose, pronte a prendere anche delle decisioni che possono sembrare impopolari, ma che sul lungo termine miglioreranno la vita dei cittadini. Insomma è una questione politica: quelle decisioni possono risultare dolorose all'inizio e potrebbero non garantire il successo elettorale nel mandato successivo. Ma pensare a una città con la persona al centro è necessario"

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