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Venerdì, 19 Aprile 2024
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L'Antitrust boccia il trasporto pubblico locale: “Serve più concorrenza" 

Nonostante siano oltre 7 i miliardi di euro di fondi statali impiegati nel settore, i mezzi sono vecchi, gli investimenti insufficienti e i divari territoriali non mancano

Performance scadenti, mezzi obsoleti e investimenti insufficienti in infrastrutture è questo il quadro del trasporto pubblico locale che emerge dall'ultima indagine conoscitiva dell'Antitrust. Ma le brutte notizie, purtroppo, non finiscono qui: dall'analisi si evincono anche notevoli divari territoriali, per cui gli utenti di alcune Regioni, soprattutto centro-meridionali, hanno accesso a meno servizi e di qualità peggiore, senza peraltro pagare prezzi inferiori. Anche nei grandi centri urbani il fondamentale diritto alla mobilità non è assicurato in modo uniforme: anzi, a volte l’offerta è peggiore proprio nelle zone frequentate dagli utenti con redditi minori. Scarsa concorrenza e poche gare alcune delle cause che contribuiscono a determinare lo stato del settore.

Insomma, nonostante i rilevanti esborsi di denaro pubblico, non c’è equità sostanziale nell’accesso ai servizi di Tpl né sono state intraprese politiche efficaci per sviluppare la mobilità sostenibile. Il traporto pubblico locale è la seconda voce di spesa per le Regioni dopo la Sanità: oltre 7 miliardi di euro i fondi statali impiegati. La vendita dei biglietti copre appena il 30% dei costi (anche a causa della piaga dell’evasione tariffaria). "E' proprio da qui, anche se al momento solo il 14,6% degli spostamenti urbani avviene con mezzi pubblici, che può arrivare un contributo decisivo per sviluppare la mobilità sostenibile e ridurre la congestione, con benefici per l’ambiente, la salute e la qualità della vita", dichiara l'Antitrust. 

A fare peggio la Regione Lazio: quasi il 70% delle perdite del settore, considerando le società a partecipazione pubblica, avviene lì. 

COSA FARE PER MIGLIORARE IL SETTORE. I servizi di TPL sono ancora, in prevalenza, gestiti in base a contratti in esclusiva affidati direttamente a imprese partecipate dagli enti locali o, nel caso del ferro, a Trenitalia. Sono state fatte poche gare, spesso male. L’Antitrust ritiene necessario, attraverso la riforma dei servizi pubblici locali in discussione in Parlamento o in altro modo, un tempestivo intervento normativo, per favorire un assetto più concorrenziale del settore, suggerendo quattro linee di intervento: serve un “salto di qualità” nella fase di programmazione dei servizi, sia nel riorganizzare il riparto di competenze tra Stato, Regioni ed enti locali, sia nel merito della programmazione, che dovrebbe essere svolta almeno a livello regionale se non sovraregionale e non più in base all’offerta storica, inadeguata, ma tenendo conto delle reali esigenze degli utenti e occorre favorire il ricorso alle gare con meccanismi volti a responsabilizzare le amministrazioni, premiando quelle più virtuose.

"Gestioni efficienti e servizi di qualità - conclude l'Antritrust nell'indagine - non dipendono tanto dalla proprietà, pubblica o privata, delle imprese, ma dalla presenza di meccanismi, come quelli messi in moto dalle gare, che stimolano le imprese a comportarsi in modo virtuoso. L’apertura alla concorrenza del settore potrebbe, dunque, contribuire in modo rilevante a risolvere i problemi riscontrati, in modo da allentare la pressione sulla spesa pubblica ma garantendo anche un più ampio godimento del diritto alla mobilità". 

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