rotate-mobile
Giovedì, 18 Aprile 2024
coincidenze tragiche

Non solo cambiamento climatico: cosa c'è dietro l'alluvione in Emilia-Romagna

Il disastro nelle province di Bologna, Forlì-Cesena e Ravenna non è casuale, i motivi sono diversi e i dati disponibili ci avevano anche avvertiti. Ma come ci siamo arrivati? Ci sono delle "coincidenze curiose": la genesi dell'evento, in ordine

L'alluvione in Emilia-Romagna non è stata casuale. I dati a disposizione mostravano con chiarezza quali erano le zone più a rischio, che alla fine sono state proprio quelle più colpite. L'evento nelle province emiliane e romagnole è stato di una potenza rara: in un giorno e mezzo è caduta la pioggia che di solito si vede in tre mesi e che ha fatto esondare 23 corsi d'acqua, provocando 280 frane e la chiusura di oltre 400 strade. Manifestazioni di questo tipo stanno diventando la normalità e negli stessi territori una situazione simile si era presentata appena due settimane prima. C'entra il cambiamento climatico, ma non solo: quali sono state le cause dell'alluvione in Emilia-Romagna e qual è il problema dei fiumi? Ci sono delle coincidenze "curiose": Today.it ne ha parlato con Mauro Rossi, ricercatore dell'Irpi Cnr.

L'Appennino non aiuta: un ciclone bloccato e l'effetto "Stau"

Ci sono più motivi per cui un'alluvione di questa portata ha colpito proprio l'Emilia-Romagna. Tra questi, la conformazione del territorio: "In questo momento, l'Appennino ha un'elevata propensione al dissesto, ci troviamo in un territorio che lo favorisce per delle condizioni naturali - ha detto a Today.it Marco Rossi, ricercatore dell'Irpi Cnr -. Si tratta di terreni pieni di argille, ma non solo: bisogna parlare anche del suolo che sta sopra questi strati che sono lì da millenni. Modifiche di pochi centimetri possono avere una grande influenza sui movimenti dell'acqua e sulla sua propagazione sul territorio".

"Con una pioggia simile si può fare poco, ora diamo più spazio ai fiumi"

Determinate caratteristiche fisiche del territorio hanno come conseguenze anche degli effetti meteo precisi. Le piogge in Emilia-Romagna sono state particolarmente problematiche perché hanno insistito con una notevole intensità su un'area estesa. Tra l'altro, il territorio era già "saturo" dagli eventi estremi di due settimane prima, ma la seconda volta è andata peggio: un ciclone ha infatti risalito la Penisola e si è "bloccato" sul centro Italia, peggiorando di intensità grazie all'effetto "Stau". 

L'effetto Stau ha aumentato l'intensità dell'alluvione in Emilia-Romagna, provocando piogge più intense

L'effetto Stau si genera quando le correnti atmosferiche impattano contro un rilievo, in questo caso gli Appennini. L'aria sale lungo il pendio della montagna e si raffredda, saturandosi, per poi formare nubi e quindi precipitazioni, spesso molto intense. "In Emilia-Romagna c'è stato un combinato disposto - dice Rossi -. L'evento di due settimane prima ha saturato il territorio, poi le piogge sono state non solo più intense, ma anche più distribuite: per mettere in crisi un bacino idrografico deve piovere su un'area più estesa ed è quello che è successo".

Il suolo è un equilibrio e l'uomo che fa?

Oltre alle caratteristiche fisiche del territorio e gli effetti meteo bisogna considerare altro: l'uomo ha costruito sul terreno, modificandone le caratteristiche e cambiando l'assetto del territorio circostante, che si è adattato di conseguenza.

"L'uomo ha peggiorato la predispozione di un territorio già a rischio"

"Clima, vegetazione e suolo: se si modifica uno di questi tre fattori mi devo aspettare un cambiamento - sottolinea Rossi, ricercatore del Cnr -. L'uomo ha influito sulla parte di suolo superficiale, oltre che sul clima. Già i romani impattavano sul territorio disboscando. Ora il suolo viene sigillato con il cemento. A parità di area, il deflusso dell'acqua in un suolo cementificato è peggiore di uno naturale. In Emilia-Romagna l'uomo ha peggiorato la predisposizione al dissesto di un territorio già a rischio".

Cos'è il processo di tropicalizzazione che sta cambiando il nostro clima

È una questione di permeabilità: dove c'è il cemento il suolo non è in grado di assorbire le grandi quantità di acqua che cadono. E dove non c'è il cemento, il terreno reso arido e meno permeabile dalla siccità degli ultimi due anni non è stato in grado di fare da filtro. Al cemento si aggiungono altre opere che hanno modificato il corso dei fiumi, costringendoli a scorrere in spazi più angusti: "Una piana alluvionale nasce per garantire che il fiumi divaghi naturalmente, perché è lo stesso fiume che negli anni tende a cambiare - dice a Today.it Marco Rossi -. Anche in Emilia-Romagna i fiumi sono stati costretti in spazi ben precisi dopo essere stati sbarrati, confinati, deviati in argini artificiali. Bisogna garantire degli spazi vitali per i fiumi che purtroppo non ci sono più".

Una vista aerea del fiume Montone esondato a Forlì, una delle città più colpite dall'alluvione in Emilia-Romagna

Come segnala ForlìToday, nell'area visibile in foto il fiume Montone ha rotto gli argini allagando la zona e l'acqua è passata "attraverso vecchi canali di bonifica tombinati e fognature, allagando da valle il vecchio alveo del fiume". Una volta esondata, l'acqua è rimasta con persistenza nel quartiere. L'intervento dell'uomo ha dunque aumentato il rischio di alluvione di un territorio già predisposto. E le aree più sensibili erano note.

Le aree a rischio in Emilia-Romagna: "coincidenze curiose"

Le aree considerate più a rischio sono state proprio quelle più colpite dall'alluvione in Emilia-Romagna. I danni maggiori si sono concentrati nelle province di Bologna, Forlì-Cesena e Ravenna. Secondo i dati della piattaforma Idrogeo dell'Ispra l'Emilia-Romagna ha più di 2,7 milioni di abitanti a rischio alluvione.

In Emilia-Romagna oltre 2,7 milioni di persone sono esposte al rischio di alluvione: la mappa dell'Ispra

Se si aumenta il dettaglio della mappa si nota la prima coincidenza: alcune delle province considerate più a rischio sono proprio le più colpite dall'alluvione, Bologna, Forlì-Cesena e Ravenna.

Le province più a rischio alluvione in Emilia-Romagna: la mappa dell'Ispra indica Forlì-Cesena, Ravenna e Bologna

Come ricorda a Today.it Marco Rossi del Cnr, "il territorio ha un equilibrio e quando ci sono delle modifiche, si adatta. Ora bisogna convivere con fenomeni più estremi, tenendo conto che il clima è cambiato. Le opere si devono tarare diversamente, gli strumenti ci sono". 

Abbiamo costruito dove non dovevamo: ecco perché l'alluvione in Emilia-Romagna si poteva prevedere

Ma c'è un'altra coincidenza: l'Emilia-Romagna è tra le regioni con le percentuali di consumo di suolo più elevate e al di sopra della media nazionale, con le punte più alte che si toccano proprio in provincia di Forlì-Cesena. Ravenna è invece il secondo comune in Italia per incremento di suolo consumato nell'ultimo anno.

L'Emilia-Romagna è tra le regioni con il consumo di suolo più elevato in Italia. La provincia di Forlì-Cesena è tra le peggiori, proprio la più colpita dall'alluvione

Quelle elencate non sono coincidenze e alluvioni di questo tipo non sono più così rare. I territori hanno bisogno di prepararsi, soprattutto quelli più a rischio come l'Emilia-Romagna: "Dove fosse possibile si deve ridare spazio ai fiumi, alcune presenze umane si possono delocalizzare o arretrare rispetto ai corsi d'acqua. Il fiume fa quello che diciamo noi fino a un certo punto: poi dice la sua. O ci lamentiamo senza far nulla o si trovano delle soluzioni, adattandoci. I costi per prevenire sono più bassi dei danni fatti". L'emergenza climatica non si può più rincorrere, e l'Emilia-Romagna ne è stata un'altra, amara, dimostrazione.

Alluvione in Emilia-Romagna: le ultime notizie in diretta

Continua a leggere le ultime notizie su Today.it

Sullo stesso argomento

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Today è in caricamento