La nuova Smart mobility e la fiducia nei confronti del trasporto pubblico: l'impatto del Covid-19 sui trasporti
I nuovi consumatori mostrano di avere esigenze di mobilità molto eterogenee e al contempo sempre più dinamiche e specifiche, dunque per il settore è fondamentale dare vita ad azioni e strumenti per adeguare la propria offerta di mobilità
L’impatto del Covid-19 sul sistema dei trasporti è stato ed è davvero rilevante. Come dichiara Paolo Guglielminetti, Partner | Global Railways and Roads Leader PwC Italy, nell’ultimo periodo si è registrato un calo della mobilità e sono diminuiti sensibilmente i flussi dei passeggeri sia per quanto riguarda il trasporto pubblico locale sulle brevi distanze che per quanto concerne i mezzi a media e lunga percorrenza, come treni e aerei. Tutto ciò è da ricollegare sicuramente alle limitazioni poste alle attività sociali, lavorative ed educative ma anche ad una forte perdita di fiducia da parte delle persone nei confronti delle soluzioni di mobilità collettiva.
Tuttavia, una volta usciti dall’emergenza ci aspettiamo un ritorno all’utilizzo dei mezzi pubblici. “Dobbiamo ricordarci - sottolinea Paolo Guglielminetti - che circa il 50% di chi usa il trasporto pubblico non ha un’auto privata. Per cui, bisogna sapere che ci sono dei cittadini che non possono abbandonare il trasporto pubblico. Il tema del lungo periodo è il tema più rilevante, bisogna pensare già oggi a come costruire le condizioni per tornare ad un nuovo equilibrio nel sistema della mobilità, riprendendo il trend di sviluppo della mobilità collettiva". La vera sfida sarà quindi trovare soluzioni di mobilità pubblica e condivisa che vadano incontro alle esigenze e aspettative emergenti del nuovo consumatore.
Ma come sta cambiando quindi la domanda di mobilità?
“I consumatori di mobilità - prosegue Paolo Guglielminetti - hanno necessità di conoscere molto meglio lo stato del sistema, e quindi non soltanto avere un’idea dell’itinerario che seguiranno ma sapere esattamente quando partiranno, quando arriveranno, i livelli di occupazione del mezzo scelto". Il Covid ha contribuito al consolidamento di queste esigenze, che tuttavia esistono indipendentemente dalla situazione contingente: pensiamo a chi si muove per lavoro, con un bambino, con un passeggino o con dei bagagli. In tutti questi casi, l’esperienza di viaggio deve adattarsi alle specifiche esigenze e condizioni in cui si trova la persona, che ha la necessità di usufruire di una soluzione di mobilità confortevole e di cui conosce tutto, non soltanto quanto costa.
Inoltre, i nuovi consumatori mostrano di avere esigenze di mobilità molto eterogenee e al contempo sempre più dinamiche e specifiche. A seconda delle circostanze, possono aver bisogno di un mezzo piuttosto che di un altro o avere la necessità di cambiarlo nell’arco della stessa giornata, rispetto al tragitto che devono percorrere e al contesto in cui si muovono. La mobilità di oggi è sempre più multi-modale e sarà fondamentale per gli operatori riuscire a garantire all’utente finale la possibilità di passare in maniera semplice e fluida dall’utilizzo di un mezzo di trasporto a un altro.
Come poter intervenire per indirizzare tali esigenze e ricostruire la fiducia delle persone?
La digitalizzazione risulta fondamentale poiché, attraverso una combinazione di elementi di monitoraggio del sistema (telecamere, IoT, tecnologie GPS, etc.), consente di avere informazioni aggiornate in tempo reale. A questo, dobbiamo aggiungere soluzioni digitali che permettono di trasmettere le informazioni raccolte ai consumatori, dando loro piena evidenza delle condizioni in cui si muoveranno. Gli strumenti digitali sono in grado di ricreare una situazione simile a quella che si vive nella mobilità individuale, dove le persone hanno il pieno controllo della loro esperienza di viaggio.
Avere a disposizione una piattaforma dati di questo tipo rende possibile l’intervento in tempo reale degli operatori, degli addetti ai lavori e delle autorità per risolvere, ad esempio, situazioni di congestione, inserire altri mezzi di trasporto o rivedere orari e turni. L’utilizzo “dinamico” dei dati consentirebbe di allocare le risorse a disposizione al posto giusto, al momento giusto, a seconda delle mutevoli esigenze di mobilità delle persone.
La direzione verso cui occorre andare è quella di una mobilità sempre più smart, che necessita di competenze tecniche, conoscenze e tecnologie che vanno al di là di quelle tipiche dell’ecosistema della mobilità e che provengono da altri ambiti e settori.
Quali sono i settori cruciali per creare una mobilità veramente smart?
Possiamo citare, ad esempio, “i distributori elettrici, che entrano nel mercato della mobilità non soltanto con le colonnine di ricarica ma anche per fornire servizi integrati, o gli operatori delle telecomunicazioni, che propongono di sfruttare le informazioni provenienti dal tracciamento delle carte SIM per raccogliere dati sulla mobilità delle persone e che nel contempo sono attori fondamentali per garantire la connettività che serve alla smart mobility”.
Di rilievo è anche il ruolo di coloro che gestiscono flotte di veicoli e che hanno ora sviluppato nuovi modelli di business di mobilità condivisa. In Italia, negli ultimi anni, questo fenomeno ha visto una crescita importante e sempre più italiani hanno scelto, ad esempio, il car sharing. Secondo Paolo Guglielminetti, la sharing mobility favorirà la diffusione di mezzi di trasporto sostenibili e in futuro sarà sempre più green: infatti, per l’utente finale il poter accedere ad un servizio di mobilità condivisa rappresenta una soluzione spesso più “comoda” rispetto al dover acquistare e gestire in proprio un veicolo elettrico di proprietà, che richiede una infrastruttura non indifferente.
Detto ciò, gli operatori dovranno essere in grado di garantire una soluzione più capillare e diffusa sul territorio nazionale, più ampia come perimetro d’azione e più stabile in termini di offerta. La mobilità in sharing ha, a questo proposito, ancora tanti limiti e solo un loro superamento farà si che le soluzioni proposte possano costituire una valida alternativa ad altri mezzi di trasporto per le persone. Se questo non accadrà, rimarranno di interesse per una nicchia del mercato con un impatto poco rilevante sulla mobilità cittadina nel complesso.
Quali sono quindi le priorità di azione e gli strumenti necessari agli operatori per adeguare la propria offerta di mobilità?
Le priorità di azione sono “accelerare fortemente sulla digitalizzazione e superare la frammentazione che c’è all’interno del settore anche attraverso l’implementazione di soluzioni digitali” che consentano di avere un’offerta veramente integrata. Gli strumenti a disposizione degli operatori sono di duplice tipologia: da una parte sussidi, contributi statali e fondi, utili a sopravvivere soprattutto in questo periodo di transizione, dall’altra le competenze, sulle quali occorre investire con un senso di urgenza, per fare in modo che il sistema sia pronto quando la crisi sanitaria sarà conclusa.
Cruciale è infatti andare verso “una forte azione di up-skilling delle persone che lavorano nel settore della mobilità, perché altrimenti non ci sarà chi sarà in grado di comprare, implementare e utilizzare le modalità tecniche e i sistemi necessari al cambiamento". Gli italiani potranno riacquistare fiducia ma saranno necessari nuovi e rinnovati modelli di trasporto; gli operatori di settore devono accelerare i processi di digitalizzazione e la creazione di un’offerta di mobilità integrata, digitale e veramente smart. Nel momento in cui si riuscirà a fare questo, potrà ricrearsi un trust nella mobilità collettiva.
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