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Giovedì, 28 Marzo 2024

Gianluca Anoè

Giornalista

Perché oggi dovreste leggere il capolavoro a fumetti sull'Olocausto

Mantenere viva ogni giorno la memoria collettiva sulla Shoah. Basterebbe questo a spiegare perché, a più di 30 anni dalla pubblicazione del primo volume, valga la pena leggere 'Maus' di Art Spiegelman. Un romanzo che si muove sapientemente tra narrativa, fumetto e giornalismo, - ambientato durante la seconda guerra mondiale e incentrato sull'Olocausto - realizzato a partire dai racconti del padre dell'autore, sopravvissuto all'internamento nei campi di concentramento di Majdanek prima, e Auschwitz poi. Un'opera monumentale, destinata a rimanere nei secoli nei libri di letteratura, prima fumetto a vincere il premio Pulitzer, nel 1992.

'Maus' si compone di due volumi, composti rispettivamente di 6 e 5 capitoli, usciti a puntate nella rivista statunitense Raw. La prima parte, 'Mio padre sanguina storia' è incentrata sulle condizioni di vita degli ebrei polacchi nei primi anni della Seconda Guerra Mondiale; la seconda invece, 'E qui sono cominciati i miei guai', è uno specchio delle condizioni di vita dei deportati all'interno di un campo di concentramento.

Il tutto è costruito all'interno di un impianto narrativo che alterna la quotidianità degli anni '80, con le domande dell'autore al padre, al grosso dell'opera, il racconto vero e proprio degli orrori della persecuzione nazista e dei campi di concentramento. I due volumi parlano con sorprendente delicatezza di amore, sofferenza, terrore. L'autore non si lancia in spettacolarizzazioni di sorta, rimane sempre sobrio e pacato nello stile della narrazione. Significativo è, in questo senso, il commento di Umberto Eco all'opera.

'Maus' è una storia splendida. Ti prende e non ti lascia più [...] a poco a poco si entra in questo linguaggio di vecchia famiglia dell'Europa orientale, in questi piccoli discorsi fatti di sofferenze, umorismo, beghe quotidiane. Si è presi da un ritmo incantatorio, e quando il libro è finito, si attende il seguito con la disperata nostalgia di essere stati esclusi da un univero magico

I protagonisti dell'opera sono animali. Gli ebrei sono rappresentati come topi (da qui il titolo dell'opera: la traduzione dal tedesco 'maus' è proprio 'topi'); i tedeschi sono gatti, gli americani, cani; i francesi, rane; i polacchi sono invece maiali. Ma perché scegliere proprio degli animali? La ragione è semplice, e ci ha pensato lo stesso autore a confermarla nel corso degli anni. La propaganda nazista considerava gli ebrei come dei ratti da sterminare, ecco da dove deriva la rappresentazione dei protagonisti dell'opera. Facile capire, poi, perché i nazisti siano gatti e gli americani invece cani.

La grandezza definitiva dell'opera sta nella capacità di trattare un argomento delicatissimo senza perdere di vista il coinvolgimento narrativo. Il libro è prima di tutto una storia d'amore in un contesto di odio e guerra. È il rapporto tra un padre e un figlio e il recupero della memoria del primo attraverso il secondo. È una storia che fa riflettere sulle ingiustizie e sulle differenze tra il passato e il presente, nella quale Spiegelman non rinuncia a inserire scene d'azione - tra tentativi di fuga, scontri e colpi di fortuna.

È un romanzo che in un periodo in cui si ricercano la felicità e la vanagloria immediata e forzata apre gli occhi su un ricordo doloroso, malinconico, distruttivo, e che deve essere, nel suo piccolo, uno dei tanti mezzi attraverso cui le disuguaglianze cadano nel dimenticatoio.

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