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Sabato, 20 Aprile 2024
La Divina

Federica Pellegrini racconta amori e vittorie in un'autobiografia

Si intitola 'Oro' e uscirà in libreria il 16 maggio, per La Nave di Teseo

Federica Pellegrini, la duecentista più forte della storia del nuoto e uno dei più importanti atleti che l’Italia abbia mai avuto, racconta tutta la sua storia nell'autobiografia 'Oro', in libreria dal 16 maggio per La nave di Teseo. Nel libro ci sono la fatica, la passione, che cosa significhi stare davanti ai riflettori dall'età di quattordici anni. Gli allenamenti, gli amori, le sconfitte e le vittorie.

Amata e temuta, vanta un palmares impressionante: due medaglie olimpiche, diciannove medaglie mondiali, trentasette medaglie europee, centotrenta titoli italiani, undici record del mondo, cinque Olimpiadi con altrettante finali nei 200 stile libero (unica nel nuoto femminile mondiale). La "Divina", come la chiamano i suoi tifosi, si è ritirata nel 2021, a 33 anni e oggi è membro della Commissione atleti del Cio. Attualmente è in gara con il marito Matteo Giunta, come Novelli Sposi, a Pechino Express in onda su Sky.

Le gare non sono mai state una passeggiata per me, ma quella lotta all’ultimo respiro io la cercavo

"Le gare non sono mai state una passeggiata per me - racconta Federica nel libro -, ma quella lotta all’ultimo respiro io la cercavo. Se capivo di dover entrare in acqua e combattere alla morte, l’adrenalina mi scorreva ed ero felice. La condizione ideale per gareggiare era sentirmi un animale braccato. La sera prima di una gara quasi non mangiavo. Era la tensione, certo, ma anche un modo di prepararsi all’assalto, come il lupo che prima di andare a caccia per affrontare la lotta digiuna, dimagrisce. La fame o l’inappetenza non erano solo forme nervose, ma manifestazioni di un atavico istinto al combattimento".

Nell'autobiografia, Federica racconta di come, quando era ancora una ragazzina, si sentiva un vuoto dentro che riempiva con le vittorie. Ma dopo un po’ non era più quello - dice -. Da un certo punto in poi l’ho fatto solo per me stessa. Mi chiedevano a chi volessi dedicare le mie vittorie. Le più difficili, quelle che arrivavano dopo periodi duri, quelle delle rinascite le ho dedicate tutte a me stessa. Perché io ero l’unica a sapere che sacrifici avessi fatto per ottenere quei risultati. Io ero il lupo. Cosa ne sapevano gli altri, chi aveva vissuto anche solo la metà di quello che avevo vissuto io? Questo fa di me una stronza?".

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