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Giovedì, 25 Aprile 2024
Campiello

Premio Campiello 2023: quali sono i 5 romanzi finalisti

Si contenderanno la 'vera da pozzo' Cai, Pincio, Tobagi, Ballestra e Tuena

È andata in scena presso l'aula magna di Palazzo del Bo a Padova la scelta della cinquina finalista della 61ª edizione del Premio Campiello. I romanzi che si contenderanno la tradizionale "vera da pozzo" sono:

  • "La Resistenza delle donne" di Benedetta Tobagi (Einaudi)
  • "Diario di un'estate marziana" di Tommaso Pincio (Perrone editore)
  • "Centomilioni" di Marta Cai (Einaudi)
  • "La Sibilla. Vita di Joyce Lussu" di Silvia Ballestra (Laterza)
  • "In cerca di Pan" di Filippo Tuena (Nottetempo).

La votazione si è conclusa piuttosto rapidamente, in soli cinque giri di preferenze. La giuria ha infatti promosso già dopo il primo turno di votazione i romanzi di Tobagi, Pincio e Cai. Al terzo turno è stata invece selezionata l'opera di Ballestra e al quinto quella di Tuena. Come ravvisato in generale dai giurati, le opere di quest'anno abbattono in qualche modo la barriera che tradizionalmente divide la narrativa e la saggistica, creando una sorta di nuova dimensione, nella quale le due realtà si vengono a commistionare. Non è un caso che molti dei 400 romanzi proposti in valutazione abbiano ambientazioni e personaggi storici, o un taglio biografico.

Menzione speciale

Il presidente della giuria dei letterati, Walter Veltroni, prima dell'inizio del tradizionale giro di votazioni, ha espresso l'intenzione unanime di conferire una menzione speciale al romanzo "Come D'Aria" di Ada D'Adamo, scrittrice già tra i 12 finalisti del Premio Strega, scomparsa ad aprile di quest'anno. «Stavamo esaminando il romanzo con grande attenzione - ha spiegato Veltroni -, ma il regolamento non ci consente di considerarlo per la cinquina, per questo abbiamo preso questa decisione».

Opera Prima

Emiliano Morreale è invece il vincitore del Premio Campiello "Opera Prima" con il romanzo "L'Ultima innocenza" (Sellerio). Nella motivazione, letta dal presidente della giuria, si legge: «L’ultima innocenza costruisce un percorso attraverso due arti: la letteratura e cinema. Mescolando realtà storica e invenzione o pretesto autobiografico, Emiliano Morreale indaga la linea di confine tra finzione cinematografica e realtà. Il cinema, anche nelle sue manifestazioni deteriori, si rivela un punto d’osservazione privilegiato per comprendere la storia del 900 e il nostro paradossale presente».

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