Cent'anni fa nasceva uno degli autori e intellettuali di cui la letteratura italiana, forse più di tutti, sente la mancanza. Uno scrittore morto precocemente, non ancora sessantaduenne, a causa di un'emorragia cerebrale. Una penna raffinata e mai banale, capace di mescolare nei suoi racconti e romanzi l'invenzione più spinta, la riflessione, l'ironia mai scontata, la passione per la scienza e la conoscenza. Il tutto facendo leva su una scrittura pulita e cristallina, mai ostentata, da molti definita 'classica'. Fra pochi mesi, il 19 settembre, ricorrerà il centenario di uno dei narratori italiani più importanti del secondo dopo guerra, studiato a scuola, spesso riscoperto dagli adulti. Negli ultimi vent'anni recuperato anche oltreoceano, in quegli Stati Uniti in cui avrebbe dovuto tenere un ciclo di lezioni all'università di Harvard, se solo non fosse precocemente passato a miglior vita, e dai cui appunti, tre anni dopo, fu pubblicato il celebre Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio (1988). Italo Calvino è stato questo e molto altro, uno scrittore capace di reinventarsi continuamente, pur mantenendo sempre la stessa filosofia. Un artista capace di mettere tutti d'accordo.
Calvino nell'arte
Se c'è una cosa che Calvino ha saputo fare meglio di tutte le altre, però, è stato lasciare un'eredità con un'identità molto forte e precisa, alla quale molti autori contemporanei, ma anche artisti, accademici e intellettuali hanno saputo ispirarsi in maniera creativa (e non solo). L'architetta peruviana Karina Puente, appassionata di arte e letteratura, ha fatto emergere il suo amore per lo scrittore attraverso uno degli esempi probabilmente più iconici di interpretazione dell'opera Le città invisibili (1972), vero e proprio manifesto calviniano: si è infatti data da fare per illustrare a suo modo ciascuna delle 55 città descritte da Calvino nel suo romanzo, mescolando tecniche differenti e utilizzando inchiostro, ritagli di carta e pennarelli acrilici.
Quel confine sempre più scolorito tra narrativa e saggistica
Compound è invece un'installazione di Sopheap Pich, uno dei principali artisti contemporanei della Cambogia. Un'opera ospitata tra il 2012 e il 2013 all'interno di una mostra ispirata anche questa al romanzo Le città invisibili, per la quale una serie di artisti sono stati chiamati a dar sfogo alla propria creatività utilizzando le immagini architettoniche suggerite da Calvino. Sfruttando il suo stile unico - fatto di sculture che intrecciano bambù e rattan (legno che si estrae solitamente dalle palme) - ha dato vita alla rappresentazione di un edificio che si compone di moduli rettangolari, conici e cilindrici, i quali si uniscono in una struttura urbana di chiara ascendenza orientale.
È invece ispirata in parte al racconto omonimo l'opera As long as the Sun Lasts (Fino a che dura il sole) dell'artista Alex Da Corte, ospitata per oltre un anno sul tetto del Met - Metropolitan Museum of Modern Art di Manhattan. Un'installazione pensata dal sua artista come riflessione sul mondo post covid, sospeso tra meraviglia, interrogativi e malinconia. Da Corte si ispira alle riflessioni a volte curiose e bizzarre di Calvino sulla vita e sullo spazio-tempo, evocando al contempo gioia, tenerezza e dolore.
Calvino nel Bosco Verticale
Stefano Boeri, architetto e artista, noto per aver concepito e realizzato il Bosco Verticale a Milano, ha ammesso di aver tratto profonda ispirazione per la realizzazione del suo progetto proprio dall'opera di Calvino. Il suo edificio-prototipo, che pone al centro il rapporto tra l'uomo, la natura e le altre specie viventi, ha avuto la sua genesi dalla lettura de Il barone rampante (1957). "Gli alberi non sono 'verde', non sono 'bosco', non sono 'natura' - scrive Boeri sul sito del suo studio -. Ogni albero è un personaggio della scena vitale del pianeta, con una sua biogra?a [...] Devo la mia ossessione per gli alberi a Cosimo Piovasco di Rondò, il piccolo barone che una sera del 1767 a Ombrosa, una piccola città del ponente ligure, decise, a 12 anni, di abbandonare il suolo e di vivere sugli alberi il resto della sua vita". Il personaggio del romanzo di Calvino è punto fermo nell’immaginario di Boeri nel corso dell'adolescenza. A lui, ha spiegato, "devo la fascinazione per i boschi di ulivi e lecci che lambiscono le coste del Mediterraneo e il loro sottobosco di ginepro, mirto, elicriso. Al barone di Ombrosa, nato a pochi chilometri da quella Badalucco che ospita le origini della mia famiglia paterna, devo forse anche il gusto per l’ostinazione nelle scelte radicali, irreversibili".
Devo la mia ossessione per gli alberi a Cosimo Piovasco di Rondò, il piccolo barone che [...] decise, a 12 anni, di abbandonare il suolo e di vivere sugli alberi il resto della sua vita
Non è una novità che la letteratura ispiri la creatività degli artisti, e questi sono solo alcuni esempi, tra loro agli antipodi, di come Calvino abbia ispirato - e continui a farlo - una pletora di pittori, scultori e artigiani. Forse più significativa è però la quantità di scrittori, e quindi colleghi, che Calvino ha saputo indirizzare prima, e stuzzicare poi, grazie alla sua opera. Daniele Del Giudice, scrittore scomparso nel 2021, è stato scoperto proprio da Calvino, che lo fece esordire presso Einaudi con il romanzo Lo stadio di Wimbledon (1983), e che influenzò significativamente la poetica dei suoi lavori successivi, come Atlante Occidentale (1985) in cui c'è l'incontro tra scienza e letteratura, o Staccando l'ombra da terra (1994), in cui si intravede il Calvino della lezione sulla Leggerezza (Lezioni americane, 1988).
La scrittrice triestina Susanna Tamaro ha rivelato in una recente intervista all'Ansa di sentire come 'suo', più di ogni altro, Il barone rampante, ma di aver tratto ispirazione come scrittrice dalle Fiabe italiane (1956): "Essendo una scrittrice per bambini e ragazzi - ha spiegato - mi sono formata moltissimo sulle fiabe di Calvino". Spostandosi a un'altra forma di scrittura, quella in musica, tracce dello scrittore si incontrano anche nel lavoro del duo Colapesce Dimartino. La canzone Musica leggerissima, presentata in gara al Festival di Sanremo 2021, richiama la 'lezione americana' sulla leggerezza: il pezzo che ha consacrato la strana coppia del pop italiano è un inno alla musica, che proprio attraverso il suo essere leggera permette di esprimere e sperimentare unione e vicinanza. Colapesce ha scoperto Calvino a scuola e se ne è innamorato a tal punto da sceglierlo anche per la sua tesi di laurea, mentre, per Dimartino, Calvino è stato un 'genitore sui generis': "C’era questa frase - ha riferito all'Ansa - che mi ha detto a scuola un professore attribuendola a Calvino: 'A volte uno si sente incompleto ma in realtà è soltanto giovane'. Questa frase mi ha aperto un mondo".
Calvino è stato scrittore ispirato e fonte di ispirazione. Intellettuale colto e raffinato, scopritore di talenti. Una figura di uno spessore difficilmente pareggiabile, che resta ancora oggi grande maestro senza un vero erede.